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La bolla papale che attesta il miracolo
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L'Ostia Incarnata
Alatri (FR)
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La testimonianza di questo evento miracoloso è riportata in un lettera inviata da Papa Gregorio IX al vescovo della diocesi alatrina, Giovanni V. Il documento, datato 13 marzo 1228, riporta il fatto che gli era stato precedentemente descritto dal vescovo, in un documento a noi non pervenuto. Una giovane, suggestionata dal cattivo consiglio di una vecchia strega, dopo aver ricevuto dalle mani del sacerdote l'ostia, la trattenne in bocca fino al momento in cui la nascose in un panno dove, tre giorni dopo, ritrovò l'ostia trasformata in carne. Nella lettera inviata al vescovo (questo documento è attualmente conservato nell'archivio del Duomo di Alatri), il papa interpreta l'evento come un segno divino contro le diffuse dottrine eretiche contrarie al dogma della Transustanziazione. Non è privo di significato, per alcuni, il fatto che tale miracolo sia avvenuto a soli dodici anni di distanza dal IV Concilio Lateranense, nel quale venne ribadita la veridicità del dogma della Transustanziazione (="passaggio totale della sostanza del pane e del vno in quella del corpo e sangue di Cristo, in virtù della consacrazione").
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Il Miracolo del Sangue di Bolsena
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Il Miracolo del Sangue di Bolsena
Bolsena (VT) e Orvieto (TR)
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Nel 1264, l'avvenimento che fece decidere papa Urbano IV ad istituire per la Chiesa universale la Festa del Corpus Domini, fu il miracolo eucaristico di Bolsena.
In quell'anno, sotto il papato di Urbano IV, che al momento tiene corte ad Orvieto, un giovane sacerdote tedesco, Pietro da Praga, percorre a tappe la Via Cassia, diretto a Roma.
Ha il cuore pieno di dubbi, di incertezze teologiche sul fatto, asserito dalla Chiesa che, nell'atto dell'Eucaristia l'ostia ed il vino si trasformino veramente nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Pietro crede invece che la celebrazione del mistero eucaristico abbia soltanto significato spirituale e allusivo e compie il lungo viaggio a Roma anche per cercare di placare la sua angoscia interiore.
Arrivato a Bolsena, dove vivissima è la memoria di S. Cristina, e vi fa tappa. Prega a lungo davanti all'altare della piccola Santa, poi, la mattina seguente celebra la Messa nella stessa chiesa, prima di rimettersi in cammino.
Giunto alla Consacrazione, dall'ostia spezzata sgorga il sangue che impregna il corporale del sacerdote, gli arredi del culto e anche alcune lastre di marmo del pavimento.
Si grida al miracolo; l'emozione è grandissima; la notizia si diffonde fulmineamente per tutta la cristianità. Papa Urbano IV, in seguito all'evento, mandò immediatamente una commissione d'indagine che prelevò tutte le testimonianze e le condusse ad Orvieto; anzi, il Papa stesso andò incontro alla processione solenne e prese in custodia le reliquie, che vennero così conservate, quasi tutte, ad Orvieto; a Bolsena rimasero custodite le Sacre pietre, macchiate di Sangue, e l'altare legato al ricordo del miracolo.
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