ITALIA 
FRIULI V. G.
Pordenone
Udine
 
MANIFESTAZIONI
Feste Carnevalesche
Feste Religiose
Rievocazioni
Tradizioni
 
CONTATTACI 
FORUM 
PREFERITI 
HOME PAGE 
Messa del Tallero
Gemona (UD)

Un corteo storico di dame e cavalieri al suono dei tamburi giunge presso la Loggia Comunale per la proclamazione da parte del Capitano del Popolo della consegna del Tallero. La rievocazione storica viene realizzata da figuranti in costume medioevale del Gruppo Storico della Pro Glemona accompagnati dal gruppo dei tamburi con i colori di Gemona e dai musici. Nel Duomo si svolge quindi la funzione religiosa, durante la quale la Comunità Civile, rappresentata dal Sindaco, offre alla Chiesa, nelle mani dell'Arciprete, un dono concreto rappresentato da un tallero d'argento, come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Al termine della funzione religiosa il centro storico viene animato da intrattenimenti e vari spettacoli.


Festa del Pignarul
Tarcento (UD)

5-6 gennaio

Al calar della sera un lungo corteo di persone, indossanti ricchi ed elaborati costumi del Trecento e con una fiaccola in mano, sale in cima al colle di Coia; seguono i Re Magi e un uomo che porta una lunga pertica sulla quale è raffigurata una stella. Insieme con il corteo sfila una delegazione di contadini che porta in omaggio castagne e vino nuovo a due personaggi che rappresentano i primi signori del luogo, Articone e la consorte Soladamor. Giunti in cima, nei pressi del castello dei Frangipane, il corteo incontra un personaggio con una lunga barba bianca che impersona il vecchio Venerando. Questi dall'alto di un palco racconta a tutti la storia di Tarcento e quella dei fuochi. In seguito accede con gesti solenni un grande falò detto Pignarul, sulla cima del quale vi sono mannelli di ginepri. A questo segnale sui monti vicini si accendono tanti altri fuochi che brillano nella notte. Dalla direzione delle fiamme si trarranno i presagi per l'annata agricola. Nel frattempo in paese inizia la festa con danze, canti, coppe di vino augurale e tavole imbandite a base di muset e bruade (cotechino e rape).
La cerimonia è frutto della cristianizzazione di un antico rito in cui si celebrava la nascita del nuovo sole aiutandolo a crescere attraverso lo stimolo del fuoco.



Bacio delle Croci
Zuglio (UD)

Ascensione

La cerimonia si svolge da oltre un millennio.
In una lunghissima e pittoresca processione le croci appartenenti a una trentina di parrocchie distribuite nella vallata, confluiscono nella chiesa matrice di san Pietro, dopo aver percorso i ripidi sentieri che portano sul colle dove è situato il paese. I cortei partono di buon mattino e percorrono anche distanze molto lunghe. Non è raro anche il caso che le croci siano piantate da vecchi venerandi, che affrontano con devozione l'estenuante cammino. Una volta a Zuglio le croci, che sono addobbate con i nastri multicolori donati dalle giovani andate a nozze durante l'anno, si schierano nell'atrio della pieve. Quando sono chiamate dal cerimoniere sfilano davanti alla croce di san Pietro e ognuna le si accosta per un simbolico bacio di devozione. Al termine della benedizione la gente si disperde nei prati, mentre le massaie cuociono i prelibati cialzons, grossi agnolotti ripieni di ricotta ed erbe aromatiche conditi con burro fuso leggermente zuccherato.



Messa dello Spadone
Cividale del Friuli (UD)

6 gennaio

In questo giorno si celebra nel duomo una messa di grande suggestione che ricorda i tempi del potere temporale della Chiesa. Dopo un grandioso corteo storico che attraversa le strade della cittadina, la gente si riunisce in chiesa. Qui in una scenografica assemblea di canonici in pompa magna si erge il diacono, che durante il rito porta sul capo un maestoso elmo sormontato da piume multicolori e brandisce uno spadone a doppio taglio. Con disinvolta destrezza, dopo aver letto il Vangelo, lo solleva e l'abbassa per tre volte in segno di saluto, mentre con la sinistra stringe al petto un pregevole evangeliario del XV secolo. I fedeli intonano un canto della liturgia aquileiese e la cerimonia si chiude con la benedizione, sempre impartita con l'arma. Lo spadone risale alla seconda metà del XIV secolo e porta incisi la data e il nome del suo antico proprietario, il patriarca Marquardo de Randek, di cui si narra che abbia varcato in armi la soglia del tempio. Era, infatti, prerogativa degli imperatori franchi e tedeschi leggere il Vangelo durante la messa cingendo la spada.


Carnevale di Sauris e la Notte delle Lanterne
Sauris (UD)

Sabato precedente il martedì grasso

A Sauris si festeggia uno dei più antichi Carnevali dell’arco alpino, specchio dei particolari riti e costumi di questa sperduta e suggestiva vallata della Carnia, isola alloglotta tedesca a 1.200 metri d’altezza, dove si sono conservate immutate tradizioni secolari.

Protagonisti della festa sono alcune figure tradizionali: il “Rolar” e il “Kheirar”. Il “Rolar” è una figura magica e demoniaca armata di una scopa: suo è il compito di avvertire la gente che si prepari per la mascherata. Il suo nome deriva dai “rolelan”, i campanelli che porta legati attorno alla vita e che agita in continuazione.

La sua faccia è annerita dalla fuliggine, così come le sue mani; indossa abiti molto rozzi ed ha la testa fasciata con un fazzoletto a frange. Con lui c’è il “Kheirar”, il re delle maschere che orchestrerà lo svolgimento della festa: il volto celato da una maschera di legno, ha i vestiti laceri e una scopa in mano, che usa per battere alle porte delle abitazioni in cui vuole entrare. Le due figure percorrono le vie di Sauris e delle sue frazioni, accompagnate da un corteo di maschere, che possono essere brutte (“Schentana schemblin”) o belle (“Scheana schemblin”): l’importante è che chi vi partecipa sia irriconoscibile e quindi abbia il volto coperto.

Le maschere che coprono il volto sono rigorosamente di legno: chi non è di Sauris, e quindi non ne possiede una antica, ne può acquistare bellissime copie, realizzate da abili artigiani sul modello di quelle conservate nel Museo di Arti e tradizioni Popolari di Tolmezzo, una tappa da non perdere per chi vuole conoscere da vicino usi e tradizioni della Carnia.

Il “Kheirar” dunque bussa con la scopa alla porta delle case e dei locali pubblici e, dopo aver spazzato il pavimento, introduce a turno coppie di maschere che intrecciano antiche danze al suono della fisarmonica. Il sabato, col buio, ecco la Notte delle Lanterne: il corteo, al lume delle lanterne, si inoltra passeggiando nel bosco per seguire un suggestivo percorso notturno alla volta di un grande falò propiziatorio innalzato in una radura.

Sulla via del ritorno maschere e musici si fermano negli stavoli (le caratteristiche baite di pietra e legno della vallata) per riscaldarsi con vin brulè e rifocillarsi con i piatti della gastronomia locale, ad iniziare dall’ottimo prosciutto.



Trovati: 5