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Ostensione della Sacra Cintola
Piazza del Duomo Prato (PO)
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La Sacra Cintola è una cintura di stoffa di pelo di cammello color verde, intessuta di fili d'oro, con delle piccole nappe terminali. Di norma viene mostrata in pubblico cinque volte l'anno: Natale, Pasqua, 1º maggio, 15 agosto e 8 settembre. Nei secoli la sacra reliquia è stata venerata da principi e imperatori, santi, vescovi e papi. Il suono delle chiarine dei Valletti del Comune di Prato, dal pulpito di Donatello, sulla Piazza del Duomo, annuncia l'inizio del rito dell'Ostensione della Sacra Cintola.
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Festa della Madonna del Pollino
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Festa della Madonna del Pollino
San Severino Lucano (PZ)
Venerdì e sabato precedenti la prima domenica di luglio
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Situato al confine tra la Calabria e la Lucania, il santuario della Madonna del Pollino accoglie il pellegrinaggio di migliaia di fedeli da entrambe le regioni. In questa occasione è ancora possibile ascoltare straordinari suonatori di zampogna, tamburello e organetto, che a loro modo rendono omaggio alla Madonna con suoni, canti e balli tradizionali miracolosamente rimasti intatti nonostante il rapido mutare dei tempi. Si narra che qui vi sia stata un'apparizione miracolosa della Vergine a un pastore. Questi avrebbe raccontato l'evento a due donne, una delle quali aveva il marito ammalato, e insieme si sarebbero recati sul luogo chiedendo un segno della presenza divina. Dalla terra uscì uno zampillo d'acqua nei pressi di una grotta, all'interno della quale trovarono una statuetta della Madonna. Al ritorno a casa la donna trovò il marito completamente guarito e così decise di far costruire una cappella sul luogo del ritrovamento. Da allora costante fu l'afflusso di pellegrini, i quali portano in segno di devozione ceri ed ex-voto e non di rado salgono fin quassù (il santuario è situato ad oltre 1500 metri di quota) a piedi, nonostante che ora vi sia una comoda strada asfaltata. Una volta giunti è usanza compiere tre giri intorno al santuario, dopodichè molti si accingono a passare qui la notte in improvvisate capanne, intorno alle quali si arrostiscono carni di pecora o di capra. Vi è anche chi dialoga con la statua della Madonna, parlandone a voce alta per chiedere una grazia, in un'atmosfera di intensa carica emotiva. Buona parte della notte viene passata intonando canti religiosi, oppure s'improvvisano danze intorno al fuoco. Sabato mattina, dopo le cerimonie religiose, la statua è messa all' "incanto" e i vincitori acquisiscono il diritto di portarla in processione.
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La statua di San Rocco
I Giganti Mata e Grifone
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Festa di san Rocco
Palmi (RC)
16 agosto
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San Rocco è di certo il santo più amato, invocato e coloritamente nominato dai palmesi. In suo onore si celebra una festa che vede una straordinaria partecipazione di penitenti i quali, per sciogliere un voto, seguono scalzi la statua del santo indossando un fascio di rami dotati di pungenti spine sulle spalle e sul petto nudo, soltanto parzialmente riparato da un'immagine di san Rocco. Le donne portano invece una corona di spine poggiata su un fazzoletto arrotolato sul capo. A sera le cappe di spine sono bruciate, mentre in chiesa le donne cantano belle litanie in onore del santo. La chiesa a lui dedicata conserva i numerosi ex-voto in cera che i fedeli offrono in ringraziamento per aver ricevuto guarigioni e benefici. Un'altra straordinaria festa si svolge a Palmi l'ultima domenica di agosto con scadenza del tutto irregolare, si tratta della Varia, dedicata alla Madonna della Sacra Lettera. Essa si struttura in varie fasi: il sabato precedente la festa si porta in giro per il paese il Palio, uno stendardo di seta rosso che reca da un lato lo stemma di Palmi e dall'altro il monogramma della Madonna in un cerchio di dodici stelle. Un uomo robusto lo fa roteare orizzontalmente negli slarghi al suono di tamburi e grancasse. Altri uomini portano sulle spalle i "giganti", due statue di cartapesta raffiguranti i mitici fondatori di Messina: Mata e Grifone (lei bianca e lui nero). Essi sono fatti ballare dai portatori al ritmo incalzante dei tamburi. Domenica poi viene il momento della Varia (cioè "bara", da cui appunto esce la Vergine per volare in cielo), un gigantesco carro di forma piramidale che raffigura l'Ascensione di Maria. Sui fianchi, fra astri e nuvole vi sono, legati per la vita, bambini vestiti da angeli che sono fatti roteare da un meccanismo. In cima, su un piedistallo, vi è il Padreterno, un uomo che sembra reggere con la mano una bambina (l'Animeddha) seduta su un seggiolino che pare veleggiare nell'aria a sedici metri di altezza. La macchina viene trascinata su slitte lungo il corso principale, tirata da centinaia di uomini e parzialmente sollevata da altri che si sistemano sotto delle lunghe travi. L'effetto è scenograficamente imponente e assai emozionante e quando infine la Varia si arresta nel centro della piazza, oscillando paurosamente, un applauso liberatorio si leva spontaneo dalla folla
