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Scacchi in costume
Castelnuovo Bormida (AL)

Terzo sabato di luglio

Secondo una ricostruzione che non manca di fondamenti storici, il grande scacchista cinquecentesco Paolo Boi, detto il "Siracusano", si esibì in partite di alto livello a Castelnuovo Bormida alla corte del marchese Moscheni. A ricordo di quelle antiche partite nel 1985 si decise di riproporre una sfida a scacchi con pezzi viventi che da allora si rinnova ogni anno. Nei mesi precedenti la manifestazione un torneo scacchistico ha il compito di designare i due campioni che poi si sfideranno in piazza. Il giorno della gara un imponente corteo storico vede dapprima sfilare la corte del feudatario in costumi riprodotti con molta cura.
Seguono poi le esibizioni di musici, giullari e sbandieratori e la benedizione della scacchiera. I pezzi viventi si muovono sulla scacchiera allestita nel piazzale della Chiesa guidati da un maestro di cerimonia e accompagnati da un suggestivo sottofondo musicale. Il vincitore si guadagnerà un piatto commemorativo dipinto a mano.



Bataille des reines
Aosta (AO)

Terza domenica di ottobre

In molte località della Valle d'Aosta si svolge, a partire dal mese di agosto, una singolare gara la cui tradizione è assai più antica delle prime attestazioni su documenti, risalenti al Seicento. Vi prendono parte le mucche che durante l'alpeggio hanno conquistato la supremazia per la loro forza nelle rispettive mandrie. Ogni pomeriggio (l'orario canonico delle corride spagnole) le massiccie regine si affrontano a coppie e le eliminatorie durano molte ore tra l'orgoglio o la delusione dei loro proprietari, in un'elettrizzata atmosfera dove s'incrociano scommesse e speranze. Le concorrenti sono divise in tre categorie secondo il peso e ognuna avrà la sua vincitrice. Requisito indispensabile per essere ammesse è di essere gravide. Gli animali iniziano lanciandosi sguardi feroci e, scalciando all'indietro, sollevano nuvole di polvere. Per intimorire l'avversaria emettono muggiti cupi e minacciosi, dopodichè scatta l'attacco. Tuttavia nel corso della lotta si limitano a inforcare le corna e a spingersi frontalmente con tutto il vigore dei loro possenti muscoli, senza minimamente danneggiarsi. La vincitrice sarà quella che avrà fatto indietreggiare tutte le altre, ad essa andrà il trionfo con una ghirlanda di fiori, nastri e una sfilata al suono della banda durante la quale sarà messa in testa a tutte le rivali. Le finali si svolgono alla fine d'ottobre all'arena Croix Noire di Aosta, dove sarà assegnato il titolo di Reina des reines. Al termine la tensione accumulata da proprietari, pastori e turisti viene smaltita nelle danze sul palchetto del badoche (ballo pubblico), agli ordini del badocher, eletto assieme alla sua badochère dall'intera comunità in occasione della festa





Giostra della Quintana
Ascoli Piceno (AP)

Prima domenica di agosto

La giostra si svolge in onore di sant'Emidio da Treviri, patrono della città, che qui giunse nel 273 e poi finì decapitato sotto l'imperatore Diocleziano. Narra la leggenda che, a decapitazione avvenuta, il martire prese fra le mani la sua testa e si avviò al luogo della sepoltura, al campo Parignano, ed entrò poi in una grotta che oggi è parte di una bella chiesetta rinascimentale. Fin dal Medio Evo il 5 agosto, data del martirio di Emidio, si svolgevano in onore del Santo, oltre la processione religiosa, giochi e gare di vario genere fra cui la Quintana che all'epoca si svolgeva il 5 luglio. Questa tradizione si ripete anche oggi, la prima domenica di agosto. suo onore nel Medioevo si svolgevano, oltre alla processione religiosa nel giorno della ricorrenza dell'avvenimento (il 5 agosto), giochi e gare di vario genere, fra cui una Quintana, che allora si svolgeva il 5 luglio. Il suo nome deriva dalla via Quintana, che nell'accadimento romano separa il quinto dal sesto manipolo ed era destinata ai giochi. La tradizione è stata ripresa negli anni Cinquanta. Il torneo cavalleresco è preceduto da un corteo storico in costumi del Quattrocento di straordinaria bellezza. Si tratta in tutto di circa settecento persone in rappresentanza dei vari sestieri cittadini che impersonano dame, cavalieri, araldi, balestrieri, musici e popolani.
Ogni sestiere ha i suoi colori e il suo emblema portato da un gonfaloniere che si pone alla testa del proprio gruppo. Una volta che tutti sono giunti allo stadio si esibiscono gli sbandieratori e quindi inizia il corteo. Ogni cavaliere riceve dalla sua dama un fazzoletto augurale portogli sulla punta di un'asta, se lo lega al braccio, sprona il cavallo e si getta al galoppo lungo un percorso a forma di otto.
Egli deve colpire con la lancia lo scudo tenuto da un fantoccio girevole (la Quintana, appunto, che ha le sembianze di un guerriero saraceno) e contemporaneamente evitare di essere percosso da una frusta o mazza che questi tiene con l'altro braccio. Chi mette a segno il maggior numero di colpi riceve, tra il tripudio dei suoi contradaioli, il Palio, un panno riccamente istoriato da un artista locale. Nella serata il corteo percorre nuovamente le antiche vie cittadine alla luce delle fiaccole e poi seguono i festeggiamenti dei vincitori che si protraggono fino all'alba. In questi giorni è tradizione adornarsi le vesti con un mazzetto di basilico in ricordo di un avvenimento leggendario accaduto nell'XI secolo, quando fu rinvenuto il sepolcro del santo e si scoprì che su di esso era cresciuta una pianta di basilico.

