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La Lachera
Rocca Grimalda (AL)

La penultima domenica di carnevale

Si narra che, verso la fine del Duecento, un giovane sposo di Rocca Grimalda riuscì a sollevare il popolo contro il tirannico Isnardo Malaspina che pretendeva di esercitare lo jus primae noctis sulle poste del feudo. Durante il corteo nunziale, aiutato da un gruppo di amici, non solo si oppose agli sgherri incaricati di rapire la sposa, ma uccise anche il feudatario, ponendo da allora fine all'assurdo privilegio. Come si vede, la storia è simile a quella che si racconta a Ivrea, cambiando solo la data e il nome del pretenzioso feudatario.
Oggigiorno quella storia viene riproposta dalla Lachera, un corteo nunziale in costume che attraversa l'antico borgo tra schiocchi di frusta, sventolio di nastri multicolori e allegre musichette. Il rito si innerva di simbolismi molteplici e di non immediata comprensione: gli zuavi fanno roteare le loro spade, i lacheri vestiti di bianco portano sul capo alte mitre infiorate e compiono improvvisi balzi, i trappolini fanno vibrare i loro staffilli e risuonare i sonagli di cui sono ricoperti i loro bizzarri costumi



Carnevale
Verrès (AO)

Carnevale

Una durissima lotta si è scatenata tra Caterina di Challant e il suo consorte Pierre d'Ingtrod da una parte, e alcuni signori savoiardi desiderosi di impossessarsi del feudo che la bella castellana ha ricevuto in eredità dal padre dall'altra. Ma in quel 1449 accade un fatto nuovo: l'ultimo giorno di maggio, festa della santissima Trinità, Caterina e il marito scendono dal castello e si recano Verrès. Dopo aver pranzato dal prevoso Pietro de Chissé, si recano nella sottostante piazza. Al suono del piffero e del tamburo tutti iniziano a danzare e Caterina accetta gli inviti dei giovani del paese. Il suo è un gesto di democrazia che lascerà stupiti e ammirati tutti i presenti al punto da rimanere nella memoria popolare fino ai nostri giorni. Quando la sera il corteo risale al castello, un componente della scorta di Caterina ha un gesto di scherno verso il messo dei Savoia. Ancora oggi, durante le festività carnevalesche, Caterina di Chalant scende a ballare con la balda gioventù di Verrès. Sabato la festa comincia con una sfilata in costume lungo le vie del paese nel corso della quale Caterina e Pierre invitano tutti al grande ballo popolare. Poi lassù, nel castello arroccato su una rupe, per tre giorni si susseguono serate danzanti, concerti e sceneggiate storiche. Immancabile è la rappresentazione del dramma di Giuseppe Giacosa "Una partita a scacchi", quello nel quale compaiono i famosi e, per molti, orribili versi:

-Faggio Fernando, perché mi guardi e non favelli?
-Guardo gli occhi tuoi che son tanto belli.

Infine, nel pomeriggio di martedì grasso, la sfilata si ripete al suono della banda musicale.
Dall'alto del suo carroccio Caterina lancia verso la folla manciate di fiori e caramelle.



Il Giuramento della Concordia
Pontida (BG)

Giugno

Quattro comuni lombardi (Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona, altri sedici si uniranno in seguito) giurarono qui nel 1167 un patto di alleanza per opporsi all'imperatore Federico Barbarossa e ogni anno la cittadina rievoca l'avvenimento con una ricostruzione suddivisa in varie fasi: l'incoronazione di Federico, la distruzione di Milano, l'alleanza fra i comuni e la loro vittoria finale. La rievocazione si svolge sulla piazza della basilica di san Giacomo e sfrutta l'aiuto scenografico dell'ampia scalinata antistante. Alcuni squilli di tromba annunciano l'entrata in campo dell'imperatore che, avvolto nel suo mantello rosso dal lungo strascico, scende la scalinata per poi essere cinto della corona d'oro. Giungono quindi quattro cortei composti di figuranti in costumi medievali che rappresentano i comuni protagonisti della rivolta. Seguono le vicende dei contrasti commerciali fra i vari comuni e la successiva distruzione di Milano per opera delle truppe imperiali appoggiate da parte dei comuni lombardi a lei avversi. L'arcivescovo di Milano, Oberto Pirovano, giunge a Pontida e qui incoraggia l'iniziativa di Pinamonte da Vimercate che tende alla costituzione della lega. Segue il giuramento, con le spade sguainate sui Vangeli, e quindi Pinamonte estende la sua opera di proselitismo nel resto della Lombardia, Giunge la notizia che, grazie all'alleanza, Milano è risorta, cui segue la nuova della sconfitta di Federico nella battaglia di Legnano, accolta con grande entusiasmo dalla folla.
La festa si chiude con la lettura della poesia di Giovanni Berchet Il giuramento di Pontida e con il casosello degli armigeri.




