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Benas
Zona Tipica: Sardegna

Nominata anche bena, hena, aena. Originariamente indicava una cannellina d'avena nella quale era stata escissa un'ancia e successivamente il complesso di diverse canne con bocchino.
In ogni parte della Sardegna veniva usato come materiale da costruzione qualsiasi tipo di canna comune, purchè matura e stagionata.
La bena semplice è costituita da una trumbitta che si incastra in un tubo risuonatore. La trumbitta è costituita da una cannellina sottile, dove viene escissa un'ancia battente rivolta all'ingiù. L'ancia viene scorticata e sgrossata sino a trovare la tonalità desiderata.
Il tubo risuonatore è un tubo di canna che presenta quattro fori: tre nella parte superiore e uno in quella inferiore. Quest'ultimo foro, che ha la funzione di registro, può essere scavato a seconda degli effetti desiderati, sia nel tubo della trumbitta che nel tubo risuonatore. Sui fori anteriori si sviluppa invece la melodia.
Molto spesso si trovano degli esemplari composti da tre tubi, l'uno incastrato nell'altro, il più grosso dei quali, ossia il terzo, presenta come quello centrale tre fori superiori che non vengomo mai chiusi ma servono per l'intonazione dello strumento in fase di costruzione.



Launeddas
Zona Tipica: Sardegna

Clarinetto policalamo tipico della Sardegna con due canne per la melodia ed una più lunga per il bordone. Le launessas sono costruite con canne palustri. Le canne vengono tagliate nel corso del plenilunio del mese di febbraio e vengono lasciate stagionare per almeno tre anni. Per suonare questo strumento si usa una tecnica particolare che si chiama fiato continuo. I segreti di costruzione sono custoditi gelosamente dai pochi costruttori ed anche i suonatori sono restii a divulgare l’arte di cui sono in possesso. Solo in età avanzata i maestri tramandano i loro segreti a qualche giovane allievo.


Pipiolu
Zona Tipica: Sardegna

Viene chiamato in maniera diversa a seconda delle zone della Sardegna: pipiolu, pipaiolu, sulittu, piffaru, pipiriolu.
E' uno strumento a fiato conosciuto in tutta l'isola. E' l'antichissimo zuffolo del pastore, che troviamo nella mitologia di tutti i popoli. Non c'è stato pastore che non ne abbia costruito qualche esemplare con le proprie mani. Quasi tutti, bambini compresi, in passato erano esperti costruttori. Compagno fedele del pastore nelle ore di solitudine e di noia, veniva anche usato per accompagnare balli, processioni e canti. Oggi è scomparso quasi del tutto ovunque. Viene ancora usato quasi esclusivamente in alcune manifestazioni folkloristiche.
Anticamente, come testimonia un esemplare di pipiolu rintracciato in scavi archeologici e custodito nel museo archeologico di Cagliari, veniva ricavato da un semplice osso lungo di animale (per esempio dallo stinco di agnello) nel quale veniva scavato un foro rettangolare qualche centimetro sotto la testa dell'osso. In tutta la Sardegna il materiale da costruzione è la canna comune matura, stagionata e a volte affumicata.

La parte superiore del tubo di canna viene tagliata con un'angolazione di 20 gradi circa e turata con un pezzo di sughero compatto. Il sughero non deve sporgere dal tubo e superiormente viene tagliato in modo da lasciare uno spazio di alcuni millimetri che consente al soffio di penetrare all'interno del tubo.
A qualche centimetro di distanza dall'imboccatura, sulla facciata anteriore, si scava un grosso foro rettangolare. Sempre nella parte anteriore si scavano tre (o quattro) fori, e un quarto foro si scava posteriormente. Il diametro dei fori e le loro distanze sono relative alla lunghezza e al diametro della canna.



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