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Festa della "Venuta"
Loreto (AN)
9 dicembre
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Narra una graziosa leggenda che a Loreto si trova la casa della Madonna, portata in volo dagli angeli dalla Palestina dopo un lungo peregrinare. La traslazione sarebbe avvenuta nel XIII secolo, quando Nazareth era in mano agli arabi, e dunque per sottrarla a mani sacrileghe la casetta di pietra arenaria sarebbe stata trasportata in un luogo più sicuro. Dopo una sosta in dalmazia, venne posata in un bosco di lauri collocato nei pressi di Recanati e appartenente a una nobildonna il cui nome era Lorena (e da qui sembra derivi il nome poi dato alla Madonna di Loreto). Una successiva tappa fu la sommità di un monte i cui proprietari (due fratelli) si misero a litigare fra di loro per appropiarsene. Infine fu trovata la sistemazione attuale. In onore di questa Madonna si svolgono due feste popolari, una in settembre alla vigilia della Natività di Maria e una in dicembre, nella ricorrenza dell'arrivo della sacra abitazione. Intorno a Loreto si accendono numerosi falò, detti focaracci, la cui funzione sarebbe di segnalare agli angeli il giusto percorso. Nella basilica, la sera della vigilia si celebrano solenni funzioni dette della "notte santa" durante le quali si cantano appositi inni, cui segue una processione notturna in cui la statua della Vergine viene portata a spalla dagli aviatori (di cui la Madonna è la protettrice, proprio a causa di quel volo). Gruppi di persone sostano intorno ai falò in attesa dell'ora (circa le tre di notte) in cui sarebbe giunta la casa mangiando fave e bevendo vino. Era usanza fino a pochi anni fa che i fedeli, dopo aver baciato le sacre immagini, si facessero fare un tatuaggio (nascostamente, perché l'uso era avversato dai vertici ecclesiastici) sulla mano in ricordo del pellegrinaggio effettuato.
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Pellegrinaggio a San Besso
Cogne (AO)
Secondo fine settimana di agosto
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La processione ricorda l'opera di evangelizzazione di San Besso, milite della legione Tebea formata da soldati cristiani. Intorno al 286 l'imperatore Massimiliano ordinò di trucidare i soldati che si rifiutassero di compiere sacrifici a Giove, così tutta la legione fu annientata. Besso, uno dei sopravvissuti, portò il cristianesimo in Val Soana e qundi fu martirizzato.
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Processione dei Serpari
Cocullo (AQ)
Primo giovedì di maggio
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La festa ha origini pagane ed era anticamente dedicata alla dea Angizia (il cui nome deriverebbe dal latino anguis, cioè serpente). Si narra che essa avesse dimorato in una grotta nei pressi del lago Fucino, dove praticava la magia e la medicina. Intorno all'anno mille alla figura della dea, si sovrappose quella di san Domenico abate. Dalle prime ore del mattino affluiscono nella piazza del paese giovani che reggono in mano grossi serpenti e li mostrano all'ammirazione dei presenti. La loro cattura è frutto di una tecnica tramandata di padre in figlio e viene eseguita per tempo, approfittando del fatto che con l'inizio della primavera le serpi, da poco risvegliate dal loro letargo, ancora intorpidite, cominciano a uscire sulle pietraie. Si usano vari sistemi: o calpestandone fulmineamente il capo per poi afferrarle con il pollice e l'indice o, di fronte a quelle più pericolose (e i serpari sono espertissimi nel riconoscerle), dando loro da mordere un cappellaccio di feltro che, ritirato bruscamente, strappa loro il dente che emette il veleno. I rettili sono poi posti in recipienti di coccio o di pelle di capra pieni di terra e conservati fino al giorno della festa. Verso le undici del mattino avvengono l'uscita della processione e la vestizione di san Domenico, sulla cui statua sono poste le bice che, strisciando, si attorcigliano sulla testa e sulle vesti del santo. Mentre gruppi di zampognari si pongono alla testa del corteo, i devoti raccolgono dalla terra dal santuario (un tempo era la raschiatura del pavimento), ritenuta efficace a scacciare i bruchi e gli insetti nocivi all'agricoltura, mentre altri si alternano a suonare la campanella posta nei pressi dell'altare tirandone la fune con la bocca, nella speranza così di proteggersi dal mal di denti. Vi è poi chi si appresta a baciare la teca contenente un dente di san Domenico posto all'interno del ferro della sua stessa mula. Anche in questo caso il rituale è ritenuto avere virtù taumaturgiche sia nei confronti degli uomini, sia degli animali. La popolazione nel frattempo intona canti in lode del santo montanaro che sapeva ammansire i lupi e vincere il morso dei serpenti. Le ragazze seguono la processione portando sul capo delle ceste guarnite di belle trine e contenenti i pani benedetti e le insegne sacre. Alcuni portano attorcigliati intorno al collo bisce e serpenti e li offrono a chi voglia provare il brivido di toccarli in mano. Al termine della festa saranno liberati fra le campagne circostanti.