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Festa della Madonna della Sacra Lettera e della Varia
Palmi (RC)
Ultima domenica di Agosto (non annuale)
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Il culto alla Madonna della Lettera trae origine dalla epistola che la Vergine avrebbe consegnato agli ambasciatori messinesi recatisi a Gerusalemme per renderle omaggio e per essere confermati nella Fede, dopo la conversione della Città operata da San Paolo. Il Sacro Capello, che la Madonna avrebbe consegnato agli ambasciatori messinesi, insieme alla famosa lettera con la benedizione “Vos et ipsam civitatem benedicimus”, è celebrato dai marinai della Congregazione del Soccorso, i quali ebbero in dono la venerabile reliquia dal Senato di Messina, a ricordo dell’aiuto prestato nella congiuntura di una calamità imperversante nella città dello Stretto. Ad essi è riservato il privilegio di portare in processione la caratteristica “varetta” con la teca del Sacro Capello, ripetendo le consuetudini del Vascelluzzo della Confraternita dei Marinai di Messina.
Ma il momento più atteso della festa è la processione della Varia, imponente carro alto 16 metri e pesante 20 tonnellate formato da una base (U Cippu) sulla quale s’innalza una struttura in ferro che assume l’aspetto di una nuvola. A partire dalla base, sulla Varia prendono posto gli Apostol, un sacerdote e due chierichetti e, verso l’alto, fra le stelle, il sole, la luna, il globo terrestre, festoni multicolori, gli Angioletti; al vertice, infine, è assisa l’Animella, la fanciulla eletta a rappresentare la Madonna, sostenuta dal Padreterno.
L’imponente carro, che rappresenta l’assunzione della Vergine al Cielo, è portato in trionfo, lungo il Corso Garibaldi e poi al centro della piazza, da 200 giovani (i mbuttaturi) delle tradizionali Corporazioni cittadine, aiutati dal popolo che tira le funi che precedono il carro.
: www.lavariadipalmi.it
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Festa della Madonna di Polsi
Santuario di Polsi San Luca (RC)
Dalla fine di agosto alla prima domenica di settembre
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Intensa è la devozione che i credenti calabresi dimostrano alla Madonna di Polsi (detta anche "della Montagna"). Fino a non molti anni fa la strada che conduceva al santuario era assai impervia e poteva essere percorsa solo a piedi (o a cavallo, per i più fortunati), ma era tuttavia transitata da migliaia di pellegrini, talvolta carichi di pesanti ex-voto di cera da offrire alla Madonna. L'origine del santuario risalirebbe al lontano 1144, quando la Vergine sarebbe apparsa a un pastore mentre era intento a cercare un vitello smarrito. Egli lo trovò inginocchiato davanti a una croce che aveva scavato con le sue stesse zampe. Qualche tempo dopo i monaci basiliani eressero in quel luogo un santuario, ma soltanto nel 1560 deposero nella nicchia centrale una statua di Maria col Bambino. Molti fedeli trascorrono la notte all'interno della chiesa cantando litanie sacre, altri sono ospitati in un vicino convento. In baracche erette nei pressi del santuario si accendono fuochi dove si arrostiscono capretti e agnelli. Per vari giorni si svolgono funzioni religiose e alcune processioni. Nel corso di una di queste i portatori compiono una strana giravolta, anch'essa legata a una leggenda. Si racconta appunto che ai tempi in cui viveva la Sibilla cumana questa fosse convinta, grazie alla sua bellezza e sapienza, che sarebbe toccato a lei generare il Salvatore. Quando scoprì che l'onore era toccato a Maria di Nazareth, se ne lamentò con suo fratello Marco, il quale andò alla ricerca di Gesù e, una volta trovatolo, lo colpì con la mano sulla guancia. Immediatamente Marco fu trasportato per intervento divino in una grotta dell'Aspromonte e fu costretto a battere con quella stessa mano, tramutata in mazza di ferro, il cancello della sua prigione, dove fu rinchiusa anche la sorella. La giravolta della statua starebbe appunto a indicare il rifiuto da parte della Madonna il vedere la grotta maledetta.
