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     DATI TERRITORIO     RENON  BZ 
 Regione: Trentino A. A.   Provincia: Bolzano 
 Altre Lingue: Tedesco   Toponimo: Ritten 
 Popolazione: 6.993   Altitudine: 1154 metri slm  Zona Climatica: F
  Latitudine: 46° 32' 09" N    Longitudine: 11° 27' 52" E 
 
     MUSEI & MONUMENTI     RENON  BZ 

Museo dell'Apicoltura
Museo dell'Apicoltura
Via Costalovara 15 - Costalovara/Wolfsgruben
Renon (BZ)
Ubicato in un maso del XIV secolo, il museo illustra le tecniche usate nell'apicoltura, fornendo dimostrazioni pratiche.

Orario Aprile-ottobre: lunedì-domenica 10.00-18.00

Informazioni: ( 0471345350


     MITI & LEGGENDE     RENON  BZ 
Le Piramidi del Renon
Le Piramidi del Renon
Renon (BZ)

A Longomoso viveva, una volta, un ricco contadino, che aveva un unico figlio di nome Franz.
Il contadino era uomo dabbene, onesto e laborioso. Il figlio era tutto il contrario; scioperato, dissipatore, aveva in dispregio la religione e le cose sante. Insensibile ed arido di cuore, a nulla servivano gli accorati ammonimenti del padre, né lo commovevano le silenziose lacrime materne.
Contadino, figlio di contadini, non sentiva l'amore alla terra, quell'amore, quell'attaccamento, che converte in gioia il pur duro e faticoso lavoro dei campi. Di rado, infatti, lo si vedeva con la zappa, con la vanga, con la falce in mano; a questi strumenti, Franz preferiva i birilli, il mazzo delle carte da giuoco, il bicchiere di vino all'osteria in compagnia di amici scioperati e perditempo pari suoi.
Ma venne un giorno che tutti questi spassi gli vennero in uggia; bisognava cercare qualche altro modo di divertirsi, qualcosa di nuovo e, dopo averci pensato, decise di andare in giro per il mondo.
Avrebbe viaggiato per terra e per mare, avrebbe visto terre nuove, città splendide dove avrebbe potuto, finalmente, divertirsi a suo agio.
E il denaro? Egli non ne aveva, perché non aveva mai pensato a guadagnarselo e lo chiese al vecchio padre, che dovette dar fondo a tutti i suoi risparmi per accontentarlo.
Franz partì
Partì incurante di tutto e di tutti, con il sacco nuovo in spalla, il cappello spavaldamente calcato sulla nuca; partì senza voltarsi indietro, senza mandare un ultimo cenno di saluto alla madre, che lo seguiva col pianto negli occhi dalla soglia di casa.
Franz viaggiò, andò lontano, ma neppure nei viaggi trovò quello che cercava, ed insoddisfatto fece ritorno alla casa paterna, dove i genitori lo accolsero a braccia aperte. Dispiaceri, dolori, angustie erano scomparsi; il figlio, il loro amato figlio, era tornato nella grande casa, che sembrava così vuota senza di lui.
Ma Franz era quello di prima e come prima tornò a dividere i suoi giorni fra i birilli, le carte da gioco, gli amici e l'osteria.
Fu appunto mentre stava seduto ad un tavolo dell'osteria, che un giorno udì parlare delle streghe del Pirchboden. Qualcuno raccontò che a mezzanotte in punto, nelle notti di plenilunio, le megere si radunavano nella vasta radura, dove ballavano e facevano ogni sorta di stregonerie. Nessuno s'era mai spinto fin lassù? Qualcuno si, qualche pazzo temerario che, però, non aveva più fatto ritorno.
Eh, con le streghe non c'era da scherzare! Esse non ammettevano testimoni ai loro convegni.
Il discorso era caduto lì, ma l'idea di un'audace avventura piacque a Franz. Egli se ne rideva delle streghe e dei loro sortilegi, che diamine!
Così una notte di plenilunio s'avviò verso il Pirchboden. Bianca, sotto la luna, si stendeva la radura; qua e là qualche solitaria betulla dalla chioma d'argento stormiva lievemente nel silenzio incantato della notte. Franz si acquattò prudentemente dietro un masso che stava al margine della spianata ed attese. Doveva essere quasi mezzanotte.
D'un tratto l'aria fu percorsa da sibili, da fischi; volando nell'aria, a cavallo di scope e bastoni, giungevano le streghe da ogni parte dell'orizzonte. Franz cominciò a tremare come una foglia di betulla. Che sarebbe successo ora? Le streghe iniziarono una furiosa sarabanda accompagnata da strida e suoni laceranti. Sembrava che l'orribile spettacolo non dovesse avere più fine. All'improvviso le streghe avvertirono la presenza dell'estraneo; tutte insieme urlando e schiamazzando mossero verso il nascondiglio dove Franz stava raggomitolato più morto che vivo. Lo trassero fuori, trionfanti, le megere e lo invitarono a ballare con loro. Fu giocoforza seguirle e il povero Franz fu trascinato senza posa in quella ridda frenetica.
Quanto durò l'orribile tregenda?
Improvvisamente la luna scomparve e il buio più nero sommerse la prateria. Più alte, più stridule si levarono allora le grida delle streghe, poi cessarono d'incanto e un silenzio cupo e sinistro gravò su tutte le cose. Nell'aria corse un funesto presagio; lo avvertirono per primi gli animali della foresta che già dormivano al sicuro entro i loro nidi, le loro tane.
Che stava per accadere nella solitaria radura? Il vecchio picchio verde si ritirò prudentemente nel cavo dell'albero dove alloggiava indisturbato da molte stagioni, lo scoiattolo si rannicchiò tutto nel suo pensile nido, fra i rami più alti dell'abete e mamma volpe ricacciò in fondo alla tana i volpacchiotti tremanti e spauriti.
Preannunciato da saettanti bagliori che sembravano incendiare il cielo, si scatenò l'uragano. Piovve, tuonò, lampeggiò tutta la notte. La furia infernale della bufera squassò e sconvolse la radura. Finalmente spuntò l'alba e tornò il sereno.
Che avvenne a Franz e delle streghe nella terribile notte?
Sorpresi dalla bufera, né Franz né le streghe riuscirono a mettersi in salvo; rimasero là dove si trovavano, ritti ed immobili, trasformati in grige piramidi di terra e di pietra. Così vuole la leggenda.
Sorgono a decine le strane piramidi lungo i fianchi scoscesi del monte, là verso la valle, dove un giorno si stendeva il verde Pirchboden. Portano tutte sulla sommità un masso tondeggiante, che di lontano le fa sembrare gigantesche figure umane. E così, infatti, appaiono tutt'oggi al viandante che, in cerca di silenzio e di poesia, percorre il sentiero che da Longomoso porta al ridente villaggio di Montedimezzo


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