La Giostra della Quintana è una gara d'abilità e di destrezza nella quale si cimentano per la conquista del Palio, sei cavalieri, ciascuno rappresentante un sestiere cittadino, come nell'antica suddivisione urbanistica.

Ricordate questi nomi dei Sestieri, che sono alla base dell'accesso agonismo che infervora gli Ascolani: Piazzorola, Porta Maggiore, Porta Romana, Porta Solestà, Porta Tufilla, Sant'Emidio. I tornei furono un prodotto del feudalesimo e della cavalleria, e si riallacciano, per ciò che riguarda il fine di esercitarsi nell'arte militare, ai giochi guerreschi propri di quasi tutti i popoli. Essi furono molto numerosi durante i secoli XII e XIII, in tutte le città grandi e piccole. Naturalmente anche più dei tornei furono numerose le giostre dal Sec. XIII in avanti, e tanto vivo e diffuso fu l'amore per tali feste, che se ne vollero correre dappertutto.

Nella seconda metà del Cinquecento le giostre risentono delle nuove idee sociali e politiche. Talché, accanto ai solenni spettacoli offerti dai principi e dai signori, non mancano le giostre popolari, cui prendono parte non solo i borghesi, ma anche gli artigiani e i famigli.

All'inizio del Quattrocento s'era risvegliato quasi dappertutto in Italia lo spirito militare e guerresco, e le giostre avevano raggiunto in quell'epoca una magnificenza cui prima non si erano nemmeno avvicinate. E' sul finire del sec. XIV, verso il 1378, in coincidenza con la redazione degli Statuti del Popolo, conservati ancor oggi nell'Archivio storico della città, che abbiamo notizia della Giostra della Quintana d'Ascoli che, secondo alcuni era per l'appunto una giostra e non un torneo perché le giostre, anche quando consistevano in finti combattimenti, erano incruente.



Corsa degli zingari
Pacentro (AQ)

Prima domenica di settembre

La parola zingaro in dialetto locale, indica "colui che cammina scalzo", e la corsa dei giovani di Pacentro va compiuta appunto a piedi nudi, lungo sentieri scoscesi. Secondo la tradizione locale la corsa sarebbe stata istituita da feudatari locali, che volevano provare la resistenza dei loro sudditi, e a quel tempo la conquista del Palio (in altre parole un panno di grandezza sufficiente a confezionare un abito) era motivazione adeguata per impegnarsi in una così dura gara. Oggi la spinta è originata dalla ricerca di un prestigio personale, oltre che dalla fede religiosa, e l'altare della chiesa dedicata alla Madonna di Loreto costituisce appunto il traguardo della gara. Verso le 17 i giovani si radurano sulla sommità di un costone religioso visibile dal centro del paese, da cui dista circa tre chilometri. Al primo rintocco della campana della chiesa si gettano a precipizio lungo un sentiero accidentato, pieno di rovi e di pietre aguzze. A circa metà del percorso il torrente Vella offre un po’ di refrigerio ai piedi dolenti e sanguinanti. Man mano che i concorrenti si avvicinano alla chiesa sale il tifo dei compaesani e aumenta anche la sofferenza dei giovani, che si accasciano, man mano che arrivano, ai piedi dell'altare distrutti dalla fatica e dal dolore. A questo punto si chiude il portone della chiesa per permettere ai soccorritori di portare un po’ di sollievo e di prestare le prime cure ai giovani zingari stremati.
Dopo qualche tempo si riapre il portone da cui escono, nell'ordine in cui sono arrivati, i concorrenti, che ricevono i meritatissimi premi e il trionfo tributatogli da amici e paesani.