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Presepe vivente
Rivisondoli (AQ)
5-6 gennaio
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L'idea di realizzare questo presepe si è concretata al termine del secondo conflitto mondiale per il desiderio di ricordare le vittime dell'eccidio di Pietransieri. Fu proprio una delle sopravvissute alla strage operata dai nazisti a impersonare la prima Madonna che nella grotta vegliava il piccolo Gesù. Oggi la parte del bambinello è affidata all'ultimo nato del paese, mentre il ruolo di Maria è interpretato da una ragazza scelta con un apposito concorso. Le favorevoli circostanze ambientali, spesso adeguatamente innevate, forniscono un suggestivo sfondo dove paesani e turisti si prestano a interpretare i ruoli di pastori e contadini, Angeli, Magi e artigiani. Il centro storico del paese assume l'aspetto di un antico quartiere di betlemme, cui si affianca un accampamento di soldati romani. La capanna è sistemata sul fianco di un colle. Il risultato è imponente, ricco di luci e suoni, in un'atmosfera di sereno raccoglimento che suscita sincera e partecipe commozione. Una pioggia di stelle fatta di fuochi artificiali cade dal cielo, dappertutto compaiono fiammelle e lumini, mentre un festoso scampanio annuncia la nascita del Redentore.
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La Madonna che Scappa in Piazza
Sulmona (AQ)
Domenica di Pasqua
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Si tratta di una rappresentazione di grande intensità oggi interpretata da statue. Anticamente era recitata da personaggi viventi. Il Cristo risorto attende sotto l'acquedotto medievale; l'apostolo Giovanni va ad annunciare la resurrezione alla Vergine. Infine la Madonna raggiunge il Figlio accompagnata da una marcia trionfale.
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Il Volo dell'Angelo
Gesualdo (AV)
Ultima domenica di agosto
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Rappresentazione dell'eterna lotta fra il bene e il male; due bambini interpretano un angelo e il diavolo
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Festa del Carro
Mirabella Eclano (AV)
Terzo sabato di Settembre
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Rito che prende origine da un antico culto agrario, nel corso del quale si offriva del frumento a una divinità della vegetazione. Oggi lo si offre alla Madonna Addolorata, impersonata da una statua che si erge su un carro agricolo trainato da quattro pariglie di buoi e sormontato da un alto obelisco ligneo, a guisa di campanile. L'intera architettura, alta 25 metri e formata da ben duemila pezzi, è rivestita di steli di grano ed è suddivisa in sette piani (detti "registri") decorati da capitelli, archi arabeschi, statuine e putti tutti realizzati con fili di paglia intrecciata. A causa della sua estrema instabilità, essa è sostenuta da un sistema di funi maneggiate da quattro squadre di portatori. Se il tutto dovesse cadere sarebbe un sicuro presagio di sventura. Il carro, dopo essere stato benedetto, viene guidato su un percorso assai accidentato, costituito anche da un terreno appena mietuto. Il percorso di circa tre chilometri è effettuato in oltre cinque ore piene di tensione e sforzi sovrumani per assicurare il bilanciamento.
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Festa di San Nicola
Bari (BA)
7-8 maggio
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Nel lontano 1087 ad alcuni marinai baresi riuscì la rocambolesca impresa di trafugare da Myra, in Asia Minore, le ossa di san Nicola, da sempre venerato per la protezione che forniva ai naviganti. Quel lontano avvenimento viene ogni anno ricostruito con un corteo storico che attraversa le vie della città, muovendo dal borgo antico dove ha sede la basilica dedicata al santo. Alla manifestazione prendono parte circa cinquecento figuranti in costume, mentre la città è invasa da pellegrini con il tradizionale bordone coronato da un ciuffo di erbe e da pigne su cui è legata l'immagine del santo. Nella mattinata un gruppo di cavalieri attraversa la città per annunciare l'imminente sbarco delle sante ossa. Nel tardo pomeriggio poi, con la sola illuminazione fornita da fiaccole e falò, una lunga teoria di figuranti in costumi medievali accompagna la "caravella" (divenuta simbolo di Bari) spinta da marinai con in testa il Basileus, che nove secoli fa era il capo della città. Sul castello di poppa dell'imbarcazione è collocata l'immagine di san Nicola contornata da stupendi flabelli, pale illustranti scene della sua vita e una croce d'oro di stile bizantino incrostata di pietre preziose. Tra gli spari dei mortaretti una voce racconta la vita del santo mentre la caravella è trainata a forza di braccia. La messa in scena dura fino oltre la mezzanotte e si conclude dinnanzi alla basilica, i cui battenti vengono spalancati all'arrivo della caravella. Il giorno seguente l'immagine del santo viene posta su un peschereccio e portata al largo; un tale privilegio è pagato dal proprietario del naviglio con una congrua offerta che, assieme ad altre, servirà a fornire la dote a fanciulle povere della città. Ciò in ricordo di un miracolo del santo che procurò i denari per la dote di tre misere fanciulle che si erano rivolte a lui per ottenerla.
