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I Briganti del Maso Mackner
I Briganti del Maso Mackner
Vanga - Renon (BZ)

Sorgeva il maso Mackner un po’ discosto dal villaggio, presso la strada che scende da Auna di Sopra verso Vanga. Il maso stava, com'è uso da queste parti, al centro del podere. La casa non era grande, ma ben tenuta, non molta la terra, ma coltivata con grande cura ed amore.
Nel maso abitava, da anni, un contadino con la sua numerosa famiglia. In paese si diceva un gran bene della gente del maso Mackner; l'uomo era un onesto lavoratore e i figli promettevano di seguire le orme paterne. Col lavoro, una certa prosperità era entrata in quella casa, qualche nuovo appezzamento di terreno s'era aggiunto al podere, s'era ingrandita la stalla, aumentando il bestiame. Tutto sembrava andare per il meglio al maso Macker, senonchè, un brutto giorno il diavolo volle metterci la coda e da allora cominciarono i guai. Sentirete.
Ogni anno, la notte di Natale, dodici feroci masnadieri assalivano e saccheggiavano la casa. Di dove venivano costoro? Chi erano? Mistero. Erano sempre gli stessi: dodici loschi figuri, avvoltoi in neri mantelli, neri e lampeggianti gli occhi nel viso barbuto.
Ogni anno, alla stessa ora, i dodici armati di mazze, daghe e pugnali, si presentavano al maso. Con le pesanti mazze ferrate abbattevano la porta, entravano, e guai al temerario che avesse osato contrastar loro il cammino: daghe e pugnali non fallivano mai il colpo! Alla sventurata gente del maso non restava altro scampo che la fuga. Al ritorno, che desolazione! Devastante le stanze, depredate la dispensa e la cantina, svuotato il granaio...
Da qualche anno, ormai il fatto si ripeteva con inesorabile puntualità.
Notte di natale! Notte di serena, trepida attesa. Si accendono i fuochi sulle alture, in ogni casa, anche la più umile, si prepara l'albero di Natale. Grandi e piccini si raccolgono nella «Stube», si accendono le candeline e tutti gli occhi brillano di gioia commossa, di felicità. «Stille Nacht, heilige Nacht!..» Voci argentine, voci profonde si elevano in un accordo unico, solenne. Poi, uomini, donne, fanciulli, tutti escono per la Messa di mezzanotte. La casa si svuota. A frotte, con le fiaccole accese, vanno nella notte santa i contadini verso la chiesa e nel cielo è tutto un fiorire di stelle.
Ma quanto è diversa la vigilia di Natale per la gente del maso Mackner! Nella casa solitaria si vivono ore di terrore, d'angoscia. Domande appena sussurrate a fior di labbro, s'incrociano nell'aria, destinate a cadere senza risposta. Verranno? Non verranno?
Per tutto il giorno il contadino, aiutato dai figli più grandicelli, dai servi, s'affanna a portar lontano, a nascondere in luogo sicuro quanta più roba possibile.
Col calare delle prime ore della sera invernale, tutti si raccolgono nella «Stube»; si mangia in silenzio, l'orecchio teso ad ogni più piccolo rumore che provenga dalla strada.
Quando è l'ora, gli abitanti del maso escono per recarsi al villaggio per la Messa di mezzanotte. La casa rimane deserta e sola a sostenere l'assalto dei neri cavalieri della notte.
Ma una vigilia di Natale… Era già notte. La tramontana spazzava furiosa il monte, sollevando attorno un gelido spolverio di neve. Un forestiero si presentò al maso Mackner.
Era costui un omino vestito alla foggia dei mercanti d'una volta, con un viso risecchito in cui brillavano, come capocchie di spillo, due orecchietti neri e stranamente lucenti. L'omino bussò: «Chi è?» chiese dall'interno una voce.«Amici!» rispose il forestiero. Il contadino, con una lanterna in mano venne ad aprire e il forestiero entrò.
«Il Veneziano, il Veneziano!», gridò festosamente uno dei figli e gli corse incontro per stringergli la mano.
Tutti gli si fecero intorno per salutarlo, chè l'omino, chiamato da quelle parti «il Veneziano» era persona assai stimata per il suo coraggio, per la sua accortezza e, non ultimo, per la sua generosità.«Con questo tempaccio da lupi - esclamò il contadino - che vuol mai dire?»
«Vengo da un lungo viaggio, sono stanco e vi pregherei di darmi alloggio per questa notte».
«Volentieri - rispose il buon contadino -, venite, venite intanto a mangiare un boccone!». La contadina portò in tavola un piatto di fumanti frittelle al miele e l'omino cominciò a mangiare con grande appetito, lodando, tra un boccone e l'altro, l'abilità della cuoca.