Giostra del Saracino
Arezzo (AR)

Penultimo sabato di Giugno e prima domenica di Settembre

Buratto, simulacro di un imponente Re delle Indie, è dai tempi più remoti il protagonista della Giostra del Saracino. Contro di lui si scagliano i "campioni" delle quattro Porte e contro di lui si infrangono sovente le speranze di vittoria. Reca sul braccio sinistro lo scudo con la targa da colpire; si difende per mezzo di un flagello (mazzafrusto), impugnato con la destra, costituito da tre palle di cuoio del peso di 250 grammi ciascuna, sostenute da corde lunghe un metro. Appena colpito, il Saracino ruota su se stesso e protende la sua arma per colpire il giostratore sulle spalle.

La piazza Grande, delimitata da un portico vasariano, da un'abside romanica e da una torre medievale, è il terreno di gara in cui risuona l'antico grido di guerra "Arezzo a san Donato!" (il patrono della città) gridato da centinaia di arcieri. Segue un gioco d'armi praticato già dal Duecento, quando Arezzo rivaleggiava alla pari con Firenze e Siena e i cittadini usavano allenarsi all'esercizio bellico torneando contro un fantoccio che raffigurava un guerriero saraceno. Questi, imperniato su un palo, attende l'assalto brandendo uno scudo e un "mazzafrusto", che anticamente era munito di palle di piombo, ma che oggigiorno è reso inoffensivo. I cavalieri che "corrono la lancia" indossano antichi costumi e sono in tutto otto, due per ogni contrada. A turno, tra il rullare dei tamburi e gli squilli delle chiarine, si lanciano al galoppo contro l'arcigno fantoccio e cercano di centrarne lo scudo evitando nello stesso tempo di essere a loro volta colpiti dalle palle che sono messe in movimento dal colpo ricevuto.
Un maestro di campo e una giuria seguono con attenzione i competitori e poi assegnano il premio al quartiere i cui cavalieri sono stati i più abili, mentre per fortuna i più maldestri non devono più assoggettarsi al pagamento del riscatto che un tempo era loro chiesto, anche se non è cambiato il dileggio popolare che li colpisce. La giostra è preceduta da un complesso cerimoniale che inizia il mattino con la lettura del bando in piazza del Comune. Segue un variopinto corteo composto di centinaia di figuranti in costumi trecenteschi e di una trentina di cavalli che sfilano al suono dell'Inno del Saracino.
Nel pomeriggio dopo la benedizione delle armi, comincia l'esibizione degli sbandieratori e la lettura della disfida, seguono alcune evoluzioni equestri e infine la giostra, il cui premio è rappresentato da una lancia dorata realizzata appositamente da un intagliatore aretino.


* giostradelsaracino@comune.arezzo.it
: www.lagiostradelsaracino.it


La suggestione del Corteo Storico



Il volteggiare delle Bandiere



L'intensità della Corsa
Palio di Asti
Asti (AT)

Terza domenica di settembre

Il Palio di Asti è una tradizione antichissima che da nove secoli si ripropone in tutta la sua grandiosità, una Festa autentica che ha saputo conservare inalterati nel tempo i suoi tratti distintivi, quelle peculiarità che lo caratterizzano e contribuiscono a renderlo uno spettacolo veramente unico…

Il fascino della storia, del medioevo che rivive per le vie della città, tra chiese, torri, palazzi, intatti testimoni dell'epoca in cui Asti splendeva, per la sua ricchezza e vitalità, tra le Città più importanti d'Italia e d'Europa.

La suggestione del Corteo Storico, degli oltre milleduecento personaggi che nei loro preziosi abiti, autentici gioielli di artigianato sartoriale, ripropongono gli episodi più significativi della storia cittadina nel periodo compreso tra il XII e il XV secolo in un quadro rievocativo che, per la fedeltà della ricerca, la cura della realizzazione e la ricchezza dei protagonisti, non ha probabilmente eguali in Italia e nel mondo. Il solenne incedere del Carroccio, imponente simbolo delle antiche libertà comunali, recante il drappo destinato al vincitore (il Palio vero e proprio, da cui prende origine il nome della Festa), pregiata opera d'arte realizzata ogni anno da un Maestro della pittura contemporanea di fama internazionale.

L'incanto dei suoni e dei colori, delle chiarine squillanti che chiamano a raccolta, oggi come nel medioevo, del rullo di tamburi che cadenza il ritmo della giornata e accompagna il volteggiare delle bandiere, antiche insegne dei partecipanti e al tempo stesso suggestivi frammenti di un magico caleidoscopio che si disegna nel cielo di Asti.

