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DATI TERRITORIO
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CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
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LU
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Regione: Toscana
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Provincia: Lucca
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Popolazione: 1.890
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Altitudine: 545 metri slm
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Zona Climatica: E
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Latitudine: 44° 08' 52" N
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Longitudine: 10° 24' 36" E
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PERNOTTAMENTO
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CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
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LU
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Il Casone
Casone di Profecchia
55033 Castiglione di Garfagnana (LU)
( 0583/649028 FAX 0583/649048
: www.hotelilcasone.com
Albergo Ristorante Bar
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MUSEI & MONUMENTI
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CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
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LU
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Museo Etnografico Provinciale Don Luigi Pellegrini
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Museo Etnografico Provinciale Don Luigi Pellegrini
Via del Voltone, 14 - San Pellegrino in Alpe Castiglione di Garfagnana (LU)
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La raccolta, allestita nel 1968 dal parroco don Luigi Pellegrini, ha sede nell'antico ospizio per viandanti, edificato forse nell'XI secolo, attivo con funzioni diverse almeno fino al Seicento. Custodisce oltre tremila tra strumenti di lavoro agricolo, artigianale e pastorale e oggetti di vita quotidiana provenienti dalla circostante area appenninica.
Chiuso lunedì Orario 15 giugno-15 settembre: martedì-domenica 9.30-13.00, 14.30-19.00. 16 settembre-14 giugno: martedì-domenica 9.00-12.00, 14.00-17.00
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Informazioni: ( 0583649072
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MITI & LEGGENDE
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CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
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LU
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Il Santo che abitava in un faggio
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Il Santo che abitava in un faggio
Castiglione di Garfagnana (LU)
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Il viottolo era ripido, ingombro di sterpi e di ciottoli. Che fatica salire con quell'enorme sasso tra le braccia! Nandino non ne poteva proprio più. Quanto mai non aveva preso uno di quei sassetti, che si possono tenere in tasca! Va bene che era una penitenza, ma con quel caldo, con quella salita… - Ehi, Ricuccio, ne abbiamo ancora per tanto? - chiese al cugino che gli camminava davanti. Quella mattina, di buon'ora, era stato uno scherzo avviarsi. L'aria era fresca e gli alberi, sulle loro teste, facevano una bella ombra. A mano a mano, però, che il sole si era alzato e il caldo aveva cominciato a fiaccar le gambe, i passi erano diventati lenti, faticosi, e il peso del sasso addirittura insopportabile. - Bè, non saprei… -, rispose Ricuccio, dopo un po’, fermandosi per riprender fiato. - Guarda un po’... Alzarono gli occhi lungo tutta la fiancata del monte: in cima, bianco e aguzzo, spiccava il campanile della chiesa. Era lassù che dovevano arrivare: alla Chiesa del Pellegrino. E là, finalmente, avrebbero potuto depositare la pietra trasportata per tutta l'altezza della montagna, come penitenza per i peccati commessi. Si snodava davanti a loro una lunga fila di persone e ciascuna, donna, uomo, o fanciullo, portava la propria pietra. - Ehi, voi, ci muoviamo? - disse qualcuno alle spalle di Ricuccio. I due ragazzi ripresero lentamente a salire. Che bello quando, al ritorno, avrebbero potuto godersi l'ombra dei noccioli e il fresco dei prati!
Forse Nandino e Ricuccio non sapevano che quel loro pellegrinaggio si ripete da mille anni. Forse non sapevano che per mille anni, pellegrini di ogni paese si erano inerpicati per quel viottolo e per altri viottoli della «Gran Selva» con lo scopo di raggiungere la cima della montagna dove, in un faggio, appunto mille anni fa, viveva un re. Era venuto dalla lontana Scozia, dove aveva lasciato il suo regno, il suo trono a cavallo di un delfino, aveva raggiunto l'Italia. Dopo aver peregrinato un po’ qua e un po’ là, si era finalmente rifugiato in quella parte dell'Appennino Tosco-Emiliano. Non aveva fissa dimora; la sua umiltà, il suo spirito di adattamento gli consentìvano di riposare ovunque si trovasse e cibarsi di cardi selvatici. Ammansiva le belve, curava gli infermi, aiutava chi era più misero di lui. E i popoli di quelle montagne, che accorrevano a lui per qualsiasi bisogno, ben presto lo santificarono, chiamandolo San Pellegrino. Il Santo ebbe dei seguaci tra cui, il più fedele, fu San Bianco. Insieme, San Pellegrino e San Bianco proteggevano i viaggiatori, che a quell'epoca correvano pericoli di ogni sorta. Ed era gran conforto, per chi doveva muoversi da una località all'altra, sapere di poter fare affidamento sui due buoni Santi! San Pellegrino visse così fino a cent'anni quasi. Poi improvvisamente non si seppe più nulla di lui e non se ne sentì più parlare. Poi un giorno una donnetta lo trovò morto, rinsecchito e incartapecorito, sulle falde del monte, adagiato su un giaciglio di foglie. Questa donnetta del Frignano insieme al marito, lo seppellì e, scelti due lunghi rami di faggio, i più dritti, li legò insieme per farne una croce da porre sul piccolo tumulto. Una lunga vita svolta tutta per il bene con un amore profondo e caritatevole per il prossimo, finiva così, sotto le braccia di una croce improvvisa.
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