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Scacchi in costume
Castelnuovo Bormida (AL)
Terzo sabato di luglio
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Secondo una ricostruzione che non manca di fondamenti storici, il grande scacchista cinquecentesco Paolo Boi, detto il "Siracusano", si esibì in partite di alto livello a Castelnuovo Bormida alla corte del marchese Moscheni. A ricordo di quelle antiche partite nel 1985 si decise di riproporre una sfida a scacchi con pezzi viventi che da allora si rinnova ogni anno. Nei mesi precedenti la manifestazione un torneo scacchistico ha il compito di designare i due campioni che poi si sfideranno in piazza. Il giorno della gara un imponente corteo storico vede dapprima sfilare la corte del feudatario in costumi riprodotti con molta cura. Seguono poi le esibizioni di musici, giullari e sbandieratori e la benedizione della scacchiera. I pezzi viventi si muovono sulla scacchiera allestita nel piazzale della Chiesa guidati da un maestro di cerimonia e accompagnati da un suggestivo sottofondo musicale. Il vincitore si guadagnerà un piatto commemorativo dipinto a mano.
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La suggestione del Corteo Storico
Il volteggiare delle Bandiere
L'intensità della Corsa
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Palio di Asti
Asti (AT)
Terza domenica di settembre
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Il Palio di Asti è una tradizione antichissima che da nove secoli si ripropone in tutta la sua grandiosità, una Festa autentica che ha saputo conservare inalterati nel tempo i suoi tratti distintivi, quelle peculiarità che lo caratterizzano e contribuiscono a renderlo uno spettacolo veramente unico…
Il fascino della storia, del medioevo che rivive per le vie della città, tra chiese, torri, palazzi, intatti testimoni dell'epoca in cui Asti splendeva, per la sua ricchezza e vitalità, tra le Città più importanti d'Italia e d'Europa.
La suggestione del Corteo Storico, degli oltre milleduecento personaggi che nei loro preziosi abiti, autentici gioielli di artigianato sartoriale, ripropongono gli episodi più significativi della storia cittadina nel periodo compreso tra il XII e il XV secolo in un quadro rievocativo che, per la fedeltà della ricerca, la cura della realizzazione e la ricchezza dei protagonisti, non ha probabilmente eguali in Italia e nel mondo.
Il solenne incedere del Carroccio, imponente simbolo delle antiche libertà comunali, recante il drappo destinato al vincitore (il Palio vero e proprio, da cui prende origine il nome della Festa), pregiata opera d'arte realizzata ogni anno da un Maestro della pittura contemporanea di fama internazionale.
L'incanto dei suoni e dei colori, delle chiarine squillanti che chiamano a raccolta, oggi come nel medioevo, del rullo di tamburi che cadenza il ritmo della giornata e accompagna il volteggiare delle bandiere, antiche insegne dei partecipanti e al tempo stesso suggestivi frammenti di un magico caleidoscopio che si disegna nel cielo di Asti.
E poi la passione forte, viscerale, dei borghigiani che animano tutto l'anno il tessuto sociale dei Rioni, Borghi e Comuni partecipanti: ventuno distinte comunità territoriali, ognuna caratterizzata dalla propria peculiare storia. Ventuno “popoli”, divisi dalla rivalità ma accomunati dallo stesso spirito, protagonisti della Festa della città. Il loro coinvolgente entusiasmo accende i giorni della vigilia in cui tutta Asti vive un'atmosfera particolare, tra canti, balli e allegri banchetti, coinvolgenti rituali per propiziare la sorte, per affermare il proprio orgoglio di appartenenza, per alimentare, tutti insieme, i propositi di vittoria.
E infine, naturalmente, l'intensità della corsa, delle tre batterie e della finale, quell'irresistibile calamita che fa battere all'unisono migliaia di cuori di pari passo col galoppo incessante dei purosangue lanciati nei tre giri di Piazza. Cento secondi vissuti col fiato sospeso: il tempo brevissimo, e infinito, in cui prendono forma, o svaniscono, i sogni e le speranze di un anno intero. L'arrivo a nerbo alzato è il gesto del trionfo, l'alpha e l'omega di tutte le passioni: in un'indescrivibile altalena di emozioni l'incontenibile gioia dei vincitori si mescola alle lacrime degli sconfitti e mentre un borgo intero esplode di felicità, per gli altri è già tempo di preparare una nuova sfida.
Perché il Palio di Asti è tutto questo: una tradizione, una festa, una sfida che si rinnova giorno dopo giorno, secolo dopo secolo… un'emozione sospesa nel tempo da vivere ogni anno ad Asti, la terza domenica di settembre!
: www.palio.asti.it
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Festa del Pitù
Tonco (AT)
Carnevale
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E' quasi una giostra medievale, ma anche una rappresentazione della più tipica simbologia carnevalesca, con la celebrazione dell'antico rito del testamento degli animali. Il pitù è, infatti, un grosso tacchino portato in piazza su un carretto adorno di frasche e trainato da buoi. Qui viene appeso a un palo da un gruppo di giovani, dopodichè si improvvisa un burlesco processo durante il quale si accusa il pennuto di ogni malefatta. La conclusione inevitabile è una scontata condanna a morte. A questo punto un giovane, che interpreta il notaio, legge il testamento dell'animale infarcito di pungenti riferimenti satirici nei confronti dei concittadini più in vista. Poi comincia la giostra, otto cavalieri in costume si lanciano al galoppo e tentano, con una spada di legno, di staccare la testa al tacchino con un colpo. Un tempo il povero animale era appeso vivo per le zampe e doveva essere ammazzato dai giovani in procinto di partire per la leva, ma oggi è portato in piazza già morto. Si racconta in un paese che in epoca assai remota un dispotico signorotto abbia concesso ai sudditi la più ampia libertà durante la domenica di carnevale. Questi pensarono bene di inscenare questa bizzarra cerimonia durante la quale si decapitava il tacchino, che simboleggiava proprio lo stesso tiranno. Con la morte del tacchino e la distruzione delle sue spoglie secondo le disposizioni testamentarie, si dà il via al brando, una sfrenata danza collettiva sul tipo della monferrina. Si balla, si beve dell'ottimo barbera e si mangiano dolci chiamati "bugie".
