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Festa di Sant'Antonio Abate
Velletri (RM)
17 gennaio (o domenica successiva)
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Tradizionale festa dell'Università dei Carrettieri e Mulattieri, un'istituzione risalente al Medioevo e tuttora operante. Si inizia con un corteo a cavallo che compie un giro di questua e mette all'asta lo stendardo di Sant'Antonio. Chi offrirà di più avrà il privilegio di conservarlo fino all'anno seguente. Segue poi la "Corsa dell'Anello", durante la quale i concorrenti a cavallo, indossando costumi d'epoca, devono riuscire a infilare con una lancia un anello sospeso a mezz'aria. Al termine della gara i cavalieri attraversano la cittadina portando l'immagine del santo. Il tutto è accompagnato da spettacoli di vario genere e da abbondanti assaggi di pane casericcio e salsicce.
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Vigliatura tello ranu
Il corteo dei contadini
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Sagra delle regne
Minturno (LT)
Seconda domenica di luglio
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Ogni anno in tempo di mietitura si rinnova a Minturno l'antica tradizione dell'offerta alla Madonna delle Grazie di una parte del raccolto (le regne sono appunto i covoni di grano in dialetto locale). Un corteo di contadini indossanti vivaci abiti tradizionali si snoda per le vie del paese, mentre su carri trainati da buoi sono trasportati dei pannelli composti con spighe e chicchi di grano colorato raffiguranti scene di vita campestre o soggetti religiosi. In piazza poi avviene la trescatura (vigliatura tello ranu) simbolica azione della battitura effettuata con il viglio, o corregiato, arcaico strumento formato da due bastoni congiunti con una striscia di cuoio. Infine una pacchiana (contadina), rivolta al popolo che applaude, s'inginocchia e poi offre il grano alla Vergine con il tipico gesto del seminatore, spargendolo tra i presenti come augurio e segno di amicizia. Al termine della manifestazione, c'è l'"incendio"del castello ducale, mentre gruppi folkloristici si esibiscono su un palco.
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Festa della Madonna del Fiore
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Festa della Madonna del Fiore
Acquapendente (VT)
Metà Maggio
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Il giorno della festa, nella piazza antistante la cattedrale, si espongono una dozzina di grandi quadri chiamati pugnaloni. Si tratta di pannelli ampi una decina di metri quadrati composti di fiori, erbe, foglie. La tradizione risalirebbe al 1166, epoca in cui Acquapendente faceva parte del marchesato della Toscana governato da un tirannico nipote di Federico Barbarossa, Guelfo VI. Si narra che un giorno due contadini, mentre stavano recandosi al lavoro, videro un ciliegio secco e che uno dei due disse all'altro:"Vedi, è più facile che questo albero fiorisca piuttosto che l'usurpatore se ne vada dal nostro paese". Per intervento della Madonna poco dopo il ciliegio mise le prime gemme e fiorì, i due allora corsero in paese ad annunciare il prodigio. Naturalmente l'avvenimento infuse un improvviso coraggio e stimolò la rivolta dei contadini e tutti impugnarono i loro arnesi da lavoro, tra cui i pungoli, strumenti che servivano a pulire la lama dell'aratro, ma anche incitare i buoi. Con queste primitive ma efficaci armi (e con l'aiuto inviato da papa Alessandro III) riuscirono a scacciare l'oppressore. In seguito con il legno di quel ciliegio fu scolpita una statua e fu istituita una solenne processione, nel corso della quale i paesani portavano i pungoli addobbati con fiori e foglie. Nei secoli quelle insegne si sono trasformate negli attuali pugnaloni e oggi i giovani fanno a gara per realizzare il pannello più bello. Ogni contrada s'impegna a raccogliere i fiori e altri vegetali e si cerca di ottenere il migliore effetto cromatico. Anche i bambini si cimentano nel costruire i loro pannelli, più piccoli e graziosamente ingenui. La mattina della festa i pannelli sono esposti e tutti li ammirano e giudicano, mentre la banda suona allegre marcette. Una giuria si incaricherà poi di premiare i vincitori con un Palio e con il diritto di essere esposti all'indietro della cattedrale fino all'anno seguente.
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Sagra delle Castagne
Soriano nel Cimino (VT)
Primo e secondo fine settimana di ottobre
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Per dieci giorni Soriano ricorda la sanguinosa battaglia in difesa del suo castello combattuta nel 1489. Fra padelloni ricolmi di caldarroste sfilano i suoi abitanti in costume storico. Nella mattina dell'ultima domenica vengono disputate la Giostra degli Anelli e il Torneo degli Arcieri seguite dalle esibizioni di spadaccini e sbandieratori.