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Festa della Madonna dei Poveri
Seminara (RC)
15 agosto
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E' una delle feste più importanti della regione e raccoglie migliaia di fedeli che in gran parte passano la notte in chiesa cantando bellissimi inni dedicati alla Madonna. In paese girano i "giganti", due enormi fantocci di cartapesta portati a spalle ciascuno da un uomo che, tra il rullare dei tamburi (i cui suonatori sono considerati da sempre i piu bravi della provincia), lo fa danzare per le vie del paese. Essi raffigurano Mata e Grifone (lei una bianca bellezza indigena e lui, il conquistatore saraceno, moro e con una folta barba nera), mitiche figure fondatrici. All'origine della festa vi è un miracoloso ritrovamento, avvenuto nelle campagne circostanti intorno all'anno Mille, della statua di una Madonna nera. Questa si rivelò inamovibile di fronte ai tentativi di spostarla compiuti dalle autorità civili e religiose, mentre divenne lieve quando provarono a sollevarla i più umili popolani i quali, da quel momento, la acclamarono e venerarono come la Madonna dei poveri. La fase culminante delle celebrazioni è il pomeriggio del 14, quando la statua è portata in processione e riceve l'omaggio di fede e di ricchi doni (anche in denaro) da parte dei pellegrini che giungono da tutti i paesi vicini.
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Festa della Madonna delle Milizie
Scicli (RG)
Ultimo Sabato di Maggio
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Sacra rappresentazione della battaglia tra normanni e saraceni, al termine della quale Maria Santissima delle Milizie scese dal cielo sopra un destriero bianco per salvare gli sciclitani dalle invasioni degli infedeli. La prima fonte scritta che ci parla della rappresentazione della battaglia tra cristiani ed infedeli risale alla fine del 1400.
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La Cavalcata di San Giuseppe
Scicli (RG)
19 marzo
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La cavalcata rappresenta la fuga in Egitto della sacra famiglia. Tutti coloro che possiedono un cavallo, un asino o un mulo si impegnano a addobbarlo con fiori: in particolare si preferisce usare u balucu, un fiore di campo di colore viola e dall'intenso profumo. Al collo delle bestie si appendono campanacci e i cavalieri indossano costumi tradizionali siciliani. Verso l'imbrunire, nella piazza principale, si scelgono le decorazioni più belle e ai cavalieri che le hanno realizzate vengono consegnati fasci di robuste spighe chiamate ciaccare. A questo punto dalla chiesa escono i membri della sacra famiglia e si da il via alla cavalcata per le strade del paese, dove nel frattempo i giovani hanno raccolto a gara della legna per allestire dei grandi falò. Al passaggio del corteo si appicca il fuoco ai falò, ai quali i cavalieri accendono le ciaccare. Il riverberare dei falò che vanno spegnendosi illumina il ritorno dei cavalieri e la festa si chiude.
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Presepe francescano
Greccio (RI)
24 dicembre
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Il primo a ideare un presepe vivente fu san Francesco che proprio qui, ispirandosi a una tradizione liturgica risalente al IX secolo, volle riprodurre la Natività del Cristo. Rifacendosi dunque alle sacre rappresentazioni, il poverello d'Assisi nel 1223 decise di riproporre l'evento in una grotta nei pressi del convento abbarbicato sulla montagna. Di questo avvenimento parlano tutti i biografi del santo, da Tommaso da Celano a Bonaventura da Bagnoregio, e proprio le parole di quest'ultimo ci sembra utile ricordarle qui: "Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fece condurre sul luogo un bove e un asino. Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoriose. L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia. Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, levìta di Cristo, canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nascita del re povero e, nel nominarlo, lo chiama, per tendenza d'amore, il bimbo di Betlemme". Ancora oggi a Greccio si rinnova quel presepe vivente. Già nel pomeriggio coppie di zampognari percorrono le vie del paese suonando nenie natalizie. La sera poi araldi a cavallo convocano la gente a raccolta nei pressi del santuario. Dopodichè i fedeli si avviano, al lume delle fiaccole, lungo la strada che conduce al monte, mentre tutte le campane suonano a stormo. Nel piazzale del tempio si ripropongono le rappresentazioni dei quadri viventi in costumi medievali, arricchiti di dialoghi e cori. Poco prima della mezzanotte un corteo si dirige verso la grotta dove, presso una mangiatoia, un uomo impersona il santo che tiene in braccio il bambin Gesù. Dopo la celebrazione della messa si distribuisce il fieno benedetto a tutti i fedeli.