Incontro tra soldato cristiano
e soldato saraceno



Gruppo dei saraceni



I soldati sfilano lungo
la strada principale del paese
La Pace
Santa Croce del Sannio (BN)

Periodo di Carnevale

Manifestazione storica in costume medioevale che ruota intorno ad una singolare vicenda che pare sia accaduta proprio a Santa Croce del Sannio. Siamo nella prima metà dell'800 d.C., ai tempi delle invasioni delle orde saracene capeggiate dal feroce "Seudan" che utilizzarono il Regio Trattuto per invadere i territori del Molise e del Sannio, seminando ovunque morte e distruzione. In effetti la storia non narra se la stessa sorte toccò anche al nostro paese, ma secondo la leggenda pare che qualcosa di veramente straordinario sia accaduto.

Tutto inizia, quando il duca cristiano, feudatario di Santa Croce esclude i cavalieri saraceni, accampati nei vicini territori dal torneo equestre che dovrà designare lo sposo della giovane figlia Maribella; Seudan, risentito per l'esclusione dalla competizione, in quanto ritenuto indegno, sfida a duello il duca cristiano, nel luogo fissato dal punto di incontro tra un cavaliere cristiano armato di lancia e uno saraceno armato di picca. Nelle sue prime fasi la vicenda fu un susseguirsi di contese che proiettavano ad un tragico epilogo, ma grazie al provvidenziale evento di Maribella, che si presta disposta a prendere come suo sposo Seudan, convertito cristiano da un misterioso monaco, l'intera vicenda culmina nella "Pace".

"La Pace" è denominato il torneo equestre tra cristiani e saraceni che ripropone la vicenda e si rappresenta dal 1785, data di certa documentazione, ogni anno l'ultimo giorno di carnevale.

La tradizione, inoltre, ci tramanda che la manifestazione non può essere interrotta altrimenti si perderebbe il mercato settimanale del bestiame, istituito tramite un Regio Decreto proprio nel 1785.


Leggi il Programma 2006


* info@prolocosantacrocedelsannio.com
: www.prolocosantacrocedelsannio.com

Festa dei Bandaresi
Bucchianico (CH)

Dalla domenica precedente il 24 maggio al 27 maggio

La festa rievoca un avvenimento del 1380 quando, durante il conflitto tra Svevi e Angioini, Chieti dichiarò guerra a Bucchianico. La battaglia si risolse grazie a uno stratagemma, infatti un bucchianese, ispirato in sogno da sant'Ubaldo (le cui reliquie erano conservate nella chiesa del paese), radunò tutti gli uomini atti a combattere e li fece sfilare fieramente per nove volte lungo il fianco della collina, visibile a Chieti.
I teatini credettero le forze dell'esercito nemico molto più numerose della realtà e si ritirarono. Da allora si rievoca questo avvenimento con una grande grande festa dal rituale molto complesso. La domenica precedente il 24 maggio le donne sfilano recando in testa enormi canestri addobbati di fiori e nastri, dentro i quali sono riposti cibi di ogni tipo, e sono poi accolte dalla castellana. Ciò ricorda la vigilia della battaglia, quando le donne raggiunsero il paese assediato portando i rifornimenti. I giostratori muovono le due insegne, una rossa e una azzurra (i colori della città), evitando attentamente di farle cadere perché ciò sarebbe di cattivo augurio. Alla testa del corteo si pone il bandarese (il contadino accorso a combattere) che sul vestito indossa a bandoliera una striscia di panno e porta un cappello ornato da un lungo piumaggio. Questi è anche colui che organizza la manifestazione. Ogni contrada conduce un carro riccamente adornato che svolge uno dei seguenti temi: il pane, il vino, la legna, il letto. Il giorno seguente si svolge la fase centrale della manifestazione, la ciammaichella, un tipo singolare di passo e movimento a spirale al suono di tamburi che ricorda quello dell'assedio. Sfilano i bandaresi che, con passo marcato sfilano intorno alla piazza per nove volte. Il giorno seguente si festeggia la vittoria, il sargentiere (cioè il capo degli armati, colui che ebbe la visione in sogno che salvò la città) riceve la spada dalle mani del sindaco che lo proclama così comandante militare. Avvenuta la consegna, un corteo composto di carri percorre il paese e poi la festa si chiude con balli e sventolio di bandiere.