* info@sagradellecastagne.com : www.sagradellecastagne.com
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Infiorata del Corpus Domini
Genzano (RM)
Corpus Domini
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La festa si ammanta di tutti i più lieti colori della primavera: la popolazione raccoglie migliaia di fiori e li offre alla Vergine in obbedienza a una tradizione che risale al 1778. Una intera strada, la storica via Livia (oggi via Belardi), che dalla piazza principale sale in dolce pendio fino all'alta facciata di Santa Maria della Cima, è tappezzata con petali di fiori disposti ordinatamente in undici grandi riquadri separati da ampie fasce ornamentali. Ogni quadro è allestito da un gruppo di persone, donne, uomini e bambini e ciascuna squadra è guidata da un capo con molta autorevolezza. Prima si disegna sul selciato, con gessetti colorati, un abbozzo della scena che si vuole rappresentare, a soggetto religioso o decorativo. Compaiono stemmi, figure umane, arabeschi e raffigurazioni di quadri famosi del Beato Angelico o del Correggio. Altri intanto selezionano i petali dei fiori secondo i colori e li conservano al fresco in grotte scavate nel tufo. Talvolta i petali sono triturati per ottenere sfumature di colore, dopodichè con solerzia, perché la delicata materia non si sciupi, si riempiono i contorni dei disegni partendo dal centro e poi via via verso i lati. Quando il lavoro è completo tutto risplende in una fantastica policronia ed è offerto all'ammirazione di turisti e paesani. Al tramonto la processione scende lungo la via fiorita. Al termine della festa bande di ragazzi, partendo dalla sommità, scendono a precipizio lungo la via e tutto viene distrutto rapidamente in un'orgia di colori, sollevati dal vento e lanciati in aria dagli scatenati monelli.
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Pranzo del Purgatorio
Gradoli (VT)
Mercoledì delle Ceneri
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In questa cittadina della Tuscia affacciata sul lago di Bolsena, il mercoledì delle Ceneri si usa consumare un pranzo al quale prendono parte oltre un migliaio di persone, secondo un'usanza che risalirebbe al Cinquecento. Anticamente era un pranzo penitenziale, oggigiorno vi partecipano un po’ tutti e molti emigrati ritornano proprio per prendervi parte. Tutto comincia giovedì grasso, quando i membri della confraternita del Suffragio organizzano la "Festa degli Incappucciati" sfilando per le vie del paese e raccogliendo le offerte in natura, che poi saranno vendute all'asta. Il denaro ricavato servirà per acquistare le pietanze per il pranzo, naturalmente di magro, il menu comprende infatti brodo di tinca, baccalà arrosto, frittura di pesce e fagioli cannellini. I commensali sono tenuti a pagare un biglietto e a portarsi da casa le posate e il vino, che poi è consumato in comune. A ogni sorsata è uso gridare: "Evviva le anime santissime del purgatorio!" E si crede che, così facendo, ogni volta un'anima abbandoni le pene da cui è stata purgata per salire in paradiso. A metà del pranzo un tamburino entra nella sala e raccoglie in un piatto d'ottone le offerte che serviranno a mettere insieme i fondi per celebrare messe in suffragio dei defunti e per opere di carità.
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Aria di Casa Nostra
Alatri (FR)
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Gruppo folclorico fondato nel 1950 per mantenere vivo e diffondere lo schietto e genuino folclore ciociaro. Premio Europa Folk 1976 - Esegue il repertorio classico tradizionale della Ciociaria.
: www.ariadicasanostra.it
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Bandierai del Ducato di Traetto
Via Principe di Piemonte, 1 Minturno (LT)
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Con la propria attività il gruppo "Bandierai del Ducato di Traetto" si propone la finalità di rievocare in modo suggestivo ed allegorico la lontana ed, al contempo, intrigante epoca medievale. Attraverso una sequenza di volteggi e scambi ad una o più bandiere in sincronia con il rullo dei tamburi e lo squillo delle chiarine, ciascun figurante esibisce con elegante incedere ed onore lo stemma della propria famiglia nel rispetto di un'antica consuetudine della vita cavalleresca e dei tornei di corte.
L'intera rappresentazione dal corteo d'ingresso con saluto e sfida, alla vittoria culminante con il lancio dei vessilli, è il frutto di lunghi allenamenti all'aperto, sia individuali che di gruppo, ed è una dimostrazione di forza ed abilità fisica oltre che di velocità e precisione nelle movenze cadenzate. Requisiti, questi ultimi, di rilevante importanza per i bandierai che rappresentano i diretti eredi dei nobili alfieri quattrocenteschi. Una vivace miscellanea di coreografie e l'impegno investito nella preparazione atletica fanno sì che i giovani "Bandierai del Ducato di Traetto" riscuotano ampio consenso di pubblico sia in Italia che all'estero.
