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Scacchi in costume
Castelnuovo Bormida (AL)
Terzo sabato di luglio
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Secondo una ricostruzione che non manca di fondamenti storici, il grande scacchista cinquecentesco Paolo Boi, detto il "Siracusano", si esibì in partite di alto livello a Castelnuovo Bormida alla corte del marchese Moscheni. A ricordo di quelle antiche partite nel 1985 si decise di riproporre una sfida a scacchi con pezzi viventi che da allora si rinnova ogni anno. Nei mesi precedenti la manifestazione un torneo scacchistico ha il compito di designare i due campioni che poi si sfideranno in piazza. Il giorno della gara un imponente corteo storico vede dapprima sfilare la corte del feudatario in costumi riprodotti con molta cura. Seguono poi le esibizioni di musici, giullari e sbandieratori e la benedizione della scacchiera. I pezzi viventi si muovono sulla scacchiera allestita nel piazzale della Chiesa guidati da un maestro di cerimonia e accompagnati da un suggestivo sottofondo musicale. Il vincitore si guadagnerà un piatto commemorativo dipinto a mano.
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La suggestione del Corteo Storico
Il volteggiare delle Bandiere
L'intensità della Corsa
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Palio di Asti
Asti (AT)
Terza domenica di settembre
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Il Palio di Asti è una tradizione antichissima che da nove secoli si ripropone in tutta la sua grandiosità, una Festa autentica che ha saputo conservare inalterati nel tempo i suoi tratti distintivi, quelle peculiarità che lo caratterizzano e contribuiscono a renderlo uno spettacolo veramente unico…
Il fascino della storia, del medioevo che rivive per le vie della città, tra chiese, torri, palazzi, intatti testimoni dell'epoca in cui Asti splendeva, per la sua ricchezza e vitalità, tra le Città più importanti d'Italia e d'Europa.
La suggestione del Corteo Storico, degli oltre milleduecento personaggi che nei loro preziosi abiti, autentici gioielli di artigianato sartoriale, ripropongono gli episodi più significativi della storia cittadina nel periodo compreso tra il XII e il XV secolo in un quadro rievocativo che, per la fedeltà della ricerca, la cura della realizzazione e la ricchezza dei protagonisti, non ha probabilmente eguali in Italia e nel mondo.
Il solenne incedere del Carroccio, imponente simbolo delle antiche libertà comunali, recante il drappo destinato al vincitore (il Palio vero e proprio, da cui prende origine il nome della Festa), pregiata opera d'arte realizzata ogni anno da un Maestro della pittura contemporanea di fama internazionale.
L'incanto dei suoni e dei colori, delle chiarine squillanti che chiamano a raccolta, oggi come nel medioevo, del rullo di tamburi che cadenza il ritmo della giornata e accompagna il volteggiare delle bandiere, antiche insegne dei partecipanti e al tempo stesso suggestivi frammenti di un magico caleidoscopio che si disegna nel cielo di Asti.
E poi la passione forte, viscerale, dei borghigiani che animano tutto l'anno il tessuto sociale dei Rioni, Borghi e Comuni partecipanti: ventuno distinte comunità territoriali, ognuna caratterizzata dalla propria peculiare storia. Ventuno “popoli”, divisi dalla rivalità ma accomunati dallo stesso spirito, protagonisti della Festa della città. Il loro coinvolgente entusiasmo accende i giorni della vigilia in cui tutta Asti vive un'atmosfera particolare, tra canti, balli e allegri banchetti, coinvolgenti rituali per propiziare la sorte, per affermare il proprio orgoglio di appartenenza, per alimentare, tutti insieme, i propositi di vittoria.
