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Sagra del taratatà
Casteltermini (AG)

Quarta domenica di maggio

Tradizione di origine musulmana con cui viene celebrata la croce paleocristiana custodita nella Chiesa di Santa Croce.
Il Taratatà non è altro che il rullo del tamburo saraceno che accompagna la processione.
Narra una leggenda che una vacca che stava pascolando, fu vista genuflettersi più volte in corrispondenza di un determinato luogo. Incuriositi, i pastori scavarono il terreno e vi trovarono una croce di legno decorata con scritte in latino, che furono interpretate come omaggio ai martiri giustiziati durante le persecuzioni ordinate dall'imperatore Decio. In ricordo di questo avvenimento si tiene una processione alla quale prendono parte uomini a cavallo indossanti costumi secenteschi. Sfilano quattro gruppi: i celibi, i borghesi, i pecorai e i bordonari (mulattieri). In onda al corteo si muove il gruppo dei taratatà, circa quaranta giovani che impersonano altrettanti arabi i quali si sarebbero convertiti al cattolicesimo in seguito a un evento prodigioso. I giovani eseguono danze coreografiche, incrociando e battendo le loro sciabole in un combattimento simulato scandito dal suono di tamburi, nel corso del quale si concedono un antico carro trainato da buoi su cui è posta la copia della santa Croce. Indossano una tunica bianca sorretta ai fianchi da un cordone colorato, larghi pantaloni sempre bianchi stretti alla caviglia con le calze e portano un copricapo a forma di turbante ricoperto di fiori.



Festa di san Nicolò
Stelvio (BZ)

6 dicembre

In questo paese della Val Venosta è denominata "Festa dei Klosen" e i protagonisti sono i ragazzi dai sedici ai diciotto anni. Sono divisi in tre gruppi: gli schachn (brutti), ricoperti di stracci e pelli e indossanti maschere di legno dai tratti diabolici e terrificanti. Ognuno di loro tiene fra le mani pesanti e rumorose catene con le quali tenta di aggredire e legare quanti capitano a tiro, e soprattutto le ragazze che fuggono (ma non troppo) eccitate e divertite. I più giovani si vestono da schianen o weisen (belli, saggi) e sono gli accompagnatori di san Nicolò. Infine vi è il gruppo degli scheller detti anche esel (asini). Il loro è un costume coloratissimo e assai vistoso e indossano maschere in pelle, mentre in vita tengono legati gruppi di pesanti campanacci che emettono un frastuono incessante. Si accompagnano ai weisen e rappresentano gli spiriti della natura più benigni. Su tutti vigilia lo scharsch (gendarme), un personaggio indossante una vecchia uniforme militare che ha il compito di garantire il corretto svolgimento della festa. Vi è poi san Nicolò in panni episcopali accompagnato da un personaggio con una lanterna e da un altro che porta il libro sacro. Altre due figure portano rispettivamente delle verghe destinate a punire i bambini cattivi e una cesta con i doni per quelli buoni. Nel tardo pomeriggio il rumoroso corteo scende in paese: gli scheller avanzano a grandi balzi, fanno capriole e gesticolano, mentre gli schachn procedono con andatura solennemente minacciosa, di tanto in tanto entrano nelle case seminando il terrore tra i bambini "cattivi". Una volta giunti davanti alla chiesa seguono San Nicolò che invita tutti a recitare l'Angelus.


Festa della Giubiana
Provincia di Como e Alta Brianza

Ultimo giovedì di gennaio

I rituali per festeggiare la fine di gennaio sono tuttora molto vivi in molti paesi della Lombardia e spesso sono tra i più divertenti e allegramente rumorosi. Fra questi vi è la festa della Giubiana o Gibiana, in cui è protagonista un fantoccio con sembianze di donna che viene preparato dai ragazzi con stracci e bastoni e poi grottescamente addobbato. Esso prende il nome dal giovedì (giöbia), giorno in cui, secondo la tradizione, le streghe si riunivano per i loro riti satanici. Il fantoccio è portato in giro per il paese da un rumoroso corteo che batte pentole, campanacci e rudimentali grancasse e infine bruciato per esorcizzare le forze maligne, mentre i giovani intorno al falò cantano filastrocche satiriche. La rumorosa sfilata ha lo scopo di sollecitare l'erba a crescere e si richiama a un antico rito contadino presumibilmente precristiano.
Cantù, Albavilla, Cesano Maderno, Seregno sono alcune delle cittadine coinvolte in questo rito antico e popolare. A Veduggio affermano che la festa si svolge qui dal 1859 con una caratteristica che la differenzia da altre simili: mentre si brucia il fantoccio, i giovani usano gettare nel fuoco bigliettini appallottolati in cui sono segnalati avvenimenti da scongiurare.