* info@bandieraiducatotraetto.net : www.bandieraiducatotraetto.net
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Sbandieratori "Ducato Caetani"
Sermoneta (LT)
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La storia della famiglia Caetani, la Fortezza di Sermoneta, la città fantasma di Ninfa danno la sintesi dell'atmosfera che gli Sbandieratori Ducato Caetani portano in un luogo di festa.
* a.derme@sbandieratori.net : www.sbandieratori.net
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Presepe francescano
Greccio (RI)
24 dicembre
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Il primo a ideare un presepe vivente fu san Francesco che proprio qui, ispirandosi a una tradizione liturgica risalente al IX secolo, volle riprodurre la Natività del Cristo. Rifacendosi dunque alle sacre rappresentazioni, il poverello d'Assisi nel 1223 decise di riproporre l'evento in una grotta nei pressi del convento abbarbicato sulla montagna. Di questo avvenimento parlano tutti i biografi del santo, da Tommaso da Celano a Bonaventura da Bagnoregio, e proprio le parole di quest'ultimo ci sembra utile ricordarle qui: "Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fece condurre sul luogo un bove e un asino. Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoriose. L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia. Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, levìta di Cristo, canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nascita del re povero e, nel nominarlo, lo chiama, per tendenza d'amore, il bimbo di Betlemme". Ancora oggi a Greccio si rinnova quel presepe vivente. Già nel pomeriggio coppie di zampognari percorrono le vie del paese suonando nenie natalizie. La sera poi araldi a cavallo convocano la gente a raccolta nei pressi del santuario. Dopodichè i fedeli si avviano, al lume delle fiaccole, lungo la strada che conduce al monte, mentre tutte le campane suonano a stormo. Nel piazzale del tempio si ripropongono le rappresentazioni dei quadri viventi in costumi medievali, arricchiti di dialoghi e cori. Poco prima della mezzanotte un corteo si dirige verso la grotta dove, presso una mangiatoia, un uomo impersona il santo che tiene in braccio il bambin Gesù. Dopo la celebrazione della messa si distribuisce il fieno benedetto a tutti i fedeli.
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Festa de' Noantri
Roma (RM)
A partire dalla terza domenica di luglio
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Festa del rione di Trastevere, che per alcuni giorni vive un clima da sagra paesana in occasione della festa della Madonna del Carmelo. Secondo una leggenda sorta nel XVI secolo, un giorno alcuni fiumaroli stavano pescando sulle rive del Tevere, quando improvvisamente uno di loro vide attaccata al suo amo una cassa che conteneva una statua della Madonna. Da allora si decise di ricordare il miracoloso ritrovamento con una festa. Una processione trasferisce la statua dalla chiesa di sant'Agata alla Lungaretta (in cui è custodita) fino a san Crisogono, dove rimane otto giorni prima di essere ricondotta nella sua sede. La processione è organizzata dall'arciconfraternita del SS. Sacramento e di santa Maria del Carmine, i cui aderenti indossano un saio bianco. Le strade del quartiere sono illuminate da lampadine colorate, i marciapiedi sono invasi da innumerevoli bancarelle e chioschi gastronomici, le osserie all'aperto sono sempre affollate, si assiste a concerti di banda, spettacoli teatrali, folkloristici e musicali. Infine, la mezzanotte dell'ultimo giorno, vi sono i fuochi artificiali sull'isola Tiberina.
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Festa dell'Inchinata
Tivoli (RM)
15 agosto
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La festa vuole rappresentare il momento in cui la Vergine Maria, nell'attimo della dormizione (trapasso), vede apparire il suo divino figliolo. Ecco dunque che nel rispetto di una tradizione risalente all'alto medioevo, gli araldi chiamano a raccolta gli abitanti che poi si dividono in due processioni, una delle quali accompagna una Madonna dipinta da Jacopo Torritti nel XIII secolo, l'altra un trittico a tempera raffigurante il Salvatore benedicente. Le due sacre immagini sono state lasciate vicine durante la notte e si sostiene che fra di loro siano intercorse parole di tenero affetto. I due cortei, dopo aver percorso tragitti diversi, si incontrano infine in piazza santa Maria Maggiore sotto archi trionfali di mortella e in quel momento scoppia una filza di mortaretti. Qui, tra una nube di fumo le due effigi vengono avvicinate, poi per tre volte l'immagine di Gesù e quella della Vergine si inchinano l'una verso l'altra, mentre i fedeli implorano misericordia ad alta voce.