E infine, naturalmente, l'intensità della corsa, delle tre batterie e della finale, quell'irresistibile calamita che fa battere all'unisono migliaia di cuori di pari passo col galoppo incessante dei purosangue lanciati nei tre giri di Piazza. Cento secondi vissuti col fiato sospeso: il tempo brevissimo, e infinito, in cui prendono forma, o svaniscono, i sogni e le speranze di un anno intero. L'arrivo a nerbo alzato è il gesto del trionfo, l'alpha e l'omega di tutte le passioni: in un'indescrivibile altalena di emozioni l'incontenibile gioia dei vincitori si mescola alle lacrime degli sconfitti e mentre un borgo intero esplode di felicità, per gli altri è già tempo di preparare una nuova sfida.
Perché il Palio di Asti è tutto questo: una tradizione, una festa, una sfida che si rinnova giorno dopo giorno, secolo dopo secolo… un'emozione sospesa nel tempo da vivere ogni anno ad Asti, la terza domenica di settembre!
: www.palio.asti.it
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Festa del Pitù
Tonco (AT)
Carnevale
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E' quasi una giostra medievale, ma anche una rappresentazione della più tipica simbologia carnevalesca, con la celebrazione dell'antico rito del testamento degli animali. Il pitù è, infatti, un grosso tacchino portato in piazza su un carretto adorno di frasche e trainato da buoi. Qui viene appeso a un palo da un gruppo di giovani, dopodichè si improvvisa un burlesco processo durante il quale si accusa il pennuto di ogni malefatta. La conclusione inevitabile è una scontata condanna a morte. A questo punto un giovane, che interpreta il notaio, legge il testamento dell'animale infarcito di pungenti riferimenti satirici nei confronti dei concittadini più in vista. Poi comincia la giostra, otto cavalieri in costume si lanciano al galoppo e tentano, con una spada di legno, di staccare la testa al tacchino con un colpo. Un tempo il povero animale era appeso vivo per le zampe e doveva essere ammazzato dai giovani in procinto di partire per la leva, ma oggi è portato in piazza già morto. Si racconta in un paese che in epoca assai remota un dispotico signorotto abbia concesso ai sudditi la più ampia libertà durante la domenica di carnevale. Questi pensarono bene di inscenare questa bizzarra cerimonia durante la quale si decapitava il tacchino, che simboleggiava proprio lo stesso tiranno. Con la morte del tacchino e la distruzione delle sue spoglie secondo le disposizioni testamentarie, si dà il via al brando, una sfrenata danza collettiva sul tipo della monferrina. Si balla, si beve dell'ottimo barbera e si mangiano dolci chiamati "bugie".
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Giostra delle Cento Torri
Alba (CN)
Prima domenica di ottobre
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Detto anche Palio degli Asini, viene conteso non, come nel famoso Palio di Asti, da purosangue e fantini di alto lignaggio, ma da miti somarelli guidati e sospinti da giovani albesi. Il Palio fa da corollario a un appuntamento assolutamente imperdibile per i buongustai, la fiera del tartufo, considerata la più importante al mondo nel suo genere, e rievoca un lontano episodio della guerra tra i comuni di Asti e di Alba. Si narra che il giorno di san Lorenzo del 1275, gli astigiani tenevano in assedio Alba e, certi di avere la vittoria in pugno, corsero per scherno un Palio sotto le mura della città proprio nella ricorrenza del patrono di Alba, quasi a sancire l'annessione della città. Gli albesi risposero celebrando immediatamente il loro Palio dentro le mura ma, non avendo più cavalli, che avevano sacrificato in mancanza di altro cibo, corsero in sella agli asini. Nel 1932 Asti, in segno di tardiva riconciliazione, invitò gli antichi nemici a partecipare con un cavallo alla sua corsa, ma poi all'ultimo momento ritirò l'invito senza spiegazioni. Fu così che gli albesi decisero di riesumare quel beffardo Palio che così divenne l'attuale giostra delle Cento Torri. La corsa ha luogo nel vastissimo cortile di un convento e vi partecipano i rappresentanti dei sette borghi cittadini. La manifestazione è preceduta da una cerimonia che serve a decretare l'investitura del podestà. Segue la sfilata in costume nelle vie del centro storico che conserva ancora quasi intatto l'aspetto di borgo medioevale. La figura principale del corteo è la signora di Santa Rosalia, una castellana probabilmente mai fisicamente esistita, che indossa abiti bianco-rossi, gli stessi colori dello stemma civico. La contrada vincitrice avrà l'onore di scegliere tra le sue ragazze più belle quella che impersonerà la signora l'anno successivo. Il vincitore della divertente corsa, tutta ragli, calci e impuntature, riceverà un magnifico gonfalone magistralmente ricamato dalle monache di clausura della Beata Margherita di Savoia, mentre l'ultimo sarà ironicamente premiato con un'inchioda (acciuga) con insalata. Artisti di strada e giocolieri, cantastorie e figuranti che rappresentano antichi mestieri si esibiscono qua e là nei crocicchi e nelle piazze. Immancabili gli sbandieratori che, al suono di trombe e tamburi, lanciano i loro stendardi colorati tra l'ammirazione degli spettatori comodamente seduti su un'area capace di diecimila posti.