I Canti della Merla
I Canti della Merla
Crotta d'Adda (CR)

Ultimi 3 giorni di Gennaio

Gli ultimi tre giorni di gennaio sono chiamati i "tre dì della merla" e sono considerati i più freddi dell'anno. Una graziosa leggenda narra, infatti, che un tempo i merli erano tutti bianchi come le colombe, ma un giorno d'inverno capitò a un merlo maschio di abbandonare il suo nido, lasciando la femmina intirizzita a proteggere i piccoli implumi. Disperata, la povera merla nel tentativo di sottrarli al freddo sempre più pungente, li portò uno ad uno presso un camino da cui usciva un filo di fumo. Lì rimasero alcuni giorni accovacciati sotto le ali della madre finchè, scremato il freddo, ritornarono verso il loro nido. Ma oramai erano diventati tutti neri come il fumo del camino, e da allora i merli nascono sempre neri. In questa occasione si svolge un suggestivo rito che qui ha un seguito e una risonanza maggiori che in altri paesi della zona.
Verso le 20,30 una chiatta che contiene una merla illuminata attraversa l'Adda, mentre due gruppi di cantori sulle sponde opposte del fiume si scambiano alternativamente canti di buon auspicio per il nuovo anno, ma anche alcuni a carattere satirico. I canti contrappongono gli abitanti di Crotta a quelli di Maccastorna, che abitano la sponda opposta.
Alcuni falò vengono accesi e la serata si chiude intorno alle ore 23 con uno spettacolo di fuochi pirotecnici e un'allegra distribuzione di vin brûle e caldarroste, che serve a riscaldare adeguatamente gli animi dei cantori e dei visitatori.



La Segavecchia
Forlimpopoli (FC)

III Domenica di Quaresima e sabato precedente

La "Vecchia" è alta cinque metri e dieci centimetri ed è condotta in processione fino al patibolo, cosicché tutti possano assistere al supplizio e trarne i dovuti insegnamenti, in particolare quello di rispettare l'obbligo del digiuno quaresimale imposto dalla Chiesa in memoria dei quaranta giorni trascorsi dal Signore nel deserto prima di morire sulla croce. Attraverso il supplizio della "Vecchia", infatti, rivive la leggenda della giovane sposa che " trovandosi gravida in tempo di Quaresima le venne voglia di un salsicciotto bolognese", e tanta era questa voglia che "se lo trangugiò ancora crudo tutto intero", peccato grave per il quale sarebbe stata condannata a morte. E che morte, addirittura segata per metà. Dopo questi truci antefatti, si potrebbe pensare che i giorni della mezza Quaresima a Forlimpopoli inducano all'orrore, più che alla preghiera e alla penitenza. Al contrario, sono giorni di festa e di matta allegria, tanto che arriva gente da tutta la Romagna e anche da fuori.

: www.segavecchia.it

Festa del Grillo
Firenze (FI)

Domenica dell'Ascensione

Fino a pochi anni fa per l'Ascensione i bimbi si divertivano a catturare grilli canterini da ingabbiare nelle piccole casette fantasione che era tradizione comprare nel parco delle Cascine. Oggi i grilli sono finti e, per avvalorare la nuova vocazione ambientalista della festa, sarà possibile trovare anche il materiale per realizzare nidi artificiali da porre in giardino, mangiatoie, piatti per animali da affezione e trasportini per gatti.
Si dice che la festa sia nata come rito primaverile durante il quale il grillo era eletto simbolo di benessere e gioia.



Festa della Rificolona
Firenze (FI)