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Festa della Madonna delle Lacrime
Treviglio (BG)
Ultimo giorno di febbraio
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La festa trae origine da un avvenimento storico avvenuto l'ultimo giorno di febbraio del 1522, anno in cui Treviglio fu assediata dalle truppe francesi che contendevano a quelle spagnole il possesso della Lombardia. All'ordine di saccheggiare la città, la popolazione disperata si rifugiò nella chiesa, ma si narra che, mentre i francesi erano sul punto di sfondare le porte del convento di sant'Agostino, un'immagine della Madonna dipinta all'esterno del campanile cominciò a versare lacrime. La notizia dell'avvenimento si diffuse rapidamente e giunse alle orecchie del generale francese Lautrec, il quale, commosso, decise di offrire il suo elmo alla Vergine e di far ritirare le truppe lasciando intatta la città. Un'antica e graziosa consuetudine vuole che in questo giorno si debbano indossare abiti primaverili e che gli innamorati si scambino un fiore come pegno d'amore. Numerosi sono i venditori ambulanti di biligoc (castagne cotte), dolciumi, giocattoli e articoli da regalo che invadono i dintorni del secentesco santuario dedicato alla Madonna, e si possono anche trovare giostre e spettacoli itineranti. Non molti sanno che per tradizione nel cimitero di Treviglio sono sepolte le regine degli zingari.
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Il Gruppo delle Ceste
Alcuni Carri in Paglia e Grano
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Festa del Grano
Foglianise (BN)
16 Agosto
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Il "carro" è il vero protagonista della Festa del Grano in onore di San Rocco. E' un pregevole lavoro in paglia, frutto di minuziose e lunghe giornate di lavoro. Nelle contrade Prato, Barassano, Leschito, Palazzo, Frasci, Utile, Iannilli e Cienzi, vengono preparati autentici capolavori raffiguranti soggetti diversi. Gli "artisti della paglia", i veri artefici della festa, tramandano, con grande passione, i segreti e l'arte dell'intreccio. Per l'allestimento di un carro occorre perizia, pazienza e tanto lavoro.
La sfilata ha solitamente inizio intorno alle ore 9,00, quando tutti i "carri" ed i vari "gruppi" sono giunti in Piazza Santa Maria. Tra il suono festante delle campane e le note della banda musicale, il gruppo folkloristico "Fortuna Folianensis" e quello delle "ceste", che precedono il caratteristico carro con i buoi, aprono la sfilata. Seguono le varie categorie di carri e i diversi gruppi divisi per contrade. La sfilata, imboccata Via Cimitero, prosegue tra due ali di folla, sempre più numerosa ed entusiasta tra la varietà dei colori e dei costumi. Si prosegue, poi, per Via S.Pedicini, Viale San Rocco, fino alla cappellina del santo patrono. Qui i "Carri", alla presenza della statua di San Rocco rivestita di tutti i suoi preziosi ornamenti, vengono benedetti dall'Autorità ecclesiastica. La sfilata, così, si trasforma in processione: anche San Rocco, tra i canti e le preghiere, partecipa alla festa e alla gioia dei suoi fedeli. Sempre tra una marea di folla, si percorrono due strade dell'antico centro di Foglianise, Umberto 1° e Via Roma, per concludere, circa dopo quattro ore, in Piazza Santa Maria tra le note della banda musicale e il crepitare dei fuochi d'artificio.
