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Il ramoscello d'Oro
Il ramoscello d'Oro
Terlano - Settequerce (BZ)

Quando Hans, il carrettiere, partì da Merano, diretto a Bolzano, era già spuntata in cielo la prima timida stella della sera. La strada si srotolava bianca sotto le ruote del carro e Hans seduto a cassetta fischieggiava allegro. Era di buonumore il carrettiere; a Bolzano, come il solito lo attendeva una buona cena e una lieta e rumorosa brigata di amici.
Di tanto in tanto dava una voce a Fanj, la fida cavalla avelignese: «Su, svelta Fanj, dobbiamo far presto. Trotta, trotta, su, brava!». E Fanj volgeva la bella testa verso il padrone come per dirgli:«Ho capito, ho capito…». E riprendeva a trotterellare di lena pregustando già il premio del suo sforzo: una bella razione di biada e una lettiera fresca nella stalla.
A poco a poco si fa buio e nel cielo splende già un piccolo spicchio di luna. Di lontano giunge a tratti il lamentoso abbaiare di un cane. Uno dopo l'altro il carro lascia dietro di sé casolari e villaggi. «Eccoci a Settequercie! - esclama soddisfatto Hans -. Una piccola sosta, Fanj?».
E il carrettiere scende a terra, fa una carezza a Fanj, poi, senza fretta, accende la pipa. Si guarda attorno: buio, buio nero, profondo.
Ma che c'è là nel boschetto? Guarda. Un inatteso chiarore brilla dietro la fila dei pioppi. Si avvicina: un bel focherello arde, crepitando, fra gli alberi.
Toh, questa è bella! E chi l'avra acceso, se non si vede lì intorno nessuno? Trasecolato, incuriosito, il carrettiere si apposta dietro un albero ed attende. La sua attesa non è vana, che da dietro gli alberi, da sotto i cespugli, escono tanti minuscoli omini e donnine dall'aspetto di nani.
Reggono tutti sul capo o sulle spalle piccoli fasci di legna e si dirigono ballonzolando verso il fuoco. Vanno e vengono i nanetti, indaffarati e silenziosi, mentre due di essi stanno di guardia accanto al fuoco.
Dal suo nascondiglio, Hans li può osservare bene: con un ramoscello i due omini riattizzano le brace, accarezzano la fiamma. A mille a mille si sprigionano, brillano come stelline d'oro le lucenti faville. Gli omini le seguono con gli occhi allegri, finchè si dileguano nell'aria. Sembra un gioco, quello dei nani, un gioco misterioso, giacchè il ramoscello, pur venendo a contatto della fiamma, non brucia, non arde, non si consuma.
Hans guarda incantato: gli piacerebbe tanto avere uno di quei ramoscelli magici. E se provasse a chiederlo ai nani?
Hans si fa coraggio e, quatto quatto, si avvicina al fuoco. Sorpresi, i due omini, cessano di riattizzare la fiamma e guardano l'estraneo che sta loro innanzi.
«Che vuoi, straniero, da noi? - dice poi uno dei due omini - parla!»
Incoraggiato dalle semplici parole, Hans si appressa ai nani, si accoccola accanto al fuoco, ed esprime il suo desiderio.
Divertiti dalla strana e curiosa richiesta, i nani scoppiano in una sonora risata, poi il più piccino di essi dice: «Va bene, vogliamo accontentarti. Eccoti il ramoscello, è tuo! Bada però che non ti divenni troppo pesante…»
Hans è felice, ringrazia i cortesi nanetti e, senza badare troppo alle ultime parole da loro conferite, infila il ramoscello nel cordone del cappello e si allontana.
Sulla strada la fida Fanj scalpita impaziente: uno schiocco di frusta e via. Hans ha fretta, molta fretta d'arrivare a Bolzano. Questa volta, si, farà rimanere a bocca aperta gli amici col racconto della sua straordinaria avventura. E di tanto in tanto si tasta il cappellino, per sentire se il prezioso rametto è sempre là, infilato entro il cordone.
Ma che succede, diamine, ora? Il cappello, il suo vecchio cappello di velluto verde comincia a pesargli come non mai. Gli sembra di avere un macigno in testa, non un cappello. Per fortuna, ecco l'osteria «Al cavallino bianco», in Via bottai.
Gli amici sono tutti là, sotto il portico ad attenderlo.«Hans, Hans!», gridano, e chi gli prende di mano le redini, chi pone mano a scaricare, chi, premuroso, stacca la cavalla dal carro e la conduce in stalla. Hans scende dal carro e a passo lento, pesante, entra nell'osteria. Gli amici gli sono tutti intorno, poi, d'un tratto, uno grida: «Il cappello, il cappello!» E tutti guardano il cappello su cui brilla, infilato nel cordone, un ramoscello del più bell'oro zecchino. «Come luccica!» - «E' tutto d'oro?» - «Dove l'hai preso?». E' una valanga di voci, di domande. E il ramoscello passa di mano in mano, viene osservato, toccato, soppesato. E' proprio oro, tutto oro! Gli amici non cessano di domandare e tutti, tutti vogliono sapere. E Hans, felice, non si stanca di narrare la sua straordinaria, fortunata avventura.
All'indomani molti dei giovani amici di Hans si recarono nel bosco di Settequerce in cerca dei nani; attesero, attesero, ma dei nani neppure l'ombra.
Vi tornò anche Hans nei giorni seguenti: vi tornò di giorno, di notte con la segreta speranza di rinnovare l'incontro, ma i nani, certamente infastiditi dalla petulante curiosità degli uomini, avevano scelto altri luoghi per i loro pacifici convegni notturni


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