7 Settembre

La festa cominciava all'alba del 7 settembre, quando i contadini, uomini e donne, si mettevano in cammino dalle colline di Vallombrosa, di Impruneta o di Bivigliano nella lenta marcia di avvicinamento verso piazza SS. Annunziata a Firenze. La loro calata in massa verso la città aveva sostanzialmente due scopi: rendere omaggio, il giorno seguente, alla Vergine Maria per il suo compleanno e vendere, sotto le arcate brunelleschiane dello Spedale degli Innocenti, i prodotti del loro lavoro: ceste di vimini, tessuti ricamati, frutta e funghi secchi. Per alcuni il viaggio era così lungo che l'oscurità li sorprendeva quando non erano ancora entrati in città, e per illuminare il cammino accendevano un lampioncino protetto da un involucro di carta e sorretto da un bastoncino di legno o da una canna. Questa usanza ha dato vita alla tradizione della Rificolona, una festa tipicamente fiorentina che si è tramandata, con rare interruzioni, nel corso dei secoli. Se per i contadini l'ingresso in piazza SS. Annunziata costituiva la fine di un lungo e faticoso cammino, per le bande di ragazzi della città significava l'inizio di una serata movimentata e piena di sorprese. I giovani si mescolavano a quella moltitudine, rozzamente vestita e quindi facilmente riconoscibile, che si accampava sulle scalinate e, alla fioca luce dei lampioncini, si apprestava a mangiare il poco che aveva portato da casa. Con schiamazzi e battute di spirito i monelli si divertivano a importunare quei pellegrini già stanchi e soprattutto emozionati di trovarsi, spesso per la prima volta, nella grande città della quale conoscevano le meraviglie solo attraverso i racconti dei rari vecchi del paese che l'avevano già visitata. Ma il divertimento maggiore era quello di colpire i lampioncini, farli rotolare a terra e renderli inutilizzabili. Solo a tarda notte i discoli si ritiravano da lla piazza lasciando finalmente campo libero ai contadini che, stravolti, cercavano sotto le arcate qualche ora di riposo prima di riprendere la via del ritorno, non senza aver prima venduto i loro prodotti e aver reso omaggio alla Vergine.
In epoca moderna la festa è cambiata in alcuni suoi aspetti esteriori ma si è mantenuta intatta nel suo duplice significato più profondo che è di carattere mercantile e religioso. Adesso per le strade del centro cittadino, dal tramonto fino a notte alta, si possono notare due gruppi di persone che si muovono con scopi diametralmente opposti. Uno è formato da bambini che, accompagnati spesso dai genitori, tengono in mano la rificolona e passeggiano canticchiando la rituale canzoncina:

Ona, ona, ona Oh che bella rificolona!
La mia l'è co' fiocchi e la tua l'è co' pidocchi.
E l'è più bella la mia
di quella della tu' zia.


L'altro gruppo invece è costituito da ragazzini che, armati di cerbottane caricate a pallini di argilla, si aggirano tra la fo lla e fra gli stand dei prodotti gastronomici a caccia di rificolone. E quando una viene colpita e distrutta la situazione diventa tragicomica: mentre i 'guastatori' esultano con grida e acclamazioni, le piccole vittime finiscono inevitabilmente in lacrime.



Scoppio del Carro
Firenze (FI)

Domenica di Pasqua

La mattina di Pasqua, scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del Calcio Storico Fiorentino, il carro del fuoco pasquale, detto affettuosamente dai fiorentini "Brindellone", si muove dal piazzale del Prato trainato da due paia di candidi bovi infiorati ed arriva al solito posto, in piazza del Duomo, fra il Battistero e la Cattedrale.
Alle ore undici in Duomo al Canto del Gloria in excelsis Deo, viene dato fuoco alla miccia della colombina che, sibilando, va fino in piazza ad incendiare i mortaretti ed i fuochi d’artificio sapientemente disposti sul Brindellone.
Inizia con fragore lo scoppio assordante e, sia pure in maniera simbolica, la distribuzione a tutta la città del fuoco benedetto. L’imponente mole dell’antico carro si avvolge puntualmente di nubi e scoppi come se l’aria stessa emettesse scintille sempre più luminose. Scintille che ad un tratto non parranno più piccole luci distinte ma una vera pioggia di viola, di rosa, di rosso, di verde, di bianco e di blu. Il profilo del Brindellone scompare del tutto in questo caleidoscopico gioco di colori che, pian piano, unitamente al fumo ed agli assordanti scoppi, si dissipa rendendo nuovamente visibili i marmi del Battistero, della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e del campanile di Giotto. A Firenze chiamano il brindellone il carro che, dopo essere stato portato in giro per la città accompagnato dai trombetti del comune, viene bruciato davanti al duomo durante la messa di Pasqua al momento del Gloria. Il carro ha l'aspetto di una piramide nera ornata di nastri, fronzoli e fiori, e nella sua configurazione attuale risale al 1764. Quando è trascinato da due paia di buoi bianchi ricoperti di fiori e ghirlande, pare ondeggiare goffamente in incerto equilibrio, e da questa sua andatura trarrebbe origine il nome. Si racconta che Pazzino de' Pazzi, rampollo della ricca famiglia di mercanti fiorentini, ebbe la ventura di partecipare alla prima Crociata e che proprio a lui toccò di salire per primo sulle mura di Gerusalemme nel 1099, ricevendo in premio da Goffredo per il suo coraggio l'arme dei Buglione e tre scaglie di selce tolte dal sepolcro di Cristo. Pazzino le portò a Firenze e le donò alla chiesa di Santa Maria Sopra Porta, da dove venivano prese ogni anno per far scaturire da esse con un acciarino il fuoco sacro la mattina del sabato santo. Una volta che il brindellone è giunto davanti alla porta principale del duomo, un filo viene teso dall'altare maggiore al carro e su di esso corre la colombina, un piccolo razzo infuocato che fa scoppiare i petardi del carro, sprigionando mille bandierine con i colori dei gonfaloni di Firenze, dei Pazzi, dell'arte della lana e dell'ONU.
Sulla cima, per ultima, si accende la girandola di fuochi artificiali e mortaretti tra un assordante scampanio. Se il movimento della colombina si svolge senza intoppi il raccolto sarà pingue, se invece essa s'incanta l'annata sarà magra e i granai rimarranno vuoti.
Secondo alcuni il carro rappresenta il sacro Sepolcro, mentre i fuochi simboleggiano la Resurrezione.