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I Battenti
Guardia Sanframondi (BN)
15 agosto
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Ogni sette anni (ma la data può variare), nel giorno dell'Assunta e in quelli immediatamente precedenti e seguenti, si svolge in questo paesino del Sannio un'antica processione che consiste in una successione di scenografie viventi. Ogni scena è preceduta da un bambino vestito da angelo che annuncia il soggetto che sarà rappresentato. In genere si tratta di episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento, o anche avvenimenti recenti, come ad esempio l'assassinio di monsignor Romero, il tutto sempre nel più assoluto silenzio. Il corteo, in un'atmosfera carica di emozione e tra due ali di folla in muto accoglimento, procede lentamente, seguito da una duplice fila di auto flagellanti, i battenti, i quali avanzano incappucciati e con il crocefisso in una mano. Quando la processione giunge all'ultimo Mistero si sente la voce possente del capobattente: "In nome dell'Assunta, battetevi!" Immediatamente i penitenti iniziano a percuotersi il petto nudo a colpi di spugna, una sorta di spazzola di sughero dove sono conficcate trentatrè crudeli punte di ferro. La parte colpita ben presto si arrossa di sangue e ogni colpo diviene sempre più doloroso. La scena ricorda con impressionante evidenza i cortei di penitenti medievali che percorrevano le strade di molte località dell'Europa cristiana. Contemporaneamente, annunciata dallo scoppio di un mortaretto, esce la statua dell'Assunta. Essa, secondo una leggenda, sarebbe stata scoperta da due maiali in un campo. Sebbene pesantissima, sarebbe improvvisamente divenuta leggera quando alcuni abitanti presero a battersi con un sughero irto di spilli. Dopo alcune ore i battenti e la statua s'incontrano in piazza Castello, i penitenti cadono in ginocchio davanti alla Vergine e accelerano i colpi. Subito dopo si disperdono mentre la processione continua, fra i canti e le nenie dei devoti.
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Il cavallo parato
Brindisi (BR)
Corpus Domini
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Correva l'anno 1252 (ma gli storici mettono in discussione sia la data, sia l'identità del personaggio) e san Luigi IX, re di Francia, tornava da Gerusalemme reduce dalla crociata. Una terribile pestilenza gli aveva decimato l'esercito, era stato sconfitto dai saraceni e fatto prigioniero, quindi aveva dovuto proseguire come pellegrino mettendo mano a opere di cristiana pietà. Stava ritornando in Francia quando la sua nave, che trasportava l'eucarestia, fu sorpresa da una tempesta, ma per fortuna scampò alla furia degli elementi e fu sospinta verso la spiaggia di Torre Cavallo, nei pressi del porto di Brindisi. L'arcivescovo della città, Pietro III, gli andò incontro al porto per rilevare le sacre Specie, portandole poi solennemente nella cattedrale su un cavallo bianco riccamente bardato, seguito dalle autorità cittadine, dalle confraternite e dal clero. Da allora una processione rievoca quell'avvenimento riproponendo la stessa scenografia, un corteo percorre le strade della città scortando un bianco cavallo parato con una gualdrappa dorata che porta sulla groppa un tabernacolo contenente l'ostia consacrata. I cittadini hanno intanto provveduto a drappeggiare i balconi con coperte colorate e gettano una pioggia di fiori verso il corteo, che compie due sole soste: la prima per la benedizione delle acque di fronte al monumento dedicato ai marinai, la seconda in piazza della Vittoria per invocare il bene della città.
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Cavalcata di sant'Oronzo
Ostuni (BR)
26 e 27 agosto
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In occasione della festa del santo patrono, Oronzo, un drappello di cavalieri, preceduti da uno stendardo, scorta per le vie cittadine la preziosa statua di argento massiccio del santo. Indossano calzoni bianchi fermati da corregge alle scarpe, giubbetto rosso ricamato con trine bianche, stretto ai fianchi da una larga fascia vermiglia. Sul capo portano un fez rosso ricamato e sovrastato da un pennacchio. I cavalli sono dotati di splendidi finimenti e di una gualdrappa rossa con frange e ricami bianchi. Contrastanti sono le ipotesi su chi fossero in origine questi cavalieri, secondo alcuni erano un gruppo di nobili che avevano il compito di fare da scorta d'onore alle personalità che venivano in visita alla città. La festa ha avuto origine da un evento ritenuto miracoloso risalente al 1657, quando il santo avrebbe salvato la popolazione da una terribile pestilenza che mieteva vittime in tutte le zone circostanti. Con il tempo i nobili furono sostituiti dai vaticali, ovvero la corporazione dei carrettieri che si faceva carico di portare i rifornimenti in città.
