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Il Diavolo Affila le Falci
Il Diavolo Affila le Falci
Trens - Valle d'Isarco (BZ)

Nell'ampia e solatia Valle dell'Isarco, a pochi chilometri da Vipiteno, sul pendio esposto alla benefica carezza del sole, sonnecchia il paesello di Trens, con le sue modeste casucce, sgretolate e incolori. Sullo sfondo, spicca contro il cielo, maestoso, il «Monte delle Streghe», simile a un gigante accovacciato, immerso nel sonno. All'estremità superiore del paesello, in posizione dominante, vigile come un pastore in mezzo al suo gregge, si erge la chiesetta col caratteristico campanile aguzzo; e, accanto al tempio, l'umile casetta di un contadino.
Proprio quel povero abituro, tanti e tanti anni or sono, fu tacito spettatore del fatto più strano che si sia mai udito.
Il contadino che vi dimorava, spirito audace e intraprendente, seppe ridurre il diavolo a suo obbediente servitore.
Alla mezzanotte di ogni natale, Lucifero si posava con frastuono assordante sul tetto di quella casupola e rimaneva per qualche minuto sdraiato, accanto al comignolo, rimuginando forse, nella sua mente infernale, qualche nuovo malanno contro la tranquilla popolazione immersa nel sonno.
Se ne avvide l'astuto contadino e studiò un suo piano.
La vigilia di Natale dell'anno successivo, egli ammucchiò tutte le sue falci e i suoi falcetti sul tetto della casa, vi aggiunse tutte le falci del vicinato, e poco prima della mezzanotte, dopo essersi camuffato da perfetto diavolo, con due enormi corna piantate sulla fronte, si issò sino al camino; e, presa in mano una falce, attese. Allo scoccare della mezzanotte, mentre i rintocchi delle campane annunciavano che era nato il Salvatore, ecco d'improvviso apparire Lucifero, con lo sguardo torvo e minaccioso, sprizzante fiamme paurose dagli occhi iniettati di sangue. Imperturbabile, l'audace contadino, senza proferire parola, gli porse con gesto imperioso la falce che teneva in mano.
Quindi ridiscese tranquillamente dal tetto, svestì gli indumenti diabolici e si recò alla chiesetta, per assistere alla Messa di mezzanotte.
Intanto il diavolo, appoggiandosi al comignolo, con rapidità incredibile cominciò ad affilare le falci e i falcetti; ed era tanto l'ardore di compiere l'opera, che tutto intorno era uno sprizzante di scintille, mentre sulla fronte dell'artefice infernale scorrevano rivoli di sudore.
Ultimato il lavoro, il diavolo prese le sembianze di un drago spaventoso, ed emettendo urli raccapriccianti, spiccò il volo verso il «Monte delle Streghe», lasciandosi dietro una scia rossastra. Persino gli abeti, come terrorizzati, curvarono le cime verso il suolo, sotto il soffio poderoso prodotto dalle gigantesche ali del drago.
Il prodigio si ripetè l'anno seguente, e per molti anni ancora, sino a quando il geniale e audace contadino non fu chiamato, dal Signore, alla vita eterna.
La sua morte avrebbe purtroppo privato gli abitanti di Trens di un arrotino impareggiabile!
Invano un altro contadino, facendosi animo, volle ritentare l'inganno: ma gli invocarono l'audacia e l'intraprendenza di colui che lo aveva preceduto, e la prova gli fu fatale.
Egli ammassò opportunamente falci e falcetti sul tetto, e poco prima di mezzanotte vi salì, con esitazione.
E quando Lucifero, puntualmente, riapparve minaccioso come sempre, fu tanto il terrore che invase il malcapitato contadino, che dalla mano tremante gli sfuggì la falce, che avrebbe dovuto porgere imperiosamente al diavolo.
Scoperto così l'imbroglio, Lucifero, al colmo dell'ira, scagliò un calcio tremendo al mucchio delle falci, che volarono lontano con fragore: poi, afferrato per il collo il disgraziato contadino, impietrito dallo spavento, scomparve per sempre con l'infelice, nelle tenebre della notte.
Da quel giorno, i contadini di Trens affilano con le proprie mani falci e falcetti, e assistono con devozione al rito della notte di Natale


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