Monumenti: Basilica di Santa Maria del Fiore
Corso Fiorito "Sanremo in Fiore"
Sanremo (IM)

Il Corso Fiorito di Sanremo, “Sanremo in fiore”, riscuote ogni anno sempre maggiori consensi, per l’originalità dei temi, per la creatività espressa nelle rappresentazioni, per la cura delle composizioni. Dopo mesi di preparazione, “Sanremo in fiore” viene allestito in una sola notte: in otto ore decine di migliaia di fiori, di ogni specie e con le corolle di ogni colore, trovano il proprio posto per realizzare scenografie a lungo studiate.


La Pasquella
La Pasquella
Recanati (MC)

5-6 gennaio

La sera della vigilia dell'Epifania gruppi di cantori percorrono le strade cantando e suonando strofe augurali per ricevere in cambio doni e cibarie. L'usanza è certamente molto antica, a noi è capitato di trovarne traccia nei diari di un buffone del duca d'Urbino Guidobaldo II vissuto nella prima metà del Cinquecento. Questi canti di questua sono diffusi in molte località italiane, ma la Pasquella (che in dialetto marchigiano indica l'Epifania) di Recanati ha un particolare fascino per l'originale struttura musicale delle canzoni e per il forte radicamento nella cultura locale, grazie anche all'intelligente opera di recupero operata da alcuni gruppi musicali.
Ecco un esempio di questi testi:
Ben trovati cari signori / e nel principio del nostro arrivo / pe' lodare Gesù Bambino / e pe' lodare la faccia bella / e giunti siamo a la Pasquella. /…/ Se ci date un bicchier di vino / non ce n'importa se non è pieno / purchè sia di quello buono / purchè sia di quello buono / e la Pasquella e l'anno nuovo.



Festa dei Giudei
San Fratello (ME)

Venerdì Santo

Commemorazione pagana del Venerdì Santo, è una delle manifestazioni più seguite della Sicilia, che perde le proprie origini nella notte dei tempi. Irriconoscibili dentro i loro costumi pittoreschi, accompagnati dal suono stridulo dei loro strumenti, i Giudei festeggiano la morte di Cristo, disturbando la processione religiosa che commemora la Passione di Gesù.


Festa di li Schietti
Terrasini (PA)

Domenica di Pasqua

Gli schietti sono i celibi del paese che il giorno di Pasqua si misurano in una singolare gara consistente nell'alzare al cielo, con un braccio solo, un albero d'arancio del peso di circa 50 chili con un adorno di ninnoli e nastri colorati. L'albero viene portato in giro per il paese e si ferma per la prova di forza sotto casa delle "zite" le fidanzate.


Il Più Grande Albero di Natale del Mondo
Gubbio (PG)

Viene acceso tra il 7 e 8 Dicembre e viene spento dopo l'Epifania.

Dal 1981 sulle pendici del monte Ingino i volontari del Comitato Albero di Natale "Mario Santini" realizzano l'albero di Natale più grande al mondo. La base dell'albero misura 450 metri per un'altezza di 500 metri circa (arriva fino a quota 950 metri). La stella cometa misura 40 metri in lunghezza e 25 in altezza. Sono presenti oltre 1040 punti luce coloratissimi di cui 850 sull'albero e 190 sulla stella, alimentati da oltre 19 chilometri di cavi elettrici.