E poi la passione forte, viscerale, dei borghigiani che animano tutto l'anno il tessuto sociale dei Rioni, Borghi e Comuni partecipanti: ventuno distinte comunità territoriali, ognuna caratterizzata dalla propria peculiare storia. Ventuno “popoli”, divisi dalla rivalità ma accomunati dallo stesso spirito, protagonisti della Festa della città. Il loro coinvolgente entusiasmo accende i giorni della vigilia in cui tutta Asti vive un'atmosfera particolare, tra canti, balli e allegri banchetti, coinvolgenti rituali per propiziare la sorte, per affermare il proprio orgoglio di appartenenza, per alimentare, tutti insieme, i propositi di vittoria.

E infine, naturalmente, l'intensità della corsa, delle tre batterie e della finale, quell'irresistibile calamita che fa battere all'unisono migliaia di cuori di pari passo col galoppo incessante dei purosangue lanciati nei tre giri di Piazza. Cento secondi vissuti col fiato sospeso: il tempo brevissimo, e infinito, in cui prendono forma, o svaniscono, i sogni e le speranze di un anno intero. L'arrivo a nerbo alzato è il gesto del trionfo, l'alpha e l'omega di tutte le passioni: in un'indescrivibile altalena di emozioni l'incontenibile gioia dei vincitori si mescola alle lacrime degli sconfitti e mentre un borgo intero esplode di felicità, per gli altri è già tempo di preparare una nuova sfida.

Perché il Palio di Asti è tutto questo: una tradizione, una festa, una sfida che si rinnova giorno dopo giorno, secolo dopo secolo… un'emozione sospesa nel tempo da vivere ogni anno ad Asti, la terza domenica di settembre!


: www.palio.asti.it

Festa del Pitù
Tonco (AT)

Carnevale

E' quasi una giostra medievale, ma anche una rappresentazione della più tipica simbologia carnevalesca, con la celebrazione dell'antico rito del testamento degli animali. Il pitù è, infatti, un grosso tacchino portato in piazza su un carretto adorno di frasche e trainato da buoi.
Qui viene appeso a un palo da un gruppo di giovani, dopodichè si improvvisa un burlesco processo durante il quale si accusa il pennuto di ogni malefatta. La conclusione inevitabile è una scontata condanna a morte.
A questo punto un giovane, che interpreta il notaio, legge il testamento dell'animale infarcito di pungenti riferimenti satirici nei confronti dei concittadini più in vista. Poi comincia la giostra, otto cavalieri in costume si lanciano al galoppo e tentano, con una spada di legno, di staccare la testa al tacchino con un colpo. Un tempo il povero animale era appeso vivo per le zampe e doveva essere ammazzato dai giovani in procinto di partire per la leva, ma oggi è portato in piazza già morto. Si racconta in un paese che in epoca assai remota un dispotico signorotto abbia concesso ai sudditi la più ampia libertà durante la domenica di carnevale. Questi pensarono bene di inscenare questa bizzarra cerimonia durante la quale si decapitava il tacchino, che simboleggiava proprio lo stesso tiranno. Con la morte del tacchino e la distruzione delle sue spoglie secondo le disposizioni testamentarie, si dà il via al brando, una sfrenata danza collettiva sul tipo della monferrina. Si balla, si beve dell'ottimo barbera e si mangiano dolci chiamati "bugie".



La 'Nzegna
Carovigno (BR)

Martedì dopo Pasqua

In onore della Madonna del Belvedere a Carovigno si svolge il gioco della 'nzegna, forse introdotto dai veneziani alla fine del XV secolo. Narra la leggenda che, intorno all'anno Mille, fu scoperta un'immagine della Madonna nascosta in una grotta sotterranea. Si decise allora di costruire un santuario attorno alla grotta, dove ancora oggi i fedeli scendono per onorare la sacra immagine, attraversando uno stretto passaggio scavato nella roccia. Il giorno della festa la statua della Vergine viene portata in processione e il ruolo dei portatori è assegnato con un'asta. Quando la statua giunge sulla piazza inizia la gara.
Vengono portati gli stendardi ('nzegne) a colori vivaci, che i concorrenti devono lanciare il più in alto possibile e riprendere al volo mentre cadono, nel frattempo i musicisti eseguono una vivace tarantella.