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Battaglia delle Arance
Ivrea (TO)
Carnevale
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Il giorno della battaglia è il più importante del carnevale di Ivrea che si apre ufficialmente il 6 gennaio, con una banda di pifferai vestiti di rosso che suonano musiche antichissime, tramandate di padre in figlio, su strumenti intagliati a mano.
La tradizione fa discendere il "getto" delle arance da quello dei fagioli che era tradizione medievale. Nel giorno dell´Assunta il feudatario concedeva al popolo l'uso gratis del forno, regalando anche alle famiglie una pentola piena di fagioli. Un regalo che non bastava per far dimenticare il suo brutto governo per il resto dell'anno. Così una volta i popolani gettarono i fagioli per le vie in segno di protesta: Il gesto divenne un' usanza carnevalesca, dapprima coi fagioli, poi con le arance.
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Festa di San Giorgio
Caresana (VC)
23 aprile
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I protagonisti della festa sono i buoi, i quali sono impegnati a correre un Palio la cui istituzione risalirebbe al 1640 (ma vi è anche chi giunge a retrodatare questo avvenimento fino al 1236), quando gli abitanti fecero un voto durante un'epidemia di peste. Nella mattinata si svolge una processione in cui San Giorgio è fiancheggiato da paggetti in costume. Il corteo, in cui hanno parte carri trainati da buoi parati a festa, va dalla parrocchiale alla chiesetta dedicata al santo guerriero, dove si celebra una messa al termine della quale si distribuisce il pane benedetto a tutte le famiglie del paese. Al momento del Sanctus suona la campana della chiesetta e in quell'istante i carri compiono tre giri attorno al tempio. A mezzogiorno ha luogo la gara vera e propria, quattro coppie di buoi inghirlandati di lillà e adorni di nastri rossi e bianchi si lanciano su un breve percorso trainando ciascuna un carro fra l'acceso tifo dei paesani. Al termine i carri si dirigono verso il Municipio, dove a ogni conducente si offre una focaccia benedetta, mentre al vincitore spetta l'onore di portare una bandierina con l'immagine del santo sul timone del suo carro.
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Sagra del polentonissimo
Monastero Bormida (AT)
Prima domenica di marzo
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Sul piazzale del Castello medievale di Monastero si prepara una gigantesca polenta del peso di dieci quintali, condita con un'enorme quantità di salsicce e salami, oltre a una frittata di cipolle di 40 chili. Il tutto è innaffiato dal buon vino di produzione locale. Già dalle prime luci dell'alba si provvede ad accendere un grosso fuoco e in un enorme paiolo si mette a cuocere la polenta, rimestolandola con pazienza e abilità per molte ore. Alle tre del pomeriggio tre squilli di tromba danno il via allo scodellamento della fumante vivanda dorata. La manifestazione ricorda la munificenza del marchese Della Rovere che, in un anno di terribile carestia nel XV secolo, sfamò un gruppo di calderai bloccati dalla neve distribuendo loro granoturco, uova e cipolle. La degustazione di polenta e frittata è gratuita ed è preceduta da una carri allegorici e dall'esibizione di gruppi folkloristici.