Infiorata del Corpus Domini
Genzano (RM)

Corpus Domini

La festa si ammanta di tutti i più lieti colori della primavera: la popolazione raccoglie migliaia di fiori e li offre alla Vergine in obbedienza a una tradizione che risale al 1778.
Una intera strada, la storica via Livia (oggi via Belardi), che dalla piazza principale sale in dolce pendio fino all'alta facciata di Santa Maria della Cima, è tappezzata con petali di fiori disposti ordinatamente in undici grandi riquadri separati da ampie fasce ornamentali. Ogni quadro è allestito da un gruppo di persone, donne, uomini e bambini e ciascuna squadra è guidata da un capo con molta autorevolezza. Prima si disegna sul selciato, con gessetti colorati, un abbozzo della scena che si vuole rappresentare, a soggetto religioso o decorativo. Compaiono stemmi, figure umane, arabeschi e raffigurazioni di quadri famosi del Beato Angelico o del Correggio. Altri intanto selezionano i petali dei fiori secondo i colori e li conservano al fresco in grotte scavate nel tufo. Talvolta i petali sono triturati per ottenere sfumature di colore, dopodichè con solerzia, perché la delicata materia non si sciupi, si riempiono i contorni dei disegni partendo dal centro e poi via via verso i lati.
Quando il lavoro è completo tutto risplende in una fantastica policronia ed è offerto all'ammirazione di turisti e paesani. Al tramonto la processione scende lungo la via fiorita.
Al termine della festa bande di ragazzi, partendo dalla sommità, scendono a precipizio lungo la via e tutto viene distrutto rapidamente in un'orgia di colori, sollevati dal vento e lanciati in aria dagli scatenati monelli.



Bruscello
Montepulciano (SI)

14 e 15 agosto

Il bruscello è uno spettacolo di teatro cantato che si ispira a una forma drammatica d'origine contadina. Anticamente si rappresentava nelle aie e nei cortili, oppure nelle piazze in occasione di fiere e feste. A Montepulciano oggi ciò avviene nella piazza Grande, sull'ampia scalinata della cattedrale. Il nome deriva con ogni probabilità da "arboscello", il ramo fiorito che un tempo era l'insegna delle cerimonie propiziatorie primaverili della fertilità e intorno al quale ancora oggi si svolge l'azione. La rappresentanza tratta di argomenti di contenuto religioso o cavalleresco, oppure ancora si ispira a leggende locali. Il tutto è recitato e cantato in ottave ariostesche e vediamo così agire Pia de' Tolomei, Ghino di Tacco, Guerrino il Meschino o la sventurata Genoveffa del Brabante. Testi, musica e regia mutano ogni anno e sono appositamente preparati da gruppi di concittadini i quali poi, indossano costumi d'epoca, interpretano i ruoli di attori, di comparse e di musici.


Trato marzo
Trato marzo
Pinzolo (TN)

Ultimi due giorni di Febbraio e primo di Marzo

E' una festa che riprende un'antica tradizione della valle per festeggiare l'inizio della primavera e con essa il tempo degli amori. Per tre sere di fila gruppi di giovani salgono su un'altura prospiciente il paese, accendono un falò e poi con un grande imbuto di latta che serve per amplificare le voci urlano i nomi di persone di sesso diverso e con delle strofette propongono il loro fidanzamento. Ogni strofa è declamata lentamente e con enfasi. Inizialmente si tentano gli accoppiamenti più strampalati: un giovane con una vecchia o una ragazza bellissima con un giovane noto per la sua bruttezza. L'ultimo giorno è il più atteso perché le coppie sono più o meno reali e in alcuni casi ancora clandestine. E' l'occasione per ufficializzare il loro fidanzamento di fronte a tutto il paese.


Festa della SS Maria del Soccorso
Castellammare del Golfo (TP)