Manifestazioni: Gruppo Sbandieratori 'Nzegna
La Carrese
Ururi (CB)

3 Maggio

Il pomeriggio del 2 maggio vengono benedetti i carri e i buoi. La mattina del 3 maggio si svolge una corsa di carretti trainati da vitelli e che vede come protagonisti i ragazzi; successivamente si ripete la benedizione dei carri grandi che sono contrassegnati dai rispettivi colori e sono accompagnati dai cavalieri. La corsa prende inizio a circa 4 Km dal paese, avendo come traguardo la chiesa di S.Maria delle Grazie. All’entrata del paese il percorso si divide per ricongiungersi in prossimità dell’arrivo. Il carro che arriva per primo alla biforcazione deve imboccare il percorso finale più lungo. Il 4 maggio il carro vincente porta in processione la reliquia del Legno della Croce.


Giostra delle Cento Torri
Alba (CN)

Prima domenica di ottobre

Detto anche Palio degli Asini, viene conteso non, come nel famoso Palio di Asti, da purosangue e fantini di alto lignaggio, ma da miti somarelli guidati e sospinti da giovani albesi. Il Palio fa da corollario a un appuntamento assolutamente imperdibile per i buongustai, la fiera del tartufo, considerata la più importante al mondo nel suo genere, e rievoca un lontano episodio della guerra tra i comuni di Asti e di Alba. Si narra che il giorno di san Lorenzo del 1275, gli astigiani tenevano in assedio Alba e, certi di avere la vittoria in pugno, corsero per scherno un Palio sotto le mura della città proprio nella ricorrenza del patrono di Alba, quasi a sancire l'annessione della città. Gli albesi risposero celebrando immediatamente il loro Palio dentro le mura ma, non avendo più cavalli, che avevano sacrificato in mancanza di altro cibo, corsero in sella agli asini. Nel 1932 Asti, in segno di tardiva riconciliazione, invitò gli antichi nemici a partecipare con un cavallo alla sua corsa, ma poi all'ultimo momento ritirò l'invito senza spiegazioni. Fu così che gli albesi decisero di riesumare quel beffardo Palio che così divenne l'attuale giostra delle Cento Torri. La corsa ha luogo nel vastissimo cortile di un convento e vi partecipano i rappresentanti dei sette borghi cittadini. La manifestazione è preceduta da una cerimonia che serve a decretare l'investitura del podestà. Segue la sfilata in costume nelle vie del centro storico che conserva ancora quasi intatto l'aspetto di borgo medioevale. La figura principale del corteo è la signora di Santa Rosalia, una castellana probabilmente mai fisicamente esistita, che indossa abiti bianco-rossi, gli stessi colori dello stemma civico. La contrada vincitrice avrà l'onore di scegliere tra le sue ragazze più belle quella che impersonerà la signora l'anno successivo. Il vincitore della divertente corsa, tutta ragli, calci e impuntature, riceverà un magnifico gonfalone magistralmente ricamato dalle monache di clausura della Beata Margherita di Savoia, mentre l'ultimo sarà ironicamente premiato con un'inchioda (acciuga) con insalata. Artisti di strada e giocolieri, cantastorie e figuranti che rappresentano antichi mestieri si esibiscono qua e là nei crocicchi e nelle piazze. Immancabili gli sbandieratori che, al suono di trombe e tamburi, lanciano i loro stendardi colorati tra l'ammirazione degli spettatori comodamente seduti su un'area capace di diecimila posti.


Palio delle Contrade
Isola Dovarese (CR)

Seconda domenica di Settembre

Il palio sarebbe stato istituito nel 1322 in occasione delle nozze di Anna Dovara, figlia del signore di Isola, con Filippo Gonzaga, appartenente alla potente casata che reggeva Mantova. Le quattro contrade (Porta Tenca, San Giuseppe, Le Gerre e San Bernardino) sfilano dapprima per le vie del paese in costumi quattrocenteschi e poi scendono in campo sfidandosi in antichi giochi per la conquista di un gonfalone. Si inizia con il gioco "del gallo", una corsa tra quattro galli guidati da nastri di seta tenuti da damigelle in costume.
Segue poi una corsa con i trampoli e infine il gioco "del màagher", che consiste nel tentativo di scalzare un recipiente cilindrico di latta dalla sua sede per mezzo di bocce di pietra. Il tutto avviene nella splendida cornice di piazza Gonzaghesca, con contorno di balli in costume e musiche d'epoca, esibizioni di giullari, mangiafuoco, giocolieri, saltimbanchi, chiromanti e sbandieratori.