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La "Stella"
Sabbio Chiese (BS)
6 gennaio
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In molti paesi delle valli bresciane la sera dell'Epifania si svolge il rito della "Stella", una sorta di befanata sacra. Nella tarda serata un coro di giovani accompagnati da un'orchestrina composta da due chitarre, un mandolino, due violini, clarinetto e contrabbasso eseguono canti di questua ricevendo in cambio cibi, bevande e piccole somme di denaro che poi serviranno per allestire una cena in comune a base di polenta taragna. Uno dei cantori regge una stella di carta a cinque punte illuminata dall'interno. Alcune stele di maggiori dimensioni possono contenere al loro interno dei piccoli, graziosi presepi di carta. Un tempo i tre cantori principali interpretavano i ruoli dei Re Magi, indossando costumi e corone, e uno di loro si dipingeva il viso di nero come l'Africano Baldassarre. I gruppi sostano davanti alle abitazioni ed eseguono composizioni dove, tra l'altro, si narra il faticoso viaggio dei Magi dall'Oriente guidati dalla stella cometa: Noi siamo i tre Re, noi siamo i tre Re / Venuti dall'Oriente per adorare Gesù / venuti dall'Oriente per adorare Gesù / quel Re superiore di tutti il maggiore / di quanti al mondo ne furono giammai / ne furono giammai.
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La processione dei misteri
Campobasso (CB)
Corpus Domini
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E' una delle più originali feste del Corpus Domini e risale al XVI secolo, quando si iniziò a far sfilare quadri viventi che illustravano la Vita del Cristo o di santi particolarmente venerati nella zona. A partire dal Settecento si cominciarono a realizzare delle macchine da trasporto, straordinarie per eleganza e leggerezza, ideate dall'artista Paolo Saverio di Zino. Questi realizzò un'armatura verticale in grado di reggere dei bambini su particolari diramazioni, mentre sulla base si collocano gli adulti, tutti in costumi d'epoca. L'armatura, realizzata in una lega di metallo speciale, è abilmente camuffata in modo da creare l'illusione che i personaggi siano sospesi in aria. Il trasporto è effettuato su barelle portate a forza di braccia. Dei ventiquattro Misteri progettati a suo tempo, sei non ressero al collaudo e altri sei andarono perduti nel terremoto del 1805. I dodici rimasti, vere opere d'arte viventi, sfilano attualmente nella processione e sono dedicati rispettivamente a sant'Isidoro, patrono dei contadini, che fa scaturire l'acqua da una roccia; a san Crispino, protettore dei calzolai, assorto nella contemplazione di tre angeli che gli mostrano una spada, una palma e una corona; a san Gennaro, ai cui piedi vi sono il Vesuvio e il fiume Sebeto, impersonato da un vecchio dalla lunga barba che tiene una pala nella destra e un vaso rovesciato; ad Abramo, cui un angelo trattiene la mano mentre sta per vibrare il colpo sul figlio Isacco; a Maria Maddalena sorretta da creature celesti sull'altare dove officiava san Massimo; a sant'Antonio abate colto mentre resiste alla tentazione rappresentata da una graziosa fanciulla; all'Immacolata Concezione che si libra in alto contornata da cinque angeli; a san Leonardo patrono dei carcerati; a san Rocco intento a guarire un appestato; all'arcangelo Michele che scaccia i diavoli con la spada; alla Vergine Assunta che vola in cielo accompagnata da due angeli; a san Nicola di Bari che restituisce ai genitori il figlioletto rapito dai corsari. Un tredicesimo Mistero si è aggiunto recentemente, è dedicato al sacro Cuore di Gesù e chiude la processione. Il corteo, aperto da due torce, muove alle dieci del mattino partendo dalla casa dell'inventore delle macchine e percorre le vie della città fra due ali di folla ammirata e rapita.
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Festa di San Pardo
Larino (CB)
25-27 maggio
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La "carrese" di Larino risale all'anno 842 quando, secondo la tradizione, la popolazione riuscì a impossessarsi delle reliquie del santo eremita Pardo, morto e sepolto a Lucena. Narra una leggenda che, per dirimere la disputa con i luceresi su chi dovesse tenere presso di sé il corpo del vescovo proveniente dal Peloponneso, fu deciso di porre le sacre reliquie su di un carro e di lasciare ai buoi la decisione su dove dirigersi. I buoi scelsero senza esitazioni la strada di Larino e qui la popolazione li accolse con grandi manifestazioni di giubilo, ripagata dai numerosi miracoli e prodigi che da allora furono loro attribuiti. In ricordo di questo avvenimento ogni anno si svolge una sfilata di numerosi carri splendidamente addobbati con fiori di carta, realizzati uno per uno da mani sapienti. I buoi avanzano tenendo sulla groppa coperte ricamate e drappi di seta, mentre sulle corna hanno candidi asciugamani di lino. Al vertice del timone è posto un maestoso "piantone" di ulivo addobbato con nastri, fiori, mozzarelline e piccole figure di pasta e di pane. I carri sono di due tipi: "a capanna" quelli più antichi e "trionfali" i più recenti. Sopra prendono posto vecchi e bambini, davanti camminano gli uomini e dietro le donne. La lunga processione si reca al cimitero e da lì porta in paese la statua di san Primiano, colui che avrebbe permesso ai larinesi di recuperare il corpo di san Pardo. Il ritorno avviene di sera, quando i carri, illuminati dall'interno, assumono un aspetto magicamente suggestivo.
