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Pellegrinaggio al Santuario di San Francesco
Pellegrinaggio al Santuario di San Francesco
Lula (NU)

1-9 maggio

Secondo Grazia Deledda il Santuario di San Francesco sarebbe stato edificato da un bambino che, stanco della sua vita errabonda, avrebbe promesso di sottomettersi alla giustizia e di far sorgere la chiesa se fosse stato assolto. Alla mezzanotte del 30 aprile parte da Nuoro lo stendardo del santo e molti pellegrini coprono a piedi i trentacinque chilometri del percorso che separa la città dal santuario. Una volta giunti, sfiniti, avranno una benevola accoglienza nella casa del priore. Questi e sua moglie offriranno caffè e biscotti, oppure una minestra tradizionale, il filindeu e un buon bicchiere di vino. I pastori cuociono all'aperto maialini, agnelli arrosto e zurrette (stomaci di pecora ripieni di sangue e di spezie), altri lavorano il formaggio o travasano il vino di Oliena dalle botti nei fiaschi, che poi saranno offerti ai pellegrini. Alcuni di loro trovano ospitalità in apposite capanne, dove si passa la notte intonando in coro canti sacri.
L'ultimo giorno della novena c'è poi il ritorno a Nuoro, con relativa sosta a metà del percorso per consumare un pasto all'aperto.



Sa Sortilla 'e Tumbarinos
Gavoi (NU)

Giovedì grasso

Primo giorno del carnevale di Gavoi caratterizzato dal raduno dei tumbarini costruiti interamente a mano.


Carnevale di Mamoiada
Mamoiada (NU)

Carnevale

Al centro del carnevale di Mamoiada, un piccolo comune della Barbagia posto su un altopiano, sono i mamuthones. Sul vestito di velluto tipico del barbaricini essi indossano sa mastruca (un giubbone senza maniche di montone rovesciato), hanno il capo avvolto da un fazzoletto legato sotto il mento e sul viso portano una maschera nera di legno scolpito, che sembra un'accentuazione tragica dei volti dei protagonisti.
Ognuno di loro porta pesantissimi grappoli di campanacci, legati a dei tiranti di pelle e distribuiti sul dorso e sul petto, che i movimenti del loro corpo fanno risuonare ritmicamente. I più bravi si vantano di riuscire a sentire anche la stonatura di un solo campanaccio. Essi procedono in sei coppie e sono attoniati da otto issochadores.
Questi sono in genere aitanti giovani il cui abbigliamento contrasta con l'aspetto lugubre e tragico dei mamuthones. Indossano pantaloni di velluto nero, gambali, una camicia bianca e un corpetto rosso con una banda di sonagli sul petto.
In testa hanno un berretto ricoperto di nastri colorati e, legato in vita, uno scialle di seta variopinta. In mano hanno una soca cioè una fune che serve per prendere al lancio qualcuno del pubblico, che poi dovrà pagare da bere per essere liberato. Il curioso corteo (in cui forse si può leggere in trasparenza un trasporto di prigionieri) inizia nel primo pomeriggio e prosegue fino a notte inoltrata, con frequenti soste per bere il vino offerto lungo il percorso.
Mamuthones e issochadores (vinti e vincitori di una storia in cui significato si perde nella notte dei tempi) procedono lentamente, i primi a ogni passo operano movimenti alternati delle spalle e delle braccia che provocano il suono dei campanacci, i secondi hanno gesti agili ed eleganti, intervallati con improvvisi scatti durante i quali lanciano la soca per "catturare" qualcuno degli spettatori.
Ogni tanto emettono gridi o scambiano battute con il pubblico, mentre i mamuthones restano assolutamente muti. Intanto nella piazza del Comune sono aperte le danze tradizionali a girotondo, accompagnate dal suono della fisarmonica. Una regola non scritta vuole che nessuno possa rifiutare il braccio a chi gli capita vicino, fosse pure un suo nemico mortale.



Carnevale Ottanese
Ottana (NU)

Ultima domenica di Carnevale e martedì grasso

Famoso per le caratteristiche maschere (Merdules, Boes e Filonzana), ma soprattutto per la rappresentazione che interpretano, cioè la lotta tra uomini e animali o demoni, mentre la Filonzana, con il fuso, fila il filo della vita umana. Sia i Merdules che i Boes portano delle maschere di legno: quelle dei Merdules, in legno naturale, sono umane ma hanno un aspetto deforme, con nasi lunghissimi o bocche storte, mentre quelle dei Boes, come dice il nome, rappresentano il toro e sono dipinte con colori vivaci e munite di lunghe corna; esse hanno similitudini con alcuni bronzetti nuragici.


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