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Festa de' Noantri
Roma (RM)
A partire dalla terza domenica di luglio
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Festa del rione di Trastevere, che per alcuni giorni vive un clima da sagra paesana in occasione della festa della Madonna del Carmelo. Secondo una leggenda sorta nel XVI secolo, un giorno alcuni fiumaroli stavano pescando sulle rive del Tevere, quando improvvisamente uno di loro vide attaccata al suo amo una cassa che conteneva una statua della Madonna. Da allora si decise di ricordare il miracoloso ritrovamento con una festa. Una processione trasferisce la statua dalla chiesa di sant'Agata alla Lungaretta (in cui è custodita) fino a san Crisogono, dove rimane otto giorni prima di essere ricondotta nella sua sede. La processione è organizzata dall'arciconfraternita del SS. Sacramento e di santa Maria del Carmine, i cui aderenti indossano un saio bianco. Le strade del quartiere sono illuminate da lampadine colorate, i marciapiedi sono invasi da innumerevoli bancarelle e chioschi gastronomici, le osserie all'aperto sono sempre affollate, si assiste a concerti di banda, spettacoli teatrali, folkloristici e musicali. Infine, la mezzanotte dell'ultimo giorno, vi sono i fuochi artificiali sull'isola Tiberina.
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Festa dell'Inchinata
Tivoli (RM)
15 agosto
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La festa vuole rappresentare il momento in cui la Vergine Maria, nell'attimo della dormizione (trapasso), vede apparire il suo divino figliolo. Ecco dunque che nel rispetto di una tradizione risalente all'alto medioevo, gli araldi chiamano a raccolta gli abitanti che poi si dividono in due processioni, una delle quali accompagna una Madonna dipinta da Jacopo Torritti nel XIII secolo, l'altra un trittico a tempera raffigurante il Salvatore benedicente. Le due sacre immagini sono state lasciate vicine durante la notte e si sostiene che fra di loro siano intercorse parole di tenero affetto. I due cortei, dopo aver percorso tragitti diversi, si incontrano infine in piazza santa Maria Maggiore sotto archi trionfali di mortella e in quel momento scoppia una filza di mortaretti. Qui, tra una nube di fumo le due effigi vengono avvicinate, poi per tre volte l'immagine di Gesù e quella della Vergine si inchinano l'una verso l'altra, mentre i fedeli implorano misericordia ad alta voce.
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Pianto delle zitelle
Vallepietra (RM)
Prima domenica dopo Pentecoste
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Si tratta di un pellegrinaggio al santuario della santissima Trinità, scavato in una enorme grotta su una parete a strapiombo, al quale partecipano migliaia di fedeli che s'inerpicano sui 1300 metri del monte Autore (due ore circa di cammino dal paese) a partire dalla sera di sabato. A mano a mano che giungono i fedeli entrano nel tempio procedendo in ginocchio, con una curiosa ondulazione del corpo e della testa protesa in avanti. All'alba della domenica ha luogo il "pianto delle zitelle", una sorta di sacra rappresentazione dedicata al Cristo morto eseguito da una ventina di donne e ragazze del paese, che si tramandano questo privilegio di madre in figlia. Ognuna di loro rappresenta un personaggio (Giuda, Pilato, Maddalena, la Vergine), oppure gli strumenti della Passione (la croce, i chiodi, la spugna, la lancia, la corona di spine). Sono tutte vestite di nero, tranne quella che impersona la Madonna, che porta un velo azzurro. Nello spazio antistante il santuario le donne eseguono il "pianto" che si compone di canti a solo intercalati da un coro di tre voci. La straziante melodia è unica per tutti i Misteri e i testi sono di composizione settecentesca. Dopo un canto in lode della Trinità, cui i presenti rispondono a ogni strofa, ciascuna delle "zitelle" descrive, cantando con accorata espressività, la funzione avuta nel martirio del Cristo. Al termine dell'emozionante manifestazione il vescovo si affaccia sulla loggia e benedice i fedeli.
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I "Pasquali"
Bormio (SO)
Domenica di Pasqua
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Si tratta di una fra le più caratteristiche tradizioni popolari della Valtellina che coinvolge i singoli rioni del paese, impegnano gruppi di giovani ognuno dei quali sceglie un tema attinente alla Pasqua a cui dedicare una sorta di carro allegorico. I materiali sono tratti dalla natura: muschio, fiori e legno e con questi si costruiscono dei tabernacoli, dedicati all'argomento prescelto, che poi verranno appoggiati su una elaborata portantina. L'agnello è sempre presente, adagiato tra il muschio e adorno di un nastro rosso intorno al collo, oppure affiancato a simboli di speranza. Ognuno dei gruppi conduce in chiesa un agnellino vivo tenuto fra le braccia da un pastorello o appoggiato su un canestrino intrecciato e la sfilata termina in piazza del Kuerc (che significa coperchio, uno spazio porticato dove anticamente si amministrava la giustizia), qui verrà la benedizione dei "Pasquali" sul sagrato della vicina chiesa. I cortei sono composti da giovani indossanti gli antichi costumi tradizionali, gli uomini portano pantaloni neri, calzari bianchi con nastro rosso, cappello nero e fascia rossa in vita, sulle spalle è arrotolato il mantello a ruota. Il costume femminile ricalca i colori dei compagni ma è ravvivato da uno scialle variopinto.
