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Festa del Maggio
Accettura (MT)
Pentecoste
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Raccolta nel cuore verde della Basilicata e circondata da bellissimi boschi, Accettura celebra ogni anno, in onore al patrono San Giuliano, un antico rito nunziale di propiziazione che risale a un ancestrale culto agreste di fecondazione della natura. La festa si svolge in più fasi. Nell'ottavo giorno dopo Pasqua nel bosco di Montepiano si sceglie un albero e diritto che personificherà il Maggio, mentre nella parte opposta del paese un altro gruppo di contadini seleziona la più frondosa pianta d'agrifoglio che sarà la Cima, rispettivamente lo sposo e la sposa, il cavaliere e la dama. Nel giorno dell'Ascensione si esegue poi il taglio del Maggio con un rituale che ricorda il sacrificio del vecchio re, cui segue l'elezione del nuovo sovrano. Infine la domenica di Pentecoste si trasportano in paese, con frequenti soste punteggiate da libagioni, canti e suoni, i due alberi. La giornata di lunedì è dedicata alla pulitura e al levigamento del Maggio. Martedì si innesta la Cima nel Maggio usando pioli di legno infitti nei due tronchi, e in questo procedimento appare evidente il richiamo all'atto sessuale come rito propiziatorio. Poi il Maggio è eretto nella piazza principale del paese con un'operazione molto delicata che impegna un gran numero di uomini addetti a tirare le funi. Nel pomeriggio alcuni cacciatori sparano verso il Maggio cercando di colpire delle targhette appese ai rami della Cima che raffigurano polli, conigli e agnelli: sono i premi a disposizione di chi li centrerà. Parallelamente si svolge il rituale dedicato a san Giuliano con una processione preceduta da giovani donne ancora non maritate che portano sul capo le cente, piccole costruzioni piramidali di ceri votivi e fiori, legati a un desiderio segreto. I due riti, quello cristiano e quello arcaico si integrano e si intersecano in più fasi finchè la statua del santo e il Maggio si fronteggiano, mentre alcuni giovani tentano la scalata dell'albero. Ai suoi piedi si intrecciano intanto danze sfrenate con frequenti allusioni erotiche, alcuni buontemponi si riempiono la bocca di vino e con questo irrorano i presenti in un gesto che ricorda il rituale degli antichi mascheroni bacchici spesso riprodotti sugli sbocchi delle fontane.
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Festa della Madonna della Bruna
Matera (MT)
2 luglio
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La cerimonia, che si dice istituita da papa Urbano VI nel 1378, è legata a un'immagine della Madonna il cui nome "della Bruna" non deriva dal colore scuro della stessa, ma da Ebron, oggi Kalil, colle della Palestina dove fu consacrato Davide e dove nacque Giovanni Battista. Racconta una leggenda che i pirati saraceni tentarono di rubare la sacra effige, ma furono inseguiti e messi in fuga da un gruppo di pastori. Tuttavia il simulacro era molto pesante e i pastori non sapevano come fare per riportarlo in città. Ecco allora che una visione miracolosa suggerì loro di costruire un carro trionfale. Fù così che l'immagine sacra rientrò a Matera e i cittadini, per evitare che potesse essere nuovamente trafugata, distrussero il carro. La festa oggi rievoca questa leggenda e viene divisa in tre parti lungo l'arco della giornata. All'alba si svolge una prima processione che ricorda i pastori in cerca della Madonna rapita dai Mori. Verso mezzogiorno un corteo di cavalieri in costumi sgargianti, corazze e cimeli impennacchiati, scorta la Vergine dal duomo alla chiesa di Piccianello. Gli stessi guerrieri sono i protagonisti dell'ultima fase della festa, che ha luogo la sera alla luce di luminarie multicolori. La statua della Madonna è portata in processione a bordo di un carro trionfale impreziosito da fregi e ligature di cartapesta. Di scorta marciano il clero e i cavalieri, le bande musicali, le confraternite religiose. Giunti sul sagrato del duomo i cavalieri girano per tre volte intorno al carro, dopodichè la statua è ricollocata al suo posto nel tempio, mentre il carro segue la sorte del suo antico modello: viene demolito ("stracciato") con alacre e vivace partecipazione popolare e tutti cercano di recuperarne un pezzo da conservare come portafortuna.
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Festa della Madonna del Pollino
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Festa della Madonna del Pollino
San Severino Lucano (PZ)
Venerdì e sabato precedenti la prima domenica di luglio
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Situato al confine tra la Calabria e la Lucania, il santuario della Madonna del Pollino accoglie il pellegrinaggio di migliaia di fedeli da entrambe le regioni. In questa occasione è ancora possibile ascoltare straordinari suonatori di zampogna, tamburello e organetto, che a loro modo rendono omaggio alla Madonna con suoni, canti e balli tradizionali miracolosamente rimasti intatti nonostante il rapido mutare dei tempi. Si narra che qui vi sia stata un'apparizione miracolosa della Vergine a un pastore. Questi avrebbe raccontato l'evento a due donne, una delle quali aveva il marito ammalato, e insieme si sarebbero recati sul luogo chiedendo un segno della presenza divina. Dalla terra uscì uno zampillo d'acqua nei pressi di una grotta, all'interno della quale trovarono una statuetta della Madonna. Al ritorno a casa la donna trovò il marito completamente guarito e così decise di far costruire una cappella sul luogo del ritrovamento. Da allora costante fu l'afflusso di pellegrini, i quali portano in segno di devozione ceri ed ex-voto e non di rado salgono fin quassù (il santuario è situato ad oltre 1500 metri di quota) a piedi, nonostante che ora vi sia una comoda strada asfaltata. Una volta giunti è usanza compiere tre giri intorno al santuario, dopodichè molti si accingono a passare qui la notte in improvvisate capanne, intorno alle quali si arrostiscono carni di pecora o di capra. Vi è anche chi dialoga con la statua della Madonna, parlandone a voce alta per chiedere una grazia, in un'atmosfera di intensa carica emotiva. Buona parte della notte viene passata intonando canti religiosi, oppure s'improvvisano danze intorno al fuoco. Sabato mattina, dopo le cerimonie religiose, la statua è messa all' "incanto" e i vincitori acquisiscono il diritto di portarla in processione.
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