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La squadra dei cuochi
La grande abbuffata
La Trippa di Muncalè
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Sagra della Trippa
Passerano Marmorito (AT)
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3ª SAGRA DELLA TRIPPA
Domenica 22 0ttobre 2006 la locale Pro Loco presenta:
La «TRIPPA 'D MUNCALÈ» tutta da scoprire e gustare con Minestra di Trippa, Spezzatino di Trippa e Salame di Trippa!
E poi fusilli alla boscaiola, moltissimi antipasti tipici piemontesi (lingua in salsa, robiola al miele e tartufo, salumi misti,crostone al lardo...), patatine, panini, torte fatte in casa , cioccolata calda e uno stupendo panorama sulle colline artigiane, comodamente seduti sotto l’antica Ala (mercato). Servizio bar.
Per le vie del paese e nel centro storico, dalle ore 10.00, antichi mestieri, «Mercatino di artigianato, prodotti locali e non solo»; esposizione macchine agricole, trattori d’epoca, macchine e moto d’epoca, i nostri animali da cortile (conigli, asini, capre…) per farli conoscere ai più piccini; in mattinata e nel pomeriggio il gruppo storico Signori di Rivalba di Castelnuovo Don Bosco, il gruppo storico 1º Lancia di Castagnole delle Lanze e gli sbandieratori del rione San Silvestro di Asti si esibiranno per il paese. Area attrezzata per giochi bambini aperta tutto il giorno.
* laura.topolino@inwind.it
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Festa dei Nocciolini
Chivasso (TO)
Ultima domenica di giugno
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Festa che si svolge per le vie del centro in onore dei nocciolini, piccolissimi amaretti in vendita in numerosi negozi di Chivasso.
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Gruppo Folkloristico "MANGHÎN e MANGHINA"
Via Matteotti, 14 Galliate (NO)
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Sorto nel 1971 ad opera di appassionati al folklore ed alle tradizioni popolari, ha iniziato la propria attività ricercando usi e costumi dell'epoca settecentesca per riproporli e mantenere così viva una tradizione, altrimenti destinata a scomparire. Il Gruppo prende nome da due tipici personaggi galliatesi, ed indossa il costume anticamente usato nei giorni di festa dagli abitanti di Galliate, terra antichissima che nel nome denuncia la sua origine celtica. Manghîn e Manghina (il corrispondente italiano di Domenico e Domenica) rappresentano due contadini che, pur nella loro scarsa cultura, trapelano arguzia e scaltrezza, doti della buona gente di un tempo in cui tutto era genuino.
* info@manghinemanghina.it : www.manghinemanghina.it
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Sacra rappresentazione
Romagnano Sesia (NO)
Venerdì Santo
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Romagnano in questi giorni si trasforma nell'antica Gerusalemme. Trecento personaggi in costume rivivono il dramma del Calvario tra l'intensa partecipazione popolare, secondo una tradizione che risale al Seicento e si rifà agli stilemi dell'antico teatro religioso popolare. Qui la sacra rappresentazione si avvale dell'apporto di dialoghi, musiche e coreografie che contribuiscono ad elevarne il fascino e la presa emotiva. La processione serale è aperta dal comandante dei legionari, seguono la croce, gli apostoli, la corte di Erode, la banda musicale, la Vergine Maria e infine la massa dei figuranti. In piazza o nei parchi cittadini si rappresentano poi i vari quadri del dramma sacro.
