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D.O.P.
Mozzarella di Bufala Campana
Zona Tipica: Province di Caserta e Salerno e parte delle province di Benevento, Napoli, Frosinone, Latina e Roma

Fra i primi prodotti italiani ad ottenere dalla Commissione UE la registrazione quale Denominazione di Origine Protetta (DOP), fin dal maggio del ’96, la mozzarella è un formaggio fresco a pasta filata, con sfoglie sottili, con crosta molto sottile e lucente di colore bianco porcellanato, fresco e fragrante, dal profumo di fermenti lattici vivi del latte intero di bufala, che ne determina il gusto caratteristico. La produzione annua complessiva è di circa 150.000 quintali, per un valore di oltre 350 miliardi; 15.000 quintali sono destinati all’esportazione.

: www.mozzarelladop.it


I.G.P.
Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale
Zona Tipica: Dorsale appenninica del Centro-Italia.

La carne di Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale è prodotta da bovini, maschi e femmine, di pura razza Chianina, Marchigiana, Romagnola, di età compresa tra i 12 e i 24 mesi.



Foto d'epoca di un pastificio gragnanese



Paccheri di Gragnano
Pasta di Gragnano
Zona Tipica: Gragnano (NA)

Gragnano è definita la Città dei Maccheroni grazie alle condizioni microclimatiche ed alle conoscenze professionali tramandate di padre in figlio. Famosa nel mondo per la qualità dei sui maccheroni fin dall'inizio dell' 800 quando si contavano oltre 70 pastifici. Partendo ancora oggi, dalla semola ottenuta dai grani duri più adatti al tipo di processo produttivo e dopo l' impasto con acqua (dalle sorgenti delle pendici del Monte Faito) e la trafila al bronzo (per avere la necessaria rugosità superficiale), è l' essiccazione la fase produttiva responsabile in massima parte della qualità finale della pasta ed in particolarità del sapore che la rende subito riconoscibile al gusto. Necessario per la sua conservazione, che la pasta "matura lentamente" grazie ad un' attività batterica tanto più rigogliosa quanto più blando è il trattamento termico a cui viene sottoposta e quindi quanto più lungo è il tempo di essiccazione: avvengono processi di fermentazione che danno origine, fra le altre sostanze, ad acidi organici (in particolare acido lattico) e composi aromatici, il cui riconoscimento, all' analisi sensoriale, ci consente di distinguere ed apprezzare la pasta artigianale.


Alici di Menaica
Zona Tipica: Pisciotta (SA)

La pesca delle alici, quella fatta ancora con la menaica (tradizionale rete derivante) e la menaide (piccolo gozzo a remi), è sopravvissuta soltanto a Pisciotta, in provincia di Salerno. I pescatori escono la notte e all'alba le loro donne puliscono immediatamente le alici e le dispongono sotto sale nei vasetti di terracotta. Sia la pesca che la salagione sono tecniche antichissime, profondamente legate alla tradizione di questo piccolo borgo medioevale della costa cilentana ma, anche qui, sono rimasti in pochi a conoscerle e conservarle.



I.G.P.
Nocciola di Giffoni
Zona Tipica: Valle dell'Irno e Monti Picentini (SA)

La Nocciola Tonda di Giffoni è una delle varietà italiane più pregiate per le caratteristiche del seme di forma rotondeggiante e con polpa bianca, consistente e aromatica, e per la pellicola interna (perisperma) facilmente staccabile. È una cultivar medio-precoce: la raccolta inizia solitamente già dalla terza decade di agosto. È particolarmente adatta alla trasformazione industriale; resiste bene alla tostatura, calibratura e pelatura, dando prodotti (pasta, granella, nocciole intere) di ottima qualità, utilizzati soprattutto per produzioni dolciarie di pregio.



I.G.P.
Pomodoro San Marzano dell'Agro Sarnese-Nocerino
Zona Tipica: Agro Nocerino-Sarnese e parte dell'Agro Nolano e della Provincia di Avellino

La pianta da cui deriva questo pomodoro deve avere fogliame ben ricoprente le bacche, maturazione scalare e bacche acerbe con “spalla verde”. La bacca del prodotto fresco idoneo alla pelatura deve essere prevalentemente biloba a forma allungata parallelepipeda tipica, con lunghezza di circa 60-80 cm., non deve presentare peduncolo, deve essere del colore rosso tipico della varietà.

: www.consorziosanmarzano.it

Lacryma Christi del Vesuvio
Lacryma Christi del Vesuvio
Zona Tipica: Pendici del Vesuvio

Vini nati sui declivi del Vesuvio. Il nome è derivato dalla leggenda che Dio, riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo asportato da Lucifero, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del Lacryma Christi.
Vino dalla forza magra e delicata che sfuma in aromi di erbe selvatiche.



Mustaccioli
Zona Tipica: Campania

Hanno la forma di un rombo e sono totalmente ricoperti di finissimo cioccolato.


Roccocò
Zona Tipica: Campania

Dolce tipico del periodo natalizio composto da farina, zucchero, mandorle, frutta candita e cacao. Essendo di pasta dura, lo si può gustare bagnato nel vermouth, nello spumante, o addirittura nel vino bianco.


Babà
Zona Tipica: Provincia di Napoli

Dolce imbevuto di rhum ormai nella tradizione napoletana ma di origini più lontane: il re Stanislao Leszczynsky di Polonia, suocero di Luigi XV di Francia esiliato in Lorena dopo la sconfitta nella guerra di successione polacca del 1733-38, cercò di migliorare il dolce tipico lorenese, il "Kugelhupf", imbevendolo di rhum e lo chiamò Alì Babà perché era un appassionato delle "Mille e una notte". Il dolce arrivò a Napoli al seguito dei Borboni, perdendo per strada la prima parte del nome.