Palio dei Normanni
Piazza Armerina (EN)

13-14 giugno

Il "Palio dei Normanni", in onore della Madonna delle Vittorie Patrona della città è una famosa attrazione turistica di Piazza Armerina. Dopo una caratteristica sfilata in costume che ricorda l'ingresso di re Ruggero il Normanno nella città, il giorno successivo, nello stadio cittadino, si sfidano in varie gare di abilità i cavalieri che rappresentano i quattro quartieri cittadini.
Al quartiere vincitore viene assegnato il Palio, che è costituito da uno stendardo raffigurante l'immagine della Madonna delle Vittorie. Ricorda la liberazione dell'isola dal dominio saraceno da parte delle truppe guidate dal conte Ruggero, figlio di Tancredi di Altavilla e fratello di Roberto il Guiscardo. I fatti avvennero intorno al 1060 e il Palio rievoca, appunto, il festoso ingresso delle truppe vincitrici in città. Il pomeriggio del giorno 13 quattro cortei in costume, partiti ciascuno dal quartiere di origine (Monte, Canali, Castellina e Casalotto), si muovono in piazza Duomo, dove attendono l'arrivo delle truppe del conte Ruggero. Una volta che queste sono giunte, il gran Magistrato consegna le chiavi della città a Ruggero, il quale, in segno di magnanimità, libera alcuni prigionieri arabi. Il giorno seguente, in campo sant'Ippolito, i cavalieri in rappresentanza dei quartieri danno vita alla giostra, suddivisa in quattro parti nel corso delle quali devono dare prova di abilità e destrezza contro un fantoccio, il "saracino", che deve essere colpito due volte, prima con una mazza e poi con la lancia. Infine bisogna infilare un giavellotto dentro un anello che pende da una forca. Il quartiere vincitore riceverà in premio il vessillo di Maria santissima delle Vittorie.


* info@paliodeinormanni.it
: www.paliodeinormanni.it

Palio della città di Ferrara
Ferrara (FE)

Ultima domenica di maggio

Secondo alcuni studiosi locali si tratterebbe del Palio più antico del mondo, in quanto sarebbe stato istituzionalizzato nel 1279, sancendo una tradizione anteriore di una ventina d'anni, per festeggiare il marchese Azzo II Novello d'Este, vincitore del vicario dell'imperatore germanico Ezzelino da Romano. Da allora fu corso ininterrottamente (salvo nel caso di eventi bellici e calamità naturali) fino al 1860 nella ricorrenza di san Giorgio (24 aprile) e il 15 agosto, festa dell'Assunta. Fra le testimonianze che ricordano i Palii estensi del passato, vi sono quelle dell'Ariosto (Orlando Furioso, canto I) e del pittore Francesco del Cossa che ne affrescò una mirabile allegoria nelle splendide sale di palazzo Schifanoia. Il corteo storico oggi comprende un migliaio di personaggi in costume suddivisi fra dame, cavalieri, gonfalonieri, armigeri, musici e sbandieratori. La data scelta per la disputa del Palio odierno si rifà al 1471, quando Borso d'Este ricevette dal papa il titolo ducale, e per questa ragione i costumi sono quattrocenteschi. Nella splendida cornice di piazza Ariostea si gareggia quattro volte: corrono i putti (cioè i ragazzi minori di quattordici anni e il Palio è denominato di san Romano), le putte (Palio di san Paolo, che a partire dal 1477 è riservato alle pute honeste e da bene, ma che in precedenza era aperto alle mingarde, cortigiane di bassa levatura che davano spettacolo di sé correndo discinte), le asine (di san Maurelio) e i cavalli (di san Giorgio). In quest'ultimo abili fantini cavalcano sfrenati cavalli berberi e si gettano in una corsa mozzafiato per la conquista dell'ambito vessillo simbolo della vittoria. Ai Palii partecipano le otto contrade cittadine per contendersi quattro stendardi dipinti a mano da rinomati pittori ferraresi.


Torneo delle chiavi
Lucera (FG)

14 agosto

Un corteo si muove dal Duomo verso il castello dove i cinque rioni cittadini si contendono un palio


Calcio Storico Fiorentino
Firenze (FI)

24 giugno e la domenica successiva

Attualmente il Calcio Storico Fiorentino, e' piu' di una affascinante e spettacolare manifestazione a livello mondiale.
E' una grande rievocazione storica che anima una tradizione locale contribuendo a tenere vivo, anche in clima moderno, il carattere fiero della citta', conservando l'antico volto di Firenze contro le inevitabili ingiurie del tempo, degli uomini e dei mutati costumi.
Dal 1930, salvo il periodo bellico, si svolgono puntualmente fra le secolari mura cittadine le sfide fra i giocatori (calcianti) dei quattro Quartieri storici di Firenze: i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella e i Verdi di San Giovanni, nell’incomparabile scenario di Piazza Santa Croce.
Tre (due eliminatorie e la finale) sono le partite che tuttora si svolgono nel mese di giugno a Firenze in occasione degli annuali festeggiamenti del Santo Patrono nell’incomparabile scenario di Piazza Santa Croce, e vogliono idealmente ricollegarsi a quella famosa del 1530.