* venerdisanto@venerdisanto.org : www.venerdisanto.org
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Gli "Spadonari"
Giaglione (TO)
22 Gennaio
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La festa qui si svolge in onore del patrono san Vincenzo di Saragozza. Al termine della funzione religiosa l'intero paese si raccoglie sul sagrato per assistere a una curiosa "danza delle spade". Il gruppo degli "spadonari" è formato da quattro robusti giovani che, accompagnati dalla banda musicale, eseguono un certo numero di figure e movimenti coreografici maneggiando abilmente delle spade. Essi indossano camicia e guanti bianchi, pantaloni blu, un vivace corpetto con frange, decorazioni e ricami, un grembiulino e un variopinto copricapo ovale ornato di fiori, frutti e nastri colorati. Usano spadoni lunghi circa 130 centimetri che tengono con entrambe le mani. La danza si svolge nel cortile della chiesa, i giovani formano un gruppo che poi si scioglie, intrecciano e urtano le spade l'una contro l'altra, poi le lanciano in aria e le riafferrano al volo con destrezza. L'arrivo in piazza per l'esibizione, e poi la partenza dalla stessa, avvengono a passo ritmico e le spade sono mosse con grazia solenne. Dietro la banda procede una ragazza che sostiene il bran, una intelaiatura di legno alta un paio di metri sovraccarica di addobbi e decorazioni, fiocchi e nastri colorati con al centro un grosso pane che poi viene spezzato e distribuito tra i presenti. Dietro di lei vi sono le priore, un gruppo di sei donne che presiedono le manifestazioni pubbliche e indossano i costumi tradizionali savoiardi. Vari sono stati i tentativi d'interpretazione di questa danza (che in forme simili si ripete anche a Venaus e a San Giorio di Susa, ma che tuttavia è diffusa anche in altre aree), si è sostenuto che sia stata originata da una vendetta nei confronti di un feudatario tirannico e libidinoso, o anche che possa essere collegata a riti di fertilità. Secondo altri l'origine va ricercata nella tradizione bellica dei celti. La danza è spesso ripetuta in altri periodi dell'anno: la domenica successiva dal 22 gennaio, il giorno del Corpus Domini, il 7 ottobre e il 22 novembre.
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La Lachera
Rocca Grimalda (AL)
La penultima domenica di carnevale
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Si narra che, verso la fine del Duecento, un giovane sposo di Rocca Grimalda riuscì a sollevare il popolo contro il tirannico Isnardo Malaspina che pretendeva di esercitare lo jus primae noctis sulle poste del feudo. Durante il corteo nunziale, aiutato da un gruppo di amici, non solo si oppose agli sgherri incaricati di rapire la sposa, ma uccise anche il feudatario, ponendo da allora fine all'assurdo privilegio. Come si vede, la storia è simile a quella che si racconta a Ivrea, cambiando solo la data e il nome del pretenzioso feudatario. Oggigiorno quella storia viene riproposta dalla Lachera, un corteo nunziale in costume che attraversa l'antico borgo tra schiocchi di frusta, sventolio di nastri multicolori e allegre musichette. Il rito si innerva di simbolismi molteplici e di non immediata comprensione: gli zuavi fanno roteare le loro spade, i lacheri vestiti di bianco portano sul capo alte mitre infiorate e compiono improvvisi balzi, i trappolini fanno vibrare i loro staffilli e risuonare i sonagli di cui sono ricoperti i loro bizzarri costumi
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La Bahio
Sampeyre (CN)
Ogni 5 anni dal 6 gennaio al giovedì grasso
