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Monumento alle Merlettaie
Opera del 1983 di M Aldo Sergiacomi nato a Offida nel 1912
Merletto a Tombolo Offidano
Zona Tipica: Offida (AP)

L’arte del merletto a tombolo costituisce una tradizione tipicamente femminile che si fa risalire al 1400 allorché iniziò a diffondersi presso i ceti popolari per poi passare (sec. XVII) alle comunità religiose ed alle famiglie aristocratiche. in particolare fu ad opera delle suore benedetti-ne, giunte ad 0ff da nel 1655, (vedere notizie Monastero di S. Marco) che la pratica del merletto acquistò il carattere di massa.
Il seicento offidano rappresentò sotto questo punto di vista il secolo caratterizzato da una produzione artigianale considerevole: dalle tovaglie di altare ai manti, dalle gorgiere principesche ai camici prelatizi.
Una lettera della comunità locale, datata 1728 e indirizzata al papa Benedetto XIII (1694-1730) per invocare la proibizione dell’importazione dei merletti nello Stato Ecclesiastico, testimonia la consistenza della produzione dei merletti.
A tale riguardo si segnala l’operato di Maria Carlini Sieber (1762-1833) che, vedova di un violinista cecoslovacco, si dedicò all’insegnamento dell’arte del merletto.
Merletti dunque per la casa e per la chiesa ma successivamente «come utile contributo alle entrate familiari».
Caso unico nell’artigianato femminile dell’italia centro-meridionale, è stata, nel 1979, la costituzione della Cooperativa Artigiana Merlettaie (CO. AR. ME.), con lo scopo di produrre e vendere direttamente i lavori eseguiti secondo l’antica tradizione offidana.
I lavori del merletto e dei pizzi a tombolo più usati sono: il «punto rinascimento (sette coppie di fuselli soltanto), tutti arabeschi di stradelline unite da travette con la “rete” esagonale a nido d’ape; il “punto Venezia” (9-10 coppie di fuselli), arricchito da «riccioli» simili al motivo etrusco dell’onda e della viola in varie forme di fiore; infine, il preziosissimo “pizzo antico”.




Arazzo in bisso



Pinna Nobilis, il mollusco da cui si ricava il bisso
Bisso
Zona Tipica: Isola di Sant'Antioco (CI)

Il bisso, detto anche "seta di mare", è un filamento che secernono alcuni molluschi, tra cui la Pinna Nobilis che popola i fondali dell'Isola di Sant'Antioco. La fibra, prodotta per poter aderire alle rocce circostanti, puó arrivare sino ad una lunghezza di 20 cm circa ed ha un colore bruno-verdognolo. Nell’antichitá era considerato molto prezioso e veniva usato per confezionare abiti reali.
La sua filatura e tessitura è un'arte che richiede maestria e pazienza: Chiara Vigo, unica in Europa, tinge il suo bisso con erba che raccoglie durante il periodo di luna nuova, che stende solo quando tira il libeccio e che tratta con il latte di capra. Lo fila solo con un fuso di canna e lo tesse su un pesantissimo telaio in legno, ripetendo all'infinito gesti di certosina precisione.



Merletto di Burano
Zona Tipica: Isola di Burano (VE)

Il merletto ad ago deriva dal ricamo. Il suo più immediato precedente è il reticello, ottenuto costruendo il decoro, punto dopo punto, su una griglia limitatissima di orditi e trame progressivamente sempre più sfilata, fino a lasciarvi soltanto le coordinate principali. Il merletto ad ago si ottiene con soli ago e filo, senza alcun supporto tessile, donde la denominazione di punto in aria. Il segreto sta nel procedere dai contorni principali - la cosiddetta orditura - che percorrono interamente il profilo del disegno su carta. Sorreggendosi all'orditura le merlettaie possono riempire con l'ago tutto il disegno, utilizzando punti differenti per formare il chiaroscuro. La scelta dei punti con i quali riempire il rilievo era lasciata, ancore nella produzione semindustriale della Scuola, al gusto personale delle merlettaie più abili. Quando la Scuola del merletto era attiva, un disegnatore professionista veniva pagato per i suoi disegni. Il disegno originale veniva riprodotto a ricalco in molti esemplari su carta bianca, in modo da poter essere distribuito a più operaie. Nella lavorazione ci si serve di un cuscino, simile al tombolo utilizzato nella tecnica a fuselli, su cui il murello, un cilindro di legno, tiene sollevato il disegno. Oggi si distinguono semplicemente due punti: il punto Venezia e il punto Burano, diversificati dallo sfondo. Nel primo lo sfondo è a sbari, ossia barrette, e nel secondo a rete.


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