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Festa di santa Lucia
Siracusa (SR)
13 dicembre
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Lucia, vergine siracusana di buona famiglia, subì il martirio sotto Diocleziano nell'anno 304: fu fatta trascinare dai buoi e le furono cavati gli occhi. Secondo altri fu lei stessa a strapparseli e a gettarli a un tale Pascasio, che si era innamorato di lei. Da allora fu eletta santa patrona della città e anche universalmente invocata come protettrice della vista. La sua statua nel giorno della ricorrenza viene posta su una bara dorata e portata in processione dalla cattedrale, situata sull'antica isola Ortigia, cuore della città vecchia, alla chiesa a lei dedicata nell'omonimo borgo di terraferma dove si trova ancora la colonna cui, secondo la tradizione, fu legata dai suoi persecutori. Il popolino sostiene che la statua impallidisce ogni volta che passa davanti alla colonna. Dopo otto giorni il simulacro argenteo della santa, alto quasi quattro metri e contenente le sue reliquie, seguito da un grande corteo in costumi settecenteschi e preceduto da devoti che portano ceri votivi, ripercorre a ritroso lo stesso percorso fra luminarie, musiche e fuochi d'artificio. In questi giorni non si mangia pane, ma soltanto legumi, verdure e panella, una sorta di polenta di farina di ceci. Piatto tipico è anche la cuccia, grano ammollato e cotto con altri legumi in acqua o latte. Questa usanza sarebbe sorta in seguito a un miracoloso evento del XIII secolo, quando dal cielo cadde, durante la festa della santa, una prodigiosa pioggia di frumento.
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Processione del Venerdì Santo
Savona (SV)
Venerdì santo
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Fin dal 1200, nella piazza antistante la Cattedrale si N.S. Assunta si svolgevano flagellazioni penitenziali in occasione del venerdì santo. Quando furono vietate, le dieci confraternite organizzarono processioni con statue lignee chiamate casse. La manifestazone si tiene solo negli anni pari.
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La Processione dei Misteri
Taranto (TA)
Settimana Santa
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Giovedì a mezzogiorno escono dalla chiesa dell'Addolorata per fare il giro dei Sepolcri i confratelli della congregazione del Carmine, chiamati perdune in ricordo degli antichi pellegrini che si recavano a Roma per richiedere il perdono dei loro peccati. Incappucciati e vestiti con una lunga tunica bianca, a piedi nudi e talvolta incoronati di spine, i perdune vanno in giro a coppie e quando si incontrano si inchinano reciprocamente in modo cerimonioso. Si spostano con lentezza estenuante, appoggiandosi a un bastone bianco, dondolandosi e trascinando i piedi. Verso la mezzanotte la processione dell'Addolorata si avvia dalla parrocchia di san Domenico e attraversa l'intera città sostando in tutte le chiese. In ognuna di esse la Madonna, che indossa una lunga veste nera e tiene nella mano un cuore rosso trafitto da uno stiletto, è alla ricerca del sepolcro del figlio. Ogni tappa può durare diverse ore a causa del suo lentissimo incedere, quasi un dolce cullare ritmato da tristi marce funebri e lugubremente scandito dalla troccola, uno strumento composto da una tavoletta di legno munita di quattro batacchi di ferro. La processione impiega oltre dodici ore per percorrere circa quattro chilometri e procede tutta la notte alla tremula luce di fiaccole e ceri. Venerdì pomeriggio escono i Misteri, sostenuti dai perdune. Si tratta di sette statue in legno, cartapesta e tela che rappresentano Gesù nel giardino degli ulivi, Cristo alla colonna, l'Ecce Homo, la Caduta, Gesù alla croce, la Sacra Sindone, Cristo morto e la Madonna. L'affidamento delle statue per il trasporto (che dura anch'esso tutta la notte) avviene attraverso una vera e propria asta che si svolge la domenica delle Palme e alla quale possono partecipare soltanto i confratelli del Carmine. Il sabato santo è giorno di tristezza e di meditazione fino a mezzanotte, quando uno scroscio di campane annuncia la resurrezione del Signore.