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Cade nel periodo di carnevale per una semplice coincidenza cronologica, ma è ben più di una mascherata questo evento della Val Varraita (qui gli abitanti sono di lingua e cultura occidentale) che si rifà a un millenario copione affidato interamente a interpreti maschili. Si svolge in genere ogni cinque anni il giovedì grasso e le due domeniche precedenti. Si narra che all'epoca di Carlo Magno la popolazione abbia respinto alcune bande di saraceni, e in ricordo di questa vittoria decine di personaggi sfilano e danzano indossando bellissimi costumi realizzati appositamente dalle donne del paese, che assolvono così l'unico compito loro spettante in questa festa. Essi indossano costumi fantasiosi, dove appaiono anche divise d'inspirazione napoleonica, sfilano soldati, ufficiali, cavalieri, tamburini. Vi sono poi le sarazine, bambine che all'epoca della rivolta, agitando fazzoletti bianchi, segnalavano gli appostamenti nemici, le segnourine, impersonate da ragazzi che indossano sottane e camiciole bianche, i greci dalle lunghe pipe, i morou, già prigionieri dei saraceni, i sapeur (zappatori), che avevano il compito di liberare le strade dagli ostacoli. Seguono gli scarliniè, che portano bastoni ornati con nastri e campanelli, i segnuri (signori) e infine gli espus (sposi), il Vecchio e la Vecchia che festeggiano la vittoria. Vi sono poi gli abbà, che organizzano e dirigono il corteo. Un gruppo di violinisti e fisarmonici suona allegre musichette per cadenzare la marcia e le danze. Oltre al riferimento storico, vi è anche un indubbio collegamento con il carnevale, e una spia ne è l'inquietante presenza di Arlechin, un personaggio vestito di stracci multicolori e con il cappello ornato di conchiglie che spaventa la folla con uno scoiattolo imbalsamato per obbligarla ad indietreggiare. Vi è anche un tipico processo carnevalesco il cui protagonista è il tezourié (il tesoriere). Questi finge di fuggire con la cassa, ma viene catturato e condannato. Prima dell'esecuzione detta un burlesco testamento, alludendo maliziosamente ad eventi della cronaca paesana, a scandali e a soprusi degli amministratori. Si tratta di una sorta d'esame di coscienza collettivo che spesso poi sfocierà nella richiesta della grazia da parte delle segnourine.
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Alcuni figuranti del gruppo storico medievale
Gli sbandieratori all'opera
Nelle corti ed agli angoli di strada: antichi mestieri e vecchie abitudini casalinghe
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Festa delle Idi di Maggio
Oglianico (TO)
Dal 1° Maggio alla seconda domenica di Maggio
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La Rievocazione Storica, detta Festa delle Idi di maggio, è il frutto di approfondite ricerche sugli usi e costumi medievali.
Un viaggio sulle ali del tempo, un curiosare discreto nella vita di tutti i giorni, in un giorno qualunque del 1300, per riproporre all'attenzione dei visitatori abitudini, arti, giochi e mestieri di un tempo.
Il turista che giunge ad Oglianico nel periodo delle Idi di maggio, nel vedere gli artigiani al lavoro, impara con gli occhi la magia della creazione...
Questa è la rievocazione Storica di Oglianico, o meglio quello che si racconta di essa. Tutto il resto occorre viverlo. Sprazzi di aggregazione e di festa che ricreano la tradizione, con uno spirito semplice e genuino.
La ricca serie di manifestazioni inizia col Calendimaggio, il 1° Maggio, con la presentazione dei personaggi storici che si rifanno agli Statuti della Comunità datati 1352, e termina, in un crescendo di iniziative, con le Idi di Maggio, la seconda domenica di Maggio, con la magnifica Sagra Medievale: scene di vita, attività contadine, artigianali e commerciali del sec. XIV.