: www.festadeibanderesi.it

La Bahio
Sampeyre (CN)

Ogni 5 anni dal 6 gennaio al giovedì grasso

Cade nel periodo di carnevale per una semplice coincidenza cronologica, ma è ben più di una mascherata questo evento della Val Varraita (qui gli abitanti sono di lingua e cultura occidentale) che si rifà a un millenario copione affidato interamente a interpreti maschili. Si svolge in genere ogni cinque anni il giovedì grasso e le due domeniche precedenti. Si narra che all'epoca di Carlo Magno la popolazione abbia respinto alcune bande di saraceni, e in ricordo di questa vittoria decine di personaggi sfilano e danzano indossando bellissimi costumi realizzati appositamente dalle donne del paese, che assolvono così l'unico compito loro spettante in questa festa.
Essi indossano costumi fantasiosi, dove appaiono anche divise d'inspirazione napoleonica, sfilano soldati, ufficiali, cavalieri, tamburini. Vi sono poi le sarazine, bambine che all'epoca della rivolta, agitando fazzoletti bianchi, segnalavano gli appostamenti nemici, le segnourine, impersonate da ragazzi che indossano sottane e camiciole bianche, i greci dalle lunghe pipe, i morou, già prigionieri dei saraceni, i sapeur (zappatori), che avevano il compito di liberare le strade dagli ostacoli. Seguono gli scarliniè, che portano bastoni ornati con nastri e campanelli, i segnuri (signori) e infine gli espus (sposi), il Vecchio e la Vecchia che festeggiano la vittoria. Vi sono poi gli abbà, che organizzano e dirigono il corteo.
Un gruppo di violinisti e fisarmonici suona allegre musichette per cadenzare la marcia e le danze. Oltre al riferimento storico, vi è anche un indubbio collegamento con il carnevale, e una spia ne è l'inquietante presenza di Arlechin, un personaggio vestito di stracci multicolori e con il cappello ornato di conchiglie che spaventa la folla con uno scoiattolo imbalsamato per obbligarla ad indietreggiare.
Vi è anche un tipico processo carnevalesco il cui protagonista è il tezourié (il tesoriere).
Questi finge di fuggire con la cassa, ma viene catturato e condannato. Prima dell'esecuzione detta un burlesco testamento, alludendo maliziosamente ad eventi della cronaca paesana, a scandali e a soprusi degli amministratori. Si tratta di una sorta d'esame di coscienza collettivo che spesso poi sfocierà nella richiesta della grazia da parte delle segnourine.



Regata storica e Corteo storico
Pizzighettone (CR)

Ultimo sabato di giugno

La regata rievoca la prigionia di Francesco I di Valois che, dopo essere stato sconfitto nella battaglia di Pavia del 1525 da Carlo V di Spagna, fu portato a Pizzighettone e rinchiuso in una spoglia stanza al secondo piano della Torre del Guado, tuttora esistente sulla riva dell'Adda, avanzo dell'imponente castello distrutto agli inizi dell'Ottocento dagli austriaci. Da qui re Francesco inviò alla madre Luigia una lettera che conteneva un detto rimasto famoso: "Tutto è perduto fuorchè l'onore e la vita". La prigionia durò tre mesi durante i quali i maggiori personaggi del tempo si recarono a fare visita all'illustre signore e in suo onore furono organizzati concerti e tornei. Una volta tornato in libertà, Francesco volle esprimere la sua gratitudine per il buon trattamento ricevuto inviando alla cittadinanza ricchi doni che sono tuttora custoditi nella chiesa di san Bassiano: un manto regale, un Palio e un reliquiario con una spina detta "della corona di Gesù". Il culmine della manifestazione è rappresentato dalla regata sul fiume, cui prendono parte una ventina di imbarcazioni e circa duecento personaggi in costume. Essi sfilano poi nelle vie del centro storico pavesate a festa montando cavalli riccamente bardati e inalberando variopinti stendardi. Abbandonata la prigione, un personaggio raffigurante re Francesco, si unisce al corteo in piazza Mercato per assistere agli spettacoli degli sbandieratori e al Palio dei quattro rioni che formano il paese. Seguono balli e musiche d'epoca.