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La Processione del Lunedì in Albis
Maria SS. della Rotonda
Il Volo degli Angeli
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Festa in Onore di Maria SS. della Rotonda
Parete (CE)
Settimana in Albis
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Il culto paretano verso la Madonna parte da un episodio leggendario. Narra infatti un racconto tramandatosi nel tempo che in un Lunedì in Albis di circa cinque secoli fa nelle campagne circostanti Parete avviene il miracoloso ritrovamento di una Icona estratta dal sottosuolo senza nessun segno di danno.
Questo episodio e tutto quello che lo riguarda unito ad una già forte devozione mariana presente allora, porta il Quadro ad essere ben presto oggetto di venerazione.
Da quel lontano Lunedì in Albis ad oggi l’affetto che i Paretani nutrono verso la Madre di Dio non ha mai conosciuto una sola fase di appannamento e si è espresso soprattutto attraverso la realizzazione di Solenni Festeggiamenti Patronali capaci di esaltare anche il senso di appartenenza della Comunità Paretana.
Tale è il livello raggiunto dalle celebrazioni da ottenere apprezzamenti e riconoscimenti da ogni parte del mondo: momenti di gioia contagiosa e di riflessione spirituale si susseguono senza soluzione di continuità per tutto il periodo festivo.
Attualmente la fase principale dei Festeggiamenti comincia dal Sabato precedente la Pasqua e prosegue per tutta la Settimana in Albis concludendosi poi la sera della Domenica in Albis.
Naturalmente il giorno principale della Festa è il Lunedì in Albis: in tale circostanza la Sacra Icona di Maria SS. della Rotonda viene portata in Processione per tutte le strade cittadine tra due ali di folla commossa e supplicante.
Non mancano poi gli ingredienti tipici della Festa Patronale: Bande Musicali, Artistiche Luminarie e, soprattutto, i Fuochi d’Artificio.
Il genere pirotecnico trova una esaltazione pressoché unica a Parete.
Il programma dei Festeggiamenti prevede, infatti, ogni anno, una giornata interamente dedicata a loro. Il Sabato in Albis è infatti il giorno dei FUOCHI DI PRIMAVERA. A questa rassegna pirotecnica partecipano alcune delle migliori ditte pirotecniche d’Italia e d’Europa e si svolge in due gare pirotecniche: quella diurna, che si svolge nel primo pomeriggio, e quella notturna, che si svolge a sera inoltrata, capaci di richiamare centinaia di migliaia di persone da ogni parte del Belpaese e del continente europeo.
Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il sito ufficiale del Comitato Feste Patronali di Parete cliccando sul link sottostante.
: www.mariassdellarotonda.it
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Processione del Venerdì Santo
Chieti (CH)
Venerdì santo
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Si tratta della più solenne e sontuosa processione che si tenga in Abruzzo in questo periodo ed è anche quella che documenta con impressionante evidenza la formalizzazione cerimoniale del dolore tipica della scenografia barocca. La si fa risalire alla metà del XVII secolo, quando si svolse una processione-pellegrinaggio a Roma in occasione di una pestilenza. E' gestita dalla confraternita del Monte dei Morti e tutti i fratelli indossano una tunica nera, mantella grigia e un cappuccio che copre il capo in segno di penitenza. Inoltre reggono antichi lampioni argentei, croci medievali, labari. Il corteo si muove fra i suggestivi scorci del centro storico illuminato da fiaccole poggiate su treppiedi di ferro, altre torce sono tenute accese sulle finestre e sui balconi. I portatori delle statue avanzano con passo cadenzato (detto struscio) e ritmato dal lugubre battere della troccola, uno strumento di legno che sostituisce il suono delle campane. Di particolare pregio sono la statua dell'Addolorata, che indossa un abito di seta nera ricamata con fili d'oro, e la bara di Cristo morto, ricoperta di un prezioso velo trapunto di gioielli. Compongono la processione altri sette gruppi scultorei, ognuno dei quali anticamente era portato a spalle da una categoria di lavoratori; essi rappresentano i simboli della Passione: la Colonna, il Volto Santo, la Scala, la Croce, il Sasso, le Lance e l'Angelo. Nel frattempo la Schola cantorum, accompagnata da un'orchestra d'archi, esegue la marcia funebre del compositore chietino Francesco Saverio Selecchj. Per tradizione le mamme espongono al passaggio della processione i bambini che non hanno ancora compiuto un anno e che vivono la loro prima Pasqua.