Leggi il Programma 2006
* info@prolocooglianico.it : www.prolocooglianico.it
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La Mugnaia
Rogo degli Scarli
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Carnevale Storico
Ivrea (TO)
Carnevale
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Il Carnevale di Ivrea è fra i più coinvolgenti, reso unico dalla Battaglia delle Arance, agguerrita sfida tra lanciatori a piedi e sui carri, tutti in costume, che si svolge nelle piazze e nelle strade cittadine. Il riferimento storico-leggendario si fa risalire a una insurrezione del 1194 contro il marchese Ranieri di Biandrate, tiranno libertino e fautore di Federico Barbarossa. Questi avrebbe fatto rapire, il giorno stesso in cui stava per andare sposa, Violetta, la bella figlia di un mugnaio. L'ira popolare scaturita da questo odioso episodio portò l'intero paese non solo a mobilitarsi per liberare la giovane, ma anche a ribellarsi contro gli innumerevoli soprusi fino ad allora patiti a opera del marchese. Durante i giorni del carnevale tutti, turisti e abitanti, sono "costretti" a portare il berrettino frigio di colore rosso, pena l'essere presi di mira dai lanciatori di arance. Il via ai festeggiamenti è dato la mattina del 6 gennaio da pifferi e tamburi che salutano l'elezione del nuovo Generale. Poi, la sera di sabato grasso, è la volta della sua compagna, la bella Mugnaia, eroina d'ispirazione risorgimentale. Essi sono i signori del carnevale eporediese, eletti ogni anno fra i cittadini più in vista. Per la coppia e per il loro variopinto seguito composto da Abbà (i fanciulli rappresentanti i cinque rioni cittadini), vivandiere, ufficiali dello Stato Maggiore, podestà e consoli, gli appuntamenti in calendario sono numerosi: brindisi e intermezzi gastronomici, sfilate in costume e veglie danzanti. Infine, la domenica di carnevale, si tiene una fagiolata di beneficenza e il primo scontro a colpi di agrumi. La vivace contesa prosegue lunedì e si conclude martedì grasso con la premiazione delle migliori squadre. Si affrontano gli equipaggi dei carri e squadre di lanciatori a piedi che si scagliano gli uni contro gli altri tonnellate di arance. In serata il rogo degli scarli (lunghe pertiche di legno ricoperte di erica) funge da atto finale della manifestazione, chiusa da meste marce di pifferi e tamburini. Una breve coda si ha il mercoledì delle ceneri nel rione Borghetto, con distribuzione quaresimale di polenta e merluzzo, mentre le arance spiaccicate per terra attendono di essere raccolte dai pazienti netturbini.
* info@carnevalediivrea.it : www.carnevalediivrea.it
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Le maschere del Carnevale di Borgosesia: Gin Fiammàa e Peru Magunella
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Mèrcu scüròt
Borgosesia (VC)
Giorno dopo Carnevale
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Da oltre un secolo a Borgosesia si prolungano di un giorno i festeggiamenti per il carnevale, celebrando il mèrcu scüròt (mercoledì oscuro, ovvero, secondo alcuni, annebbiato per il troppo bere). Si narra che il mercoledì delle Ceneri del 1854 un alsaziano, capo tintore di una filatura, ancora sotto l'effetto delle bevute carnevalesche e incapace di rendersi conto che la festa era finita, si sia messo a ballare e cantare per le strade indossando un frac. In un battibaleno la gente del posto lo seguì e fu organizzato un corteo funebre in onore del defunto carnevale con frequenti soste nelle osterie della zona. Da allora ogni anno la festa si è ripetuta, nonostante vari tentativi di bloccarla da parte delle autorità ecclesiastiche. Al suo centro vi sono due curiose maschere chiamate Perù Mugunèla e la sua compagna Gin Fiammàa. Lui indossa pantaloni verdi, giacca rossa e una camicia bianca e rappresenterebbe lo spirito di rivolta verso gli invasori napoleonici ed è colui che legge il buffonesco testamento del carnevale dove avvenimenti e personaggi sono presi in giro in chiave satirica nel colorito dialetto locale, Giunge poi il momento della distribuzione del cassul, una sorta di mestolo di legno, a tutti coloro che per l'occasione indossano il frac, un mantello a ruota, il cilindro e vistosi papillon di organza bianca. Costoro hanno diritto di bere in tutte le osterie (piole) e di mangiare gratuitamente la trippa con i cavoli che viene cotta in grandi paioli di rame. Nella serata una schiera di ragazzi dà fuoco a un fantoccio posto su un carretto che simboleggia l'inverno.
* info@carnevalediborgosesia.it : www.carnevalediborgosesia.it
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