Di tanto in tanto il contadino s'avvicinava alla finestra, tendeva l'orecchio, inquieto. Anche la contadina andava e veniva preoccupata.
«Che c'è - chiese «il Veneziano» fingendo di non sapere! -.Non tira aria allegra, qui dentro, stasera! Che succede? Quale pena vi affligge?», chiese premuroso l'omino.«Se posso esservi d'aiuto, contate pure su di me… Dite, dunque».
«Questa notte tutti sono felici - disse sospirando il contadino -, solo noi del maso Mackner non possiamo gioire nella Notte Santa…» e con il pianto nella voce, confidò al forestiero le sue pene.
«Anche questa notte "essi" verranno. E voi che farete?».
«Se permettete, rimarrò, - rispose l'omino -. Mi difenderò, non temete».«Come volete» assentì il contadino, ed uscì con i suoi per scendere al villaggio.
L'omino rimase solo. Si assicurò che la porta di casa fosse chiusa, salì sulla stufa, spense il lume e, al calduccio, s'addormentò.
Fuori il vento continuava la sua sarabanda. Dal campanile della chiesa di Vagna vennero dodici rintocchi; poco dopo il campanile di Avigna gli fece eco, dall'altra parte della valle. Ma l'omino dormiva, dormiva e sognava.«Se siete qui - dice - ah, ah, ah!», e ride. Ma non è un sogno. Sono arrivati davvero, i masnadieri; battono furiosi alla porta con le daghe, con le mazze. L'omino si sveglia di soprassalto, tende l'orecchio: «Sono loro» mormora e, senza fretta, va ad aprire.
Uno, due, tre… sono dodici, ci sono tutti. L'omino li fissa ad uno ad uno negli occhi, li minaccia col dito senza proferire parola. I predoni ammutoliscono, lasciano cadere mazze e pugnali, tremano come fronte di betulla.
«Ed ora venite con me» comanda imperioso l'omino e i dodici, dodici come agnellini, lo seguono nella «Stube». Eccoli qua. L'omino dà un ordine secco e tutti e dodici i messeri si allineano rigidi e muti lungo le pareti della stanza.
«Fatto» dice fra sé l'omino e, soddisfatto, torna a dormire sulla stufa.
Intanto il contadino con i suoi ritorna dalla chiesa. Cauto si avvicina alla porta; la porta è chiusa, intatta. E' possibile? Mette la chiave nella toppa, entra. Entrano anche gli altri; tutto è in ordine, com'era stato lasciato prima d'uscire. Quasi non crede ai propri occhi quella buona gente.
Rassicuratosi, il contadino si dirige verso la «Stube», mette dentro la testa e guarda; ciò che vede lo fa rimanere di stucco. Apre la bocca per parlare, ma un solo lunghissimo «oh!» gli esce rotolando dalle labbra. Gli fa eco la moglie, gli fanno eco i figli, i servi, e tutti guardano incantati i dodici, che ritti ed immobili come pali, non danno segno di voler farsi vivi.
D'un tratto l'omino si sveglia e sorride furbescamente ai suoi ospiti, che gli si fanno attorno tempestandolo di domande:«Com'è avvenuto? Cos'è successo?».L'omino gira i piccoli, vivissimi occhi sui visti attoniti dei contadini che lo circondano, godendo della loro ingenua meraviglia, della loro curiosità.
«Eccoli là, i malandrini, li vedete? - dice ridendo puntando l'indice sui dodici. Ora potete fare di loro ciò che vorrete: sono nelle vostre mani. Potete lasciarli liberi o farli arrestare».
Il contadino guarda la sua gente, poi chiede consiglio al «Veneziano».
«Se crede - dice l'omino - potete metterli in libertà. Non verranno più al maso, state certi, perché se tornassero, ehm …, ehm … avrebbero la peggio!». «E quei messeri là lo sanno - dice, alzando la voce in tono minaccioso - ah!, se lo sanno!»
Al contadino, ormai tranquillo e sicuro, non parve vero di poter liberarsi così presto da questi ospiti… tanto incomodi! Si avvicinò ai «dodici» e: «Uscite di qua, disse, e cercate di dimenticare per sempre la via che conduce a questa casa».
Uno dietro l'altro, avvolti fino agli occhi nei loro neri mantelli, i masnadieri, silenziosi come spettri, scivolarono via, scomparendo nelle tenebre. Per sempre.
E il «Veneziano?». Chi lo vide più?
Per molto tempo al maso Mackner si parlò ancora di lui e, ogni anno, la vigilia di Natale, si lasciava la porta socchiusa perché, non si sa mai, l'omino avrebbe potuto ancora tornare…


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