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Pianto delle zitelle
Vallepietra (RM)
Prima domenica dopo Pentecoste
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Si tratta di un pellegrinaggio al santuario della santissima Trinità, scavato in una enorme grotta su una parete a strapiombo, al quale partecipano migliaia di fedeli che s'inerpicano sui 1300 metri del monte Autore (due ore circa di cammino dal paese) a partire dalla sera di sabato. A mano a mano che giungono i fedeli entrano nel tempio procedendo in ginocchio, con una curiosa ondulazione del corpo e della testa protesa in avanti. All'alba della domenica ha luogo il "pianto delle zitelle", una sorta di sacra rappresentazione dedicata al Cristo morto eseguito da una ventina di donne e ragazze del paese, che si tramandano questo privilegio di madre in figlia. Ognuna di loro rappresenta un personaggio (Giuda, Pilato, Maddalena, la Vergine), oppure gli strumenti della Passione (la croce, i chiodi, la spugna, la lancia, la corona di spine). Sono tutte vestite di nero, tranne quella che impersona la Madonna, che porta un velo azzurro. Nello spazio antistante il santuario le donne eseguono il "pianto" che si compone di canti a solo intercalati da un coro di tre voci. La straziante melodia è unica per tutti i Misteri e i testi sono di composizione settecentesca. Dopo un canto in lode della Trinità, cui i presenti rispondono a ogni strofa, ciascuna delle "zitelle" descrive, cantando con accorata espressività, la funzione avuta nel martirio del Cristo. Al termine dell'emozionante manifestazione il vescovo si affaccia sulla loggia e benedice i fedeli.
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I Misteri di Santa Cristina
Bolsena (VT)
23 e 24 Luglio
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Olio bollente, lame affilate e uncini acuminati, verghe similanti e viscide serpi, sono alcuni degli strumenti di tortura usati per il martirio di santa Cristina, che ogni anno viene ricordato in questa cittadina laziale adagiata sulle coste del lago omonimo. Si narra che Cristina, figlia del prefetto Urbano, al tempo delle persecuzioni promosse da Diocleziano nel III secolo, abbia voluto convertirsi alla nuova fede, grazie all'opera di proselitismo di una sua ancella. Il padre tentò di dissuaderla rinchiudendola in un'ala del palazzo assieme ad alcune delle sue ancelle, ma senza ottenere il risultato sperato, anzi la fanciulla donò ai poveri tutti i suoi averi. A questo punto Urbano, anche per salvaguardare la sua autorità pubblica, la sottopose a crudeli e interminabili supplizi, e i tormenti continuarono anche dopo la morte dello snaturato padre per opera dei suoi successori, finchè la povera giovane rese l'anima al cielo, lasciando tuttavia una testimonianza della propria santità: l'impronta dei suoi piedi su una pietra alla quale gli aguzzini l'avevano legata perché sprofondasse nel lago. La sera della vigilia, dopo l'esposizione delle reliquie della santa e una solenne processione, la statua che la raffigura viene deposta nel castello, dove passa la notte. Il giorno seguente la processione ripete a ritroso il tragitto verso la cattedrale. Lungo i due percorsi, uno notturno e l'altro diurno, in cinque punti della cittadina, su palcoscenici improvvisati, la popolazione realizza dei quadri plastici (Misteri) che riproducono episodi della sua vita e del suo martirio. Si tratta di una sorta di sacra rappresentazione, assai intensa e drammatica, nel corso della quale gli attori rimangono immobili per alcuni minuti, dopodichè cala il sipario ed essi possono riposarsi. La giornata si chiude con un grande spettacolo pirotecnico.
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La Barabbata
Marta (VT)
Terza domenica di Maggio
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La festa della Madonna del Monte, detta la barabbata o delle "passate", rientra nel quadro delle festività primaverili che in tempi assai antichi venivano organizzate per celebrare il risveglio della natura e al tempo stesso per chiedere agli dèi fertilità e abbondanza. Il nome di "passate" deriva da un avvenimento del 1704 quando gli abitanti organizzarono una manifestazione di protesta contro il cardinale Antonio Barbarigo, che voleva porre un freno alla rilassatezza dei costumi dei padri Minimi. Gli abitanti entrarono e uscirono tre volte (fecero tre "passate") dalla chiesa suonando e schiamazzando. Negli anni seguenti la cosa si ripeté, pur tra alti e bassi dovuti alle pressioni ecclesiastiche tese a modernare gli eccessi di tipo carnevalesco (definiti barabbate, da Barabba, il ladrone del Vangelo). Oggi si svolge una spettacolare processione che parte al mattino dalle sponde del lago di Bolsena, su cui il paese si affaccia, per poi salire fino al santuario dedicato alla Madonna del Monte, distante qualche centinaio di metri dall'abitato. Vi prendono parte le quattro corporazioni dei casenghi (gli uomini di fiducia nelle fattorie), dei bifolchi (addetti al bestiame), dei villani (contadini) e dei pescatori, ognuno portando gli strumenti del proprio lavoro e i frutti di esso, che sono simbolicamente offerti alla Madonna. Precedute dal rullo dei tamburi le corporazioni attraversano per tre volte, passando dalla porta della sacrestia, l'atrio del santuario, mentre i sacerdoti offrono loro delle ciambelle a forma di serpente attorcigliato.