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Le Farchie
Fara Filirum Petri (CH)
16 gennaio
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Il toponimo della cittadina riflette la voce di origine longobarda che significa "insediamento militare", mentre l'appendice latina Filiorum Petri (dei figli di Pietro) è certamente la più recente. Le farchie sono monumentali fasci di canne secche con una circonferenza di oltre un metro che possono superare i dieci metri d'altezza. Sono dodici, come le contrade del paese, e sono decorate con festoni e petardi. La sera della vigilia della festa di Sant'Antonio abate sono fatte sfilare davanti alla chiesa a lui dedicata, dove viene acceso il fuoco in memoria di un evento che ha radici storiche, ma è notevolmente trasfigurato dalla fantasia popolare. Si narra infatti che la notte del 16 gennaio 1799, all'arrivo dell'esercito francese, il bosco che circonda il paese abbia preso fuoco impedendo l'avanzare degli armati, il miracolo fu attribuito all'intervento di Sant'Antonio che così salvò il territorio da un eccidio come quello che fu poi perpetrato a Guardiagrele. Alla cerimonia partecipano soprattutto i giovani che lavorano per molte settimane alla realizzazione delle farchie. Mentre bruciano le fascine suonano gli organetti e un cantastorie narra alla popolazione la vita del santo assediato dalle continue tentazioni operate contro di lui da Satana. Al termine le case si aprono per ospitare i visitatori, cui sono offerti dolci e buoni vini.
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Festa dei Talami
Orsogna (CH)
Martedì dopo Pasqua
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I talami sono palchi su cui vengono allestite scene viventi interpretate dai bambini e ragazzi in costume, i quali tuttavia rimangono immobili come statue di alabastro. Si tratta in genere di quadri biblici con temi che variano d'anno in anno e ogni talamo reca alla sommità una bimba che impersona la Madonna. La loro funzione originaria era propiziatoria per la fecondità dei campi. Un tempo erano portati a braccia in giro per il paese, ma oggi sono trainati da trattori. Sono in tutto sei e partono da un diverso quartiere della cittadina, dove sono realizzati in onore della Madonna nera (detta anche "del rifugio"), cui la devozione popolare attribuisce numerosi eventi miracolosi. La sua statua, si dice, era infatti in grado di mutare il colore del volto e di roteare gli occhi. Da qualche anno la festa si ripete anche il giorno di Ferragosto in un'edizione notturna particolarmente emozionante.
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Festa della Beata Vergine di Loreto
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Festa della Beata Vergine di Loreto
Lanzo d'Intelvi (CO)
Ultima domenica di gennaio
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Si svolgono tre processioni in cui è condotta per le strade del paese la famosa Madonna Nera, che porta sulle spalle un fastoso mantello riccamente adornato. Il sabato sera si trasportano i candelabri e tutto quanto serve per la festa nel secentesco Santuario, domenica alle 14 avviene poi la processione più importante e il lunedì infine si svolge la processione inversa per riportare le suppellettili. Nell'occasione le strade sono variamente addobbate e illuminate e la Madonna è preceduta da un corteo di bambini vestiti da angioletti, fraticelli ecc., i quali portano stendardi e rappresentazioni dei Misteri religiosi, segue la banda del paese. Il Santuario rimane aperto tutta la notte del sabato per dare ricovero ai numerosi devoti. La domenica ha luogo anche il tradizionale incanto dei canestri ricolmi di ogni ben di Dio e la sera si svolge una tombolata in piazza. La festa si chiude con un animato veglione.
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L'arrivo in barca del Mantello
Il busto del Santo
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Festa di San Francesco di Paola
Paola (CS)
1-4 Maggio
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La festa si incentra su due processioni: il 3 maggio il Mantello del Santo viene portato con una processione di barche dal Porto di Cetraro a Paola, la processione poi prosegue a terra fino alla chiesa di Montevergine, il 4 maggio processione per le vie della città del Simulacro del Santo e benedizione del mare.
San Francesco naque a Paola nel 1416. Nel 1435 il santo si ritirò in una grotta vicino al torrente Isca e qui fondò un convento e una cappella in nome della carità. San Francesco è patrono di tutta la Calabria.