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Gli "Spadonari"
Giaglione (TO)
22 Gennaio
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La festa qui si svolge in onore del patrono san Vincenzo di Saragozza. Al termine della funzione religiosa l'intero paese si raccoglie sul sagrato per assistere a una curiosa "danza delle spade". Il gruppo degli "spadonari" è formato da quattro robusti giovani che, accompagnati dalla banda musicale, eseguono un certo numero di figure e movimenti coreografici maneggiando abilmente delle spade. Essi indossano camicia e guanti bianchi, pantaloni blu, un vivace corpetto con frange, decorazioni e ricami, un grembiulino e un variopinto copricapo ovale ornato di fiori, frutti e nastri colorati. Usano spadoni lunghi circa 130 centimetri che tengono con entrambe le mani. La danza si svolge nel cortile della chiesa, i giovani formano un gruppo che poi si scioglie, intrecciano e urtano le spade l'una contro l'altra, poi le lanciano in aria e le riafferrano al volo con destrezza. L'arrivo in piazza per l'esibizione, e poi la partenza dalla stessa, avvengono a passo ritmico e le spade sono mosse con grazia solenne. Dietro la banda procede una ragazza che sostiene il bran, una intelaiatura di legno alta un paio di metri sovraccarica di addobbi e decorazioni, fiocchi e nastri colorati con al centro un grosso pane che poi viene spezzato e distribuito tra i presenti. Dietro di lei vi sono le priore, un gruppo di sei donne che presiedono le manifestazioni pubbliche e indossano i costumi tradizionali savoiardi. Vari sono stati i tentativi d'interpretazione di questa danza (che in forme simili si ripete anche a Venaus e a San Giorio di Susa, ma che tuttavia è diffusa anche in altre aree), si è sostenuto che sia stata originata da una vendetta nei confronti di un feudatario tirannico e libidinoso, o anche che possa essere collegata a riti di fertilità. Secondo altri l'origine va ricercata nella tradizione bellica dei celti. La danza è spesso ripetuta in altri periodi dell'anno: la domenica successiva dal 22 gennaio, il giorno del Corpus Domini, il 7 ottobre e il 22 novembre.
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I Misteri
Trapani (TP)
Venerdì e sabato santo
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Venti gruppi statuari (Misteri) realizzati con legno, tela e colla, ravvivati da una sobria coloritura e di grandezza quasi naturale, rappresentano le varie fasi della Passione di Cristo. Sono veri capolavori di arte popolare e alcuni risalgono al XVI-XVII secolo. I rappresentanti delle Associazioni delle Arti e dei Mestieri li hanno fatti costruire e poi, nel corso dei secoli, li hanno rivestiti e arricchiti con stoffe, ornamenti, metalli preziosi. Ciascuno appartiene a un'Associazione che ne prende cura, mentre quello denominato l'Ascesa al Calvario, in cui con toccante drammaticità si raffigura la caduta di Gesù sotto il peso della croce, appartiene a tutta la popolazione. La processione parte nel primo pomeriggio di venerdì santo dalla chiesa di san Michele e termina alle otto del mattino dopo. Apre la sfilata la confraternita di san Michele, in tonaca rossa e con il capo ricoperto da un cappuccio bianco. Seguono bambini vestiti da angeli e poi i Misteri portati a spalla da uomini robusti che si muovono con un passo ritmicamente ondulatorio chiamato annacata, scandito dal suono di tristi marce funebri. Questo caratteristico passo è oggetto di attenta valutazione e i gruppi fanno a gara per eseguirlo al meglio. Le donne che seguono la processione sono vestite a lutto e alcune procedono a piedi nudi. Torce e fiammelle, decorazioni luminose e fuochi delineano le ombre nere dei penitenti. Verso le 21 il corteo giunge in piazza Vittorio e qui si arresta. Davanti a ogni Mistero si recita il brano del Vangelo che lo ricorda e la folla si sposta a mano a mano dall'uno all'altro seguendo le letture. Al termine il vescovo celebra la messa solenne e pronuncia il suo sermone. Poi i portatori si caricano nuovamente i Misteri sulle spalle e, concedendosi ogni tanto un breve riposo, attraversano lentamente le vie della città fino ad arrivare, quando ormai è mattino, alla chiesa di san Michele. La statua della Madonna ripercorre tuttavia un nuovo giro e da finestre e balconi piovono fiori bianchi che ricoprono graziosamente la Vergine.
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Festa della Palombella
Orvieto (TR)
Pentecoste
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La festa fu istituita nel XV secolo per iniziativa della nobildonna Giovanna Moraldeschi e si proponeva di rievocare la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Il giorno di Pentecoste sul tiburio della chiesa di san Francesco, posta di fronte allo splendido duomo, si colloca un'edicola raffigurante l'empireo in cui si vede una colomba legata per le ali con un nastro rosso a una raggiera. Sulla gradinata del duomo viene intanto collocato un tabernacolo gotico raffigurante il Cenacolo. A mezzogiorno, scatenati dal suono di una campana, dall'empireo scoppiano fuochi artificiali, mentre una colomba meccanica, sospinta da piccoli razzi, scende verso il tabernacolo lungo un filo metallico e, proprio come descritto negli Atti degli apostoli, accende fiammelle sulle teste della Vergine e dei primi seguaci di Cristo. Una volta raccolta, la palombella è consegnata al vescovo, che a sua volta la dona a una coppia di sposi. Un tempo dalla regolarità del volo della colomba si traevano auspici sull'andamento dell'annata agricola.