Struffoli
Zona Tipica: Provincia di Napoli

Composti da palline di farina, zucchero e anice, ricoperte da miele e confetti vari. La tradizione li fa risalire alla fondazione di Partenope. Venivano preparati nei Conventi, dalle Suore di vari Ordini, e portati in dono alle famiglie dei nobili più caritatevoli. Era un dolce di rito nei grandi banchetti natalizi. Qualcuno vorrebbe attribuire agli struffoli qualità afrodisiache.


I presepi di San Gregorio Armeno
Zona Tipica: Via San Gregorio Armeno
Napoli (NA)

Tradizionalmente la Via di San Gregorio Armeno, nel pieno centro di Napoli, rappresenta il punto di riferimento per chi ama il presepe. Le statuine presenti sono diverse per dimensioni e pregio e raffigurano, oltre i tipici personaggi del presepe napoletano, i personaggi della cultura contemporanea napoletana e italiana (Totò è ancora il più rappresentato). Negli ultimi anni si è molto ampliata anche l'offerta di accessori spesso estremamente accurati, realizzati a partire da oggetti quotidiani che diventano i componenti di un'architettura fantastica ma perfettamente rispondente alle tradizioni. Sono presenti anche tutti gli attrezzi ed i materiali per chi il presepe lo costruisce da sé, dal sughero alle foglie secche, alle teste ai corpi delle statuine ancora da realizzare, e non mancano gli elementi tecnologici, come i giochi d'acqua e i finti fuochi.


Castagnette
Zona Tipica: Campania

Più piccole delle nacchere spagnole, in legno di ulivo e faggio.


Tammuriello o Tamburello Napoletano
Zona Tipica: Campania

Piccolo tamburo munito di sonagli, che emette un tintinnìo se viene semplicemente agitato, o un suono frammisto se viene colpito con la mano. il diametro e l'altezza dell'asse sono minori rispetto alla tammorra; coi sonagli lavorati in ottone o lamierino per una sonorità più leggera, viene percosso con la mano aperta.


Putipù
Zona Tipica: Provincia di Napoli

Il putipù - detto anche “caccavella” o “cupa-cupa”- è un tamburo a frizione, in quanto il suono viene ottenuto sfregando con una pezzuola imbevuta di acqua un’asta fissata al centro della membrana di pelle del tamburo (quest’ultimo, formato da un recipiente qualsiasi avente funzione di cassa armonica). Il suono cupo e grottesco, ha dato luogo alle varie sue denominazioni di chiaro significato onomatopeico. Il putipù ha funzione rituale e viene suonato in determinate occasioni “cerimoniali” del calendario agricolo invernale: Capodanno, Carnevale, settimana santa. In queste occasioni, presso le comunità agro - pastorali, gruppi di cantori e suonatori questuanti girano per le case del paese e nella campagna porgendo gli auguri e chiedendo in cambio dono alimentare.Questo strumento trova impiego anche nell’accompagnamento della “tarantella”,della “tammurriata”, del canto e nelle feste di Piedigrotta.


Scetavajasse
Zona Tipica: Provincia di Napoli

Strumento composto da due bastoni di legno: uno liscio, generalmente arrotondato, si impugna con la mano sinistra ad una estremità, poggiandone l’altra sulla spalla o sul petto; l’altro, dentellato (tipo onde marine più o meno accentuate o a denti di sega) su circa 2/3 della lunghezza, generalmente a forma squadrata, si impugna con la mano destra (come se fosse un archetto di violino) e si sfrega con forza sul primo. Il bastone dentellato ha dei piattini di latta fissati superiormente.

Usato da solo (nelle melodie di ispirazione marinara), si ottenevano, con lo scuotimento dei piattini, atmosfere suggestive evocanti le onde del mare.
Entrambi i bastoni sono ornati con vivaci nastrini colorati e, a volte, con lavori d’intarsio e piccole sculture.



Carte da Gioco Napoletane
Zona Tipica: Napoli e Italia meridionale

Mazzo composto da 40 carte che ha raggiunto l'aspetto attuale forse nella seconda metà dell'800; la pettinatura e i grossi baffi che portano molti personaggi (soprattutto i re) era tipica di quegli anni. I Denari hanno un motivo a stella, con minuscole facce su ciascuno dei segni; sull'asso appare un'aquila a due teste (in tutti gli altri stili meridionali è a testa singola). Sul 3 di Bastoni appare una faccia baffuta, il 5 di Spade mostra scene da una semina; il cavallo dello stesso seme è un Moro, che indossa un turbante e tiene in mano una scimitarra. Il mazzo è a testa singola.


Strummolo
Zona Tipica: Campania e in tutto il Meridione, dove può essere conosciuto con altri nomi.

Piccola trottola di legno che girava su una punta di acciaio e veniva fatta roteare con l'aiuto di una funicella. La sua forma era quella classica di quasi tutte le trottole, quindi una specie di cono con il vertice in basso, sormontato da una calotta più o meno semisferica. Da questa parte superiore sporgeva spesso una piccola protuberanza simile a quelle che si vedevano sui carusielli (salvadanai di terracotta) e forse proprio per questo chiamata carusella. Alcuni turnieri (tornitori), lavorando di solito su vecchi torni a pedale, realizzavano anche degli strummoli con due o tre caruselle, ma in commercio si trovavano pure quelli semplicissimi con la parte superiore liscia.

Solitamente erano usati legni semiduri di provenienza locale e quindi economici; il più usato era il limone, ma si lavorava anche l'olivo e 'o cierco (la quercia). Terminata la tornitura si praticava un piccolo foro nella parte inferiore e lì si infiggeva e poi si troncava un chiodo d'acciaio, lasciandone fuori un centimetro o poco più, e infine lo si appuntiva con la mola.



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