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Giostra delle Cento Torri
Alba (CN)
Prima domenica di ottobre
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Detto anche Palio degli Asini, viene conteso non, come nel famoso Palio di Asti, da purosangue e fantini di alto lignaggio, ma da miti somarelli guidati e sospinti da giovani albesi. Il Palio fa da corollario a un appuntamento assolutamente imperdibile per i buongustai, la fiera del tartufo, considerata la più importante al mondo nel suo genere, e rievoca un lontano episodio della guerra tra i comuni di Asti e di Alba. Si narra che il giorno di san Lorenzo del 1275, gli astigiani tenevano in assedio Alba e, certi di avere la vittoria in pugno, corsero per scherno un Palio sotto le mura della città proprio nella ricorrenza del patrono di Alba, quasi a sancire l'annessione della città. Gli albesi risposero celebrando immediatamente il loro Palio dentro le mura ma, non avendo più cavalli, che avevano sacrificato in mancanza di altro cibo, corsero in sella agli asini. Nel 1932 Asti, in segno di tardiva riconciliazione, invitò gli antichi nemici a partecipare con un cavallo alla sua corsa, ma poi all'ultimo momento ritirò l'invito senza spiegazioni. Fu così che gli albesi decisero di riesumare quel beffardo Palio che così divenne l'attuale giostra delle Cento Torri. La corsa ha luogo nel vastissimo cortile di un convento e vi partecipano i rappresentanti dei sette borghi cittadini. La manifestazione è preceduta da una cerimonia che serve a decretare l'investitura del podestà. Segue la sfilata in costume nelle vie del centro storico che conserva ancora quasi intatto l'aspetto di borgo medioevale. La figura principale del corteo è la signora di Santa Rosalia, una castellana probabilmente mai fisicamente esistita, che indossa abiti bianco-rossi, gli stessi colori dello stemma civico. La contrada vincitrice avrà l'onore di scegliere tra le sue ragazze più belle quella che impersonerà la signora l'anno successivo. Il vincitore della divertente corsa, tutta ragli, calci e impuntature, riceverà un magnifico gonfalone magistralmente ricamato dalle monache di clausura della Beata Margherita di Savoia, mentre l'ultimo sarà ironicamente premiato con un'inchioda (acciuga) con insalata. Artisti di strada e giocolieri, cantastorie e figuranti che rappresentano antichi mestieri si esibiscono qua e là nei crocicchi e nelle piazze. Immancabili gli sbandieratori che, al suono di trombe e tamburi, lanciano i loro stendardi colorati tra l'ammirazione degli spettatori comodamente seduti su un'area capace di diecimila posti.
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Battaglia delle Arance
Ivrea (TO)
Carnevale
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Il giorno della battaglia è il più importante del carnevale di Ivrea che si apre ufficialmente il 6 gennaio, con una banda di pifferai vestiti di rosso che suonano musiche antichissime, tramandate di padre in figlio, su strumenti intagliati a mano.
La tradizione fa discendere il "getto" delle arance da quello dei fagioli che era tradizione medievale. Nel giorno dell´Assunta il feudatario concedeva al popolo l'uso gratis del forno, regalando anche alle famiglie una pentola piena di fagioli. Un regalo che non bastava per far dimenticare il suo brutto governo per il resto dell'anno. Così una volta i popolani gettarono i fagioli per le vie in segno di protesta: Il gesto divenne un' usanza carnevalesca, dapprima coi fagioli, poi con le arance.
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Festa di San Giorgio
Caresana (VC)
23 aprile
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I protagonisti della festa sono i buoi, i quali sono impegnati a correre un Palio la cui istituzione risalirebbe al 1640 (ma vi è anche chi giunge a retrodatare questo avvenimento fino al 1236), quando gli abitanti fecero un voto durante un'epidemia di peste. Nella mattinata si svolge una processione in cui San Giorgio è fiancheggiato da paggetti in costume. Il corteo, in cui hanno parte carri trainati da buoi parati a festa, va dalla parrocchiale alla chiesetta dedicata al santo guerriero, dove si celebra una messa al termine della quale si distribuisce il pane benedetto a tutte le famiglie del paese. Al momento del Sanctus suona la campana della chiesetta e in quell'istante i carri compiono tre giri attorno al tempio. A mezzogiorno ha luogo la gara vera e propria, quattro coppie di buoi inghirlandati di lillà e adorni di nastri rossi e bianchi si lanciano su un breve percorso trainando ciascuna un carro fra l'acceso tifo dei paesani. Al termine i carri si dirigono verso il Municipio, dove a ogni conducente si offre una focaccia benedetta, mentre al vincitore spetta l'onore di portare una bandierina con l'immagine del santo sul timone del suo carro.
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