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Festa del Pignarul
Tarcento (UD)
5-6 gennaio
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Al calar della sera un lungo corteo di persone, indossanti ricchi ed elaborati costumi del Trecento e con una fiaccola in mano, sale in cima al colle di Coia; seguono i Re Magi e un uomo che porta una lunga pertica sulla quale è raffigurata una stella. Insieme con il corteo sfila una delegazione di contadini che porta in omaggio castagne e vino nuovo a due personaggi che rappresentano i primi signori del luogo, Articone e la consorte Soladamor. Giunti in cima, nei pressi del castello dei Frangipane, il corteo incontra un personaggio con una lunga barba bianca che impersona il vecchio Venerando. Questi dall'alto di un palco racconta a tutti la storia di Tarcento e quella dei fuochi. In seguito accede con gesti solenni un grande falò detto Pignarul, sulla cima del quale vi sono mannelli di ginepri. A questo segnale sui monti vicini si accendono tanti altri fuochi che brillano nella notte. Dalla direzione delle fiamme si trarranno i presagi per l'annata agricola. Nel frattempo in paese inizia la festa con danze, canti, coppe di vino augurale e tavole imbandite a base di muset e bruade (cotechino e rape). La cerimonia è frutto della cristianizzazione di un antico rito in cui si celebrava la nascita del nuovo sole aiutandolo a crescere attraverso lo stimolo del fuoco.
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Bacio delle Croci
Zuglio (UD)
Ascensione
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La cerimonia si svolge da oltre un millennio. In una lunghissima e pittoresca processione le croci appartenenti a una trentina di parrocchie distribuite nella vallata, confluiscono nella chiesa matrice di san Pietro, dopo aver percorso i ripidi sentieri che portano sul colle dove è situato il paese. I cortei partono di buon mattino e percorrono anche distanze molto lunghe. Non è raro anche il caso che le croci siano piantate da vecchi venerandi, che affrontano con devozione l'estenuante cammino. Una volta a Zuglio le croci, che sono addobbate con i nastri multicolori donati dalle giovani andate a nozze durante l'anno, si schierano nell'atrio della pieve. Quando sono chiamate dal cerimoniere sfilano davanti alla croce di san Pietro e ognuna le si accosta per un simbolico bacio di devozione. Al termine della benedizione la gente si disperde nei prati, mentre le massaie cuociono i prelibati cialzons, grossi agnolotti ripieni di ricotta ed erbe aromatiche conditi con burro fuso leggermente zuccherato.
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Festa della Madonna della Salute
Venezia (VE)
21 novembre
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La processione raccoglie una vasta partecipazione popolare e si svolge in direzione dell'omonima chiesa edificata su un isolotto affiorante sullo sbocco del Canal Grande. Essa fu istituita in ringraziamento per la cessazione di una terribile pestilenza che colpì la città nel 1630. La chiesa, eretta su disegno di Baldassarre Longhena tra il 1631 e il 1687, ha base ottagonale perché, come lasciò scritto l'architetto, avesse la forma di una corona da dedicare alla Vergine. Per consentire alla popolazione, guidata dal patriarca e dalle autorità, di raggiungere la chiesa, si getta un ponte provvisorio sul Canal Grande che si regge su piattaforme galleggianti. Le strade sono adornate con addobbi sacri e ceri e sul campo della Salute bancarelle vendono dolci e giocattoli. Al termine è tradizione consumare la "castradina", un piatto di origine slava a base di montone affumicato con zuppa di verze e innaffiato di vino nuovo.
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I Misteri di Santa Cristina
Bolsena (VT)
23 e 24 Luglio
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Olio bollente, lame affilate e uncini acuminati, verghe similanti e viscide serpi, sono alcuni degli strumenti di tortura usati per il martirio di santa Cristina, che ogni anno viene ricordato in questa cittadina laziale adagiata sulle coste del lago omonimo. Si narra che Cristina, figlia del prefetto Urbano, al tempo delle persecuzioni promosse da Diocleziano nel III secolo, abbia voluto convertirsi alla nuova fede, grazie all'opera di proselitismo di una sua ancella. Il padre tentò di dissuaderla rinchiudendola in un'ala del palazzo assieme ad alcune delle sue ancelle, ma senza ottenere il risultato sperato, anzi la fanciulla donò ai poveri tutti i suoi averi. A questo punto Urbano, anche per salvaguardare la sua autorità pubblica, la sottopose a crudeli e interminabili supplizi, e i tormenti continuarono anche dopo la morte dello snaturato padre per opera dei suoi successori, finchè la povera giovane rese l'anima al cielo, lasciando tuttavia una testimonianza della propria santità: l'impronta dei suoi piedi su una pietra alla quale gli aguzzini l'avevano legata perché sprofondasse nel lago. La sera della vigilia, dopo l'esposizione delle reliquie della santa e una solenne processione, la statua che la raffigura viene deposta nel castello, dove passa la notte. Il giorno seguente la processione ripete a ritroso il tragitto verso la cattedrale. Lungo i due percorsi, uno notturno e l'altro diurno, in cinque punti della cittadina, su palcoscenici improvvisati, la popolazione realizza dei quadri plastici (Misteri) che riproducono episodi della sua vita e del suo martirio. Si tratta di una sorta di sacra rappresentazione, assai intensa e drammatica, nel corso della quale gli attori rimangono immobili per alcuni minuti, dopodichè cala il sipario ed essi possono riposarsi. La giornata si chiude con un grande spettacolo pirotecnico.