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Festa di San Giacomo
Caltagirone (CT)
24-25 luglio
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E' la festa del santo patrono, al quale sono dedicate delle spettacolari luminarie. La sera del 24 l'arca contenente le reliquie del santo viene portata in processione. Lungo i 142 gradini della scalinata Santa Maria del Ponte sono poi disposti, secondo un disegno che varia di anno in anno, dei cilindri (coppi) di carta velina alti una trentina di centimetri con dentro una lucerna di terracotta, detta lumera, alimentata a olio. Si tratta di una fantasmagorica illuminazione che si accende improvvisamente attorno alle 21 quando, a un fischio del "capomastro", viene accesa la fiamma che, percorrendo un lungo stoppino, raggiunge i circa quattromila lucignoli. Essa dura due notti e crea l'effetto di un meraviglioso arazzo luminoso adagiato sugli scalini rivestiti di raffinata ceramica (di cui la città è produttrice da tempo immemorabile). La festa si chiude con un corcerto della banda comunale.
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Festa di Sant'Agata
Catania (CT)
5 febbraio
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Narra una leggenda che sant'Agata liberò Catania da un'eruzione dell'Etna che rischiava di travolgere la città. Quando il pericolo era ormai imminente, gli abitanti dispiegarono sulla tomba della santa il suo grande velo e il fiume di fuoco si arrestò immediatamente. Da allora gli abitanti festeggiano la ricorrenza del suo martirio con grande solennità. Nei giorni precedenti la festa gruppi di uomini trasportano per la città le cosiddette cannerole, grandi fasci di ceri posti su campanili di legno alti circa sei metri decorati con intagli, sculture, nastri, fiori e drappi e su cui sono dipinti episodi della vita della santa (che subì il martirio del fuoco). Le cannerole, accompagnate da un gruppo di suonatori, si fermano davanti ai negozi e chiedono offerte per la festa. Ad ogni sosta fanno l'annacata, una danza sussultoria particolarmente faticosa per i portatori. In seguito si tiene una processione che si ripete da ben cinque secoli, essa parte dalla chiesa dedicata alla santa e raggiunge il duomo. Una seconda processione reca in giro per la città il busto reliquiario, opera eseguita nel 1376, che raffigura la santa con un giglio di perle in una mano e una tavoletta nell'altra, le dita adornate con anelli preziosi, sul petto la collana di smeraldi del viceré Acugna, e sulla testa la corona donata da Riccardo Cuor di Leone nel 1190. Una seconda urna d'argento contiene altre reliquie della santa e i portatori di questa sono a piedi nudi, mentre le donne che la seguono sono velate a lutto. La processione raggiunge momenti di alta drammaticità quando i portatori accennano alcuni passi di danza per superare una ripida salita tra gli stretti vicoli della città. La sera la città si illumina alla luce dei fuochi artificiali, mentre gli abitanti sciamano festanti tra le bancherelle.
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Festa dei vattienti
Nocera Tirinese (CZ)
Sabato santo
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L'inizio è comune a molte altre celebrazioni simili: una statua raffigurante la Madonna che tiene fra le braccia il Cristo morto esce dalla chiesa, seguita dai fedeli e dalla banda musicale. E' sorretta da uomini vestiti di bianco e con la testa cinta da una corona di spine ed è preceduta da un'alta croce che avanza con solenne lentezza. Ogni tanto si ferma davanti a edicole e davanti alle chiese, all'interno delle quali sono stati allestiti i Sepolcri. Poi, all'improvviso, la folla si apre, tutti guardano in un punto lontano da cui provengono velocissimi due uomini scalzi legati fra loro da una corda. Uno è vestito di nero, l'altro di rosso e impersona l'Ecce Homo. Giunti davanti alla statua i due si fermano. A questo punto quello dei due che è vestito di nero mostra un pezzo di sughero (il cardo) nel quale sono confiscati tredici frammenti di vetro e inizia a percuotersi le gambe. Il sangue comincia a uscire dapprima lentamente, poi più copioso. Qua e là tra la folla altri penitenti (vattienti) lo imitarono. Sulle ferite di tanto in tanto viene versato vino misto ed acero che serve a disinfettare, ma anche a impedire che si rimarginino. Ogni vattiente si prepara a questo impressionante rituale con cura meticolosa: la vestizione ha luogo in una stanza dove hanno accesso solo gli amici e i parenti di sesso maschile. Egli indossa una maglietta nera e i corti pantaloncini che lasciano scoperte le cosce, una volta vestito immerge le mani in un pentolone in cui è stata bollita acqua e rosmarino e con tale infuso si lava le gambe. Poi comincia a battersi le membra con le mani, dapprima lievemente, poi con maggior forza per far affluire il sangue. A questo punto entrano in scena gli strumenti di flagellazione, la rosa e il cardo. La rosa è un panno che serve per raccogliere il sangue colato e il cardo per battersi le gambe. Completano il rito i vattienti rientrano nelle loro case, dove con impacchi di acqua e rosmarino arrestano le emorragie.
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