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La "Macchina di Santa Rosa"
Viterbo (VT)
Prima domenica di settembre
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Santa Rosa è la patrona di Viterbo; intorno a questa delicata e coraggiosa figura, vissuta solo diciassette anni verso la metà del XIII secolo, corrono molti racconti, ammantati di storia e leggenda. Il suo corpo fu rinvenuto intatto dopo sette anni dalla morte e fu traslato, per volontà di papa Alessandro IV, con una solenne processione dalla cappella in cui era stato provvisoriamente deposto a quello che poi diverrà il santuario a lei dedicato. A partire dal Seicento tuttavia il semplice baldacchino che serviva a portare in processione l'immagine della santa, si trasformò in una macchina monumentale: un altissimo obelisco fiorito di figurazioni simboliche e punteggiato di lampadine, il cui trasporto impegnava una quantità di uomini in una prova notevole di forza. Oggi la "torre che cammina" è una guglia di cartapesta alta una trentina di metri che raggiunge il peso di quaranta quintali. Cento "facchini", scelti con molta cura, provvedono a imprimerle il movimento. Non è facile essere accolti nella confraternita laica incaricata di questo compito, gli aspiranti, infatti devono sottoporsi a prove di resistenza con pesi di piombo. Alle 14 si svolge la cerimonia della vestizione, i portatori indossano una tunica bianca con una fascia rossa intorno alla vita, dopodichè il gruppo compie una visita di devozione in cinque chiese per invocare sostegno e aiuto. Al termine ricevono la benedizione e l'assoluzione in articulo mortis, dato che si accingono a un'impresa che presenta non pochi pericoli. Alle 21 cadono i teli che nascondevano la "macchina" e gli uomini si pongono sotto le travature, la struttura ondeggia, si solleva, si muove. Il percorso è di circa un chilometro, interrotto da quattro brevi soste per riposarsi e rinfocillarsi. Tutte le luci si spengono mentre la guglia e splendente avanza rasentando i palazzi al ritmo scandito dalla banda musicale. Infine vi è da affrontare l'ardua salita che porta al santuario, è il momento più difficile e rischioso che i portatori intraprendono di corsa, fino a deporre il pesante carico sul sagrato. In quel momento si riaccendono le luci della città e scoppiano gli applausi della folla.
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Carnevale di Ronciglione
Ronciglione (VT)
Carnevale
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La sonora voce del campanone e la cavalcata degli Ussari, con pittoresco carosello in costumi del Settecento, segnano l'avvio ufficiale dei festeggiamenti nelle prime ore del pomeriggio di venerdì. Il re del carnevale, scortato da personaggi in costume, si insedia nel suo ruolo prendendo in consegna le chiavi del paese dalle mani del sindaco. Ha quindi inizio la "corsa a vuoto", detta anticamente la carriera. Schiumanti cavalli berberi non sellati e senza fantino si lanciano al galoppo sfrenato su un percorso di circa un chilometro attraverso le vie cittadine. Sono in tutto quindici, suddivisi in tre gruppi che si sfidano separatamente. Nei giorni seguenti, e soprattutto domenica e martedì grasso, si svolgono le finali delle corse di cavalli; vi sono poi danze in piazza, concorsi mascherati e, molto atteso, il "Gran corso di gala", un'imponente sfilata di carri allegorici. Tra le maschere si aggirano i Nasi Rossi, che indossano una papalina e una camicia da notte femminile, un gran naso di cartapesta e portano in mano un vaso da notte pieno di rigatoni al sugo. Procedono con il passo oscillante degli avvinazzati e interloquiscono scherzosamente con il pubblico offrendo i maccheroni. La sera di martedì grasso prende il via un grandioso saltarello cui partecipano tutti i presenti e infine si dà alle fiamme l'effige di re carnevale dopo un tragicomico funerale.
: www.carnevale-ronciglione.it
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