19 Agosto

Il 13 luglio 1718 un bastimento da carico spagnolo, inseguito da cinque navi inglesi, viene a rifugiarsi sotto il castello dove trovano però resistenza e quindi rispondono all'attacco facendo fuoco con la loro artiglieria. Il popolo impaurito chiede aiuto alla Patrona e abbandona le case e la città, e mentre si disperdono nelle campagne cercando scampo, malgrado i colpi dell'artiglieria inglese, nessuno riporta alcun danno. Ma ad un tratto, con meraviglia di tutti, dal monte delle Scale appare la Madonna vestita di bianco seguita da una schiera di angeli, anch'essi in veste bianca, che scendono verso la Marina. Questa visione spaventa gli inglesi che abbandonano il nostro mare dirigendosi verso altri porti.
La manifestazione rievoca questi fatti con l'ausilio di luci, suoni, visioni ed effetti pirotecnici, studiati ed ideati per i luoghi e lo scenario del Golfo di Castellammare. L'idea chiave è quella di rappresentare scenicamente i momenti del bombardamento della marina inglese, commentato vocalmente e con adeguato sottofondo. Successivamente, musiche suggestive introdurranno l'apparizione dell'immagine della Madonna del Soccorso, creando un'atmosfera di grande intensità mistica. Particolarmente efficaci risulteranno gli effetti pirotecnici: fontane di fuoco danzeranno tra il mare e il cielo. Seguirà la tradizionale processione a mare del simulacro di Maria Santissima del Soccorso, accompagnata da innumerevoli imbarcazioni. La gioia esploderà con un concerto per musiche e fuochi d'artificio.



Messa del Tallero
Gemona (UD)

Un corteo storico di dame e cavalieri al suono dei tamburi giunge presso la Loggia Comunale per la proclamazione da parte del Capitano del Popolo della consegna del Tallero. La rievocazione storica viene realizzata da figuranti in costume medioevale del Gruppo Storico della Pro Glemona accompagnati dal gruppo dei tamburi con i colori di Gemona e dai musici. Nel Duomo si svolge quindi la funzione religiosa, durante la quale la Comunità Civile, rappresentata dal Sindaco, offre alla Chiesa, nelle mani dell'Arciprete, un dono concreto rappresentato da un tallero d'argento, come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Al termine della funzione religiosa il centro storico viene animato da intrattenimenti e vari spettacoli.


Sagra dei Cuchi
Sagra dei Cuchi
Canove di Roana
Roana (VI)

25 Aprile - San Marco

Sull'Altopiano di Asiago il 25 aprile, giorno di San Marco, si usa regalare alla propria fidanzata non un fiore ma un cuco, un fischietto di terracotta. Si tratta di un'antica tradizione. Canove di Roana vive questa giornata in modo particolare, facendo suonare i cuchi e allargando la festa con un mercatino dove si vende di tutto, fischietti compresi.


Musei: Museo dei Cuchi
Prodotti Tipici: Cuchi
Pranzo del Purgatorio
Gradoli (VT)

Mercoledì delle Ceneri

In questa cittadina della Tuscia affacciata sul lago di Bolsena, il mercoledì delle Ceneri si usa consumare un pranzo al quale prendono parte oltre un migliaio di persone, secondo un'usanza che risalirebbe al Cinquecento.
Anticamente era un pranzo penitenziale, oggigiorno vi partecipano un po’ tutti e molti emigrati ritornano proprio per prendervi parte. Tutto comincia giovedì grasso, quando i membri della confraternita del Suffragio organizzano la "Festa degli Incappucciati" sfilando per le vie del paese e raccogliendo le offerte in natura, che poi saranno vendute all'asta.
Il denaro ricavato servirà per acquistare le pietanze per il pranzo, naturalmente di magro, il menu comprende infatti brodo di tinca, baccalà arrosto, frittura di pesce e fagioli cannellini. I commensali sono tenuti a pagare un biglietto e a portarsi da casa le posate e il vino, che poi è consumato in comune.
A ogni sorsata è uso gridare: "Evviva le anime santissime del purgatorio!" E si crede che, così facendo, ogni volta un'anima abbandoni le pene da cui è stata purgata per salire in paradiso. A metà del pranzo un tamburino entra nella sala e raccoglie in un piatto d'ottone le offerte che serviranno a mettere insieme i fondi per celebrare messe in suffragio dei defunti e per opere di carità.



Festa di San Biagio
Festa di San Biagio
Serra San Bruno (VV)

3 Febbraio - San Biagio

Ogni anno si ripete un antico rito prenuziale. Tutte le coppie di promessi sposi del paese partecipano ad una sorta di gioco. Il futuro marito compra una focaccia in panetteria e, dopo averla fatta benedire in chiesa, la porta alla sua promessa. La reazione della ragazza è fondamentale per la sorte del futuro sposalizio; infatti questa può accettare o meno il presente, oppure rompere in due la focaccia, tenerne un pezzo per sé e donarne uno al futuro sposo. Quest'ultimo caso è il più auspicato e preannuncia un matrimonio pieno di felicità per tutta la vita.


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