* calciostorico@comune.fi.it
: www.globeit.it/caf


Gli sbandieratori



Cavalieri in costumi quattrocenteschi



La Cavalcata verso il Palio
Cavalcata dell'Assunta
Fermo (FM)

15 agosto

La Vergine dell'Assunta è la patrona di Fermo, e nel giorno di Ferragosto in questa cittadina picena si svolge una festa che si riallaccia a un avvenimento del 1182, epoca in cui Raniero, podestà del castello di Monterubbiano, di Cuccaro e di Monte Otto, si obbligò verso la vittà di Fermo promettendo la consegna di un Palio, in altre parole un drappo dipinto.
Il palio viene benedetto davanti alla basilica dell'Assunta la sera del 14. La mattinata seguente, nelle vie pavesate del centro, si svolge la vestizione dei figuranti, cui segue la benedizione delle bandiere e dello stendardo e la consegna dei ceri e dei fiori da parte delle autorità cittadine. Nel pomeriggio parte il corteo in costume, preceduto, come vuole la tradizione, dall'Armata di Pentecoste di Monterubbiano, seguono i magnifici priori e gli sbandieratori. Una volta sul "campo" gli indrappati corsieri animeranno una furiosa cavalcata lunga un chilometro all'interno delle mura per la conquista del Palio.


* info@cavalcatadellassunta.it
: www.cavalcatadellassunta.it

Contesa del Secchio
Sant'Elpidio a Mare (FM)

Seconda domenica di agosto

Il pozzo davanti al Palazzo dei Priori era, nel Medioevo, teatro di litigi per l'acqua. Per questo nel 1400 venne deciso di stabilire un ordine di precedenza attraverso una gara. Così è nata la contesa che oggi vede impegnate le contrade in un gioco dove la palla deve essere infilata in un pozzo finto senza superare una linea stabilita.


Palio dei Ciuchi
Campagnatico (GR)

Seconda domenica di settembre

Per le vie addobbate del paese si svolge l'umoristica corsa tra il corale incitamento dei contradaioli.





Balestro del Girifalco
Massa Marittima (GR)

Domenica seguente il 20 maggio e seconda domenica di agosto

Il Balestro di maggio si disputa in onore di san Bernardino da Siena (il quale, a dispetto del nome nacque a Massa Marittima), mentre quello d'agosto ricorda la costituzione di Massa in libero Comune, avvenuta nel 1225. Prendono parte alla gara 24 balestrieri, otto per ciascuno dei terzieri in cui è divisa la cittadina (Borgo, Cittavecchia e Cittanova). La gara è preceduta da un austero e policromo corteo composto da circa 150 persone indossanti fedeli riproduzioni di costumi medievali. Esso sfila per le vie cittadine fino alla duecentesca piazza Duomo, dove si svolgono dapprima le evoluzioni degli sbandieratori, dopodichè inizia la gara. Le frecce o verrette vengono scagliate da balestre che riproducono quelle in uso nel Quattrocento e il bersaglio, detto corniolo, è posto alla distanza di 36 metri. Esso è collocato al centro di un girifallo (uccello rapace della campagna maremmana) di legno. Vince il Palio il balestriere la cui freccia risulta più vicina al centro del corniolo, costui riceverà una freccia d'oro, mentre al suo terziere sarà assegnato il drappellone di seta dipinta.


Palio dei Ciuchi
Roccatederighi (GR)

14 agosto

La sera del 14 agosto il borgo medievale di Roccatederighi recupera l'antica atmosfera del passato, alla luce dei lampioni si sostituisce, infatti, quella del fuoco di centinaia di torce. In questa cornice si corre tra i rioni del paese il tradizionale Palio dei ciuchi.

Risalente addirittura al Medioevo (1295), quando fu istituita dai senesi la “Giostra dei Sestrieri con Palio”, la corsa fu disputata nuovamente in epoca moderna nel 1947 su strada a sterro e ciuchi ferrati. La sfilata in costume d'epoca e la disputa del Palio si sono svolte secondo le tradizioni e le regole tramandate fin dal Medioevo, con la variante del numero delle Contrade, che furono portate da sei (da cui il nome 'Palio dei Sestrieri') a cinque, incorporando l'antica Contrada del Tufolino in quella della Torre.