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La Barabbata
Marta (VT)
Terza domenica di Maggio
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La festa della Madonna del Monte, detta la barabbata o delle "passate", rientra nel quadro delle festività primaverili che in tempi assai antichi venivano organizzate per celebrare il risveglio della natura e al tempo stesso per chiedere agli dèi fertilità e abbondanza. Il nome di "passate" deriva da un avvenimento del 1704 quando gli abitanti organizzarono una manifestazione di protesta contro il cardinale Antonio Barbarigo, che voleva porre un freno alla rilassatezza dei costumi dei padri Minimi. Gli abitanti entrarono e uscirono tre volte (fecero tre "passate") dalla chiesa suonando e schiamazzando. Negli anni seguenti la cosa si ripeté, pur tra alti e bassi dovuti alle pressioni ecclesiastiche tese a modernare gli eccessi di tipo carnevalesco (definiti barabbate, da Barabba, il ladrone del Vangelo). Oggi si svolge una spettacolare processione che parte al mattino dalle sponde del lago di Bolsena, su cui il paese si affaccia, per poi salire fino al santuario dedicato alla Madonna del Monte, distante qualche centinaio di metri dall'abitato. Vi prendono parte le quattro corporazioni dei casenghi (gli uomini di fiducia nelle fattorie), dei bifolchi (addetti al bestiame), dei villani (contadini) e dei pescatori, ognuno portando gli strumenti del proprio lavoro e i frutti di esso, che sono simbolicamente offerti alla Madonna. Precedute dal rullo dei tamburi le corporazioni attraversano per tre volte, passando dalla porta della sacrestia, l'atrio del santuario, mentre i sacerdoti offrono loro delle ciambelle a forma di serpente attorcigliato.
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La "Macchina di Santa Rosa"
Viterbo (VT)
Prima domenica di settembre
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Santa Rosa è la patrona di Viterbo; intorno a questa delicata e coraggiosa figura, vissuta solo diciassette anni verso la metà del XIII secolo, corrono molti racconti, ammantati di storia e leggenda. Il suo corpo fu rinvenuto intatto dopo sette anni dalla morte e fu traslato, per volontà di papa Alessandro IV, con una solenne processione dalla cappella in cui era stato provvisoriamente deposto a quello che poi diverrà il santuario a lei dedicato. A partire dal Seicento tuttavia il semplice baldacchino che serviva a portare in processione l'immagine della santa, si trasformò in una macchina monumentale: un altissimo obelisco fiorito di figurazioni simboliche e punteggiato di lampadine, il cui trasporto impegnava una quantità di uomini in una prova notevole di forza. Oggi la "torre che cammina" è una guglia di cartapesta alta una trentina di metri che raggiunge il peso di quaranta quintali. Cento "facchini", scelti con molta cura, provvedono a imprimerle il movimento. Non è facile essere accolti nella confraternita laica incaricata di questo compito, gli aspiranti, infatti devono sottoporsi a prove di resistenza con pesi di piombo. Alle 14 si svolge la cerimonia della vestizione, i portatori indossano una tunica bianca con una fascia rossa intorno alla vita, dopodichè il gruppo compie una visita di devozione in cinque chiese per invocare sostegno e aiuto. Al termine ricevono la benedizione e l'assoluzione in articulo mortis, dato che si accingono a un'impresa che presenta non pochi pericoli. Alle 21 cadono i teli che nascondevano la "macchina" e gli uomini si pongono sotto le travature, la struttura ondeggia, si solleva, si muove. Il percorso è di circa un chilometro, interrotto da quattro brevi soste per riposarsi e rinfocillarsi. Tutte le luci si spengono mentre la guglia e splendente avanza rasentando i palazzi al ritmo scandito dalla banda musicale. Infine vi è da affrontare l'ardua salita che porta al santuario, è il momento più difficile e rischioso che i portatori intraprendono di corsa, fino a deporre il pesante carico sul sagrato. In quel momento si riaccendono le luci della città e scoppiano gli applausi della folla.
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