Palio dei Micci
Querceta (LU)

Prima domenica di maggio

Non è soltanto una corsa di asini, ma è tutto un riecheggiare le feste che i Medici solevano tenere quando venivano in villeggiatura a Querceta. Il paese, diviso in otto contrade, rivive così lo splendore dell'epoca medicea e i rioni partecipano al corteo indossando ricchi costumi rinascimentali, alcuni anche barbareschi, come quelli della contrada Ponte. Sfilano oltre un migliaio di figuranti che vestono i panne di dame e cavalieri, armigeri e paggi, sbandieratori e musici. Tutti procedono con portamento fiero evocando, come in un affresco, i colori e le atmosfere del tempo. Essi impersonano personaggi storici e realmente esistiti, ma anche figure di fantasia come un tal Eriberto Bindi, detto "lo stanco", creato dalla penna dello scrittore Silvano Alssandrini.
Vengono anche inscenati bozzetti a soggetto, sul filo dell'antico teatro popolare dei Maggi.
Nel campo sportivo si svolge l'accesa e divertente gara dei recalcitranti micci, asini e non cavalli, cavalcati a pelo e spronati freneticamente dai loro cavalieri per costringerli a un'andatura per loro del tutto naturale



Palio degli Zoccoli
Desio (MB)

Prima domenica di giugno (o l'ultima di maggio)

Il Palio rievoca la battaglia del 1277 tra i Torriani e i Visconti per la supremazia su milano e sui territori vicini. Esso tende anche ad affermare la tenacia della gente desiana in relazione a un odioso episodio di prevaricazione; quando infatti la città era un piccolo borgo, era meta dei nobili milanesi che vi venivano per delle battute di caccia. In tali occasioni era vietato alla popolazione fare uso degli zoccoli (allora normali calzature) poiché il rumore che provocavano avrebbe causato la fuga della selvaggina. Ma i contadini si ribellarono e tennero ai piedi gli zoccoli nonostante la proibizione. Alla manifestazione prendono parte le undici contrade della cittadina che sfilano in costumi dell'epoca per le vie del centro. Nella Basilica dei Santi Siro e Materno si svolge inoltre la cerimonia che prevede l'omaggio alla croce, la promessa dei contradaioli e la benedizione delle contrade. Nel corso della messa l'officiante accende il tradizionale pallone di San Vittore dal quale si ricavano i pronostici per l'andamento del raccolto. Si crede infatti che, a seconda della direzione presa dal fumo, si possano leggere buoni o cattivi presagi. Nel pomeriggio nuova sfilata accompagnata da un gruppo di sbandieratori e poi si disputa il Palio, mediante una corsa a staffetta intorno alla basilica, tra due atleti per contrada che calzano gli antichi zoccoli. Al termine i vincitori ricevono il gonfalone e un trofeo costituito da un paio di zoccoli di legno e argento





Corsa alla Spada
Camerino (MC)

Penultima domenica di maggio

Antica manifestazione citata sin dal 1345. Dopo un corteo storico i rappresentanti dei dieci terzieri cittadini corrono lungo le vie del centro storico: chi arriva primo può sfilare la spada da un ceppo di legno.


Disfida del Bracciale
Treia (MC)

Prima domenica di Agosto

Torneo di pallone al bracciale a cui partecipano i quartieri cittadini, ognuno rappresentante un ceto sociale: i nobili (Cassero), i borghesi (Vallesacco), i contadini (Borgo), gli zingari della comunità che un tempo stanziava ai confini della città (Onglavina). Leopardi dedicò una lirica al più grande giocatore di pallone al bracciale, il treiese Carlo Didimi.
www.istitutopaladini.it/gioco_del_pallone_col_bracciale.htm



Autunno ciarlasco
Lacchiarella (MI)

Da fine settembre a metà ottobre

Si tratta di una serie di iniziative ricreative e folkloristiche nel corso delle quali i sette cantoni di Lacchiarella si sfidano in una accesa tenzone per disputarsi l'ambito Palio dell'oca. Durante le settimane di preparazione vi sono mostre, spettacoli e una serie di gare preparatorie, fra cui la corsa della bourleura (cerchione di bicicletta), quella delle carriole e una con le uova. Il culmine della manifestazione si raggiunge nell'ultimo fine settimana con la "disfida dell'oca", che è certamente il momento più atteso da paesani e visitatori.
Lunghi preparativi che durano parecchie settimane precedono la corsa. In questo tempo o regiù (capi cantone) allenano con procedimenti segretissimi gli animali che rappresentano la propria contrada. Le oche, aggiogate a un piccolo carretto, devono compiere un percorso cittadino guidate unicamente dalle redini e dalla voce del conduttore, che non può assolutamente toccarle. Il tifo è molto vivace e l'entusiasmo dei vincitori sale alle stelle durante la premiazione. La festa si chiude con un pranzo all'aperto per tutti i contradaioli. Si potranno poi gustare specialità ciarlesche fra cui risotti, il bottaggio di maiale e di oca (cotti e mescolati con verze e verdure varie), il celebre salame d'oca e i funghi.



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