La Pesa Vegia
Bellano (LC)

5 gennaio

Si racconta che nel 1666 la popolazione di Bellano si sia ribellata alla forzata imposizione, da parte dei dominatori spagnoli, di un sistema di pesatura diverso da quello in uso fino ad allora, retaggio di un privilegio risalente all'epoca viscontea. I commercianti ritenevano che l'introduzione della nuova pèsa avrebbe inflitto un colpo durissimo all'economia della zona. Si decise pertanto di inviare degli ambasciatori a Como per chiedere la revoca del provvedimento e il ripristino della pèsa végia (cioè vecchia). La trattativa fu lunga e difficoltosa , e quando già la gente stava per lasciare sconsolata la riva del lago dopo aver lungamente atteso il ritorno della delegazione, si vide da lontano avanzare la prua illuminata della barca che stava tornando.
Alla domanda corale della folla:"Pèsa végia o pèsa noeuva?" gli inviati risposero trionfanti:"Pèsa végia!". Da allora ogni anno l'episodio viene rievocato con un corteo storico in costumi dell'epoca che raggiunge il paese su barche recando la buona notizia.
Dopodichè da un balcone il capo della delegazione srotolata una pergamena e, con voce tonante, legge l'ordinanza del governatore. A questo punto la festa ingloba altre tradizioni, pertanto da una parte si vedono girare i re Magi, cui la gente dalle finestre cala con delle corde i canestri che contengono doni per i più piccoli, e dall'altra i ragazzi del paese iniziano a fare un gran baccano trascinando per le strette vie grappoli di vecchi barattoli legati tra loro (e questo ricorda l'uso di "chiamare l'erba", una sorta di rito primaverile diffuso in molte località dell'arco alpino).




Corteo Nuziale



Ballo della Cordella
Rievocazione dell'antico corteo nuziale
Petralia Sottana (PA)

Prima domenica dopo ferragosto

Gli antichi costumi patriarcali prevedevano che la sposa fosse accompagnata nella sua nuova casa con un corteo. Ancora oggi figuranti in costume rievocano quell'antica e gentile consuetudine. Gli sposi, riccamente abbigliati, sfilano a cavallo di una mula bianca tra le vie del paese e giungono infine in uno spiazzo tra i campi, dove si svolge il "ballo della cordella". Ventiquattro ballerini, disposti a cerchio, reggono altrettante cordelle variamente colorate pendenti da un'alta pertica e le intrecciano muovendosi al ritmo della danza fino a costituire una rete ad ombrello, che poi viene sciolta rifacendo il ballo in senso inverso. Un gruppo di cantori intanto eleva un inno di ringraziamento alla Madonna dell'Alto per il buon raccolto dell'anno.


Sfilata dei Turchi
Potenza (PZ)

29-30 maggio

Come sia possibile che San Gerardo, nato nel 1726, abbia potuto salvare la città di Potenza da una invasione dei pirati saraceni può chiarirlo solamente la complessa e contorta agiografia popolare, non di rado in contrasto con quella ufficiale. E' tuttavia a questo santo che è dedicata la festa durante la quale si svolge la "processione dei turchi". Su muli e cavalli sfilano i guerrieri che rappresentano gli angeli (furono appunto loro, mandati dal santo, a svegliare le sentinelle che poterono così dare l'allarme e sventare l'incursione). Seguono poi i cavalieri saraceni che precedono il cocchio del gran Moro, chiamato giuvuddine pascià, comodamente seduto e intento a fumare il suo narghilè. Sfila poi la galea, una grande nave semovente sulla quale si trovano la ciurma, che finge di remare, e un giovane che impersona San Gerardo. In coda alla processione c'è un tempietto illuminato detto cirio, composto di tre piani sormontati da una grande croce, dove è collocato un quadro del santo. Intanto da balconi e finestre piovono sul corteo i pipli, profumati rami fioriti di ginestra.


Sposalizio del Mare
Cervia (RA)

Ascensione

La cerimonia si celebra ininterrottamente dalla metà del Quattrocento, quando fu istituita dal vescovo veneziano Pietro Barbo (il futuro Papa Paolo II), probabilmente su imitazione di un'analoga cerimonia che si svolgeva a Venezia. Narra una leggenda che il vescovo, sul punto di naufragare davanti alle coste di Cervia, riuscì a placare il mare solo gettando il suo anello pastorale fra le onde furenti. Nel pomeriggio parte un corteo, preceduto dalla banda musicale e da paggetti in costume, che si dirige verso il porto, dove tutti s'imbarcano su pescherecci e bragozzi parati a festa. Quando le barche sono al largo inizia la cerimonia che simboleggia lo sposalizio fra il mare e la città. Il vescovo pronuncia la benedizione, mentre nel porto si cantano inni sacri e poi getta il suo anello legato a un nastro colorato tra i flutti. Prontamente i marinai si gettano in acqua e fanno a gara per ripescare l'anello, che poi sarà donato a colui che riuscirà a impadronirsene. Più rapidamente l'anello sarà stato ritrovato e migliori saranno gli auspici sull'esito della stagione di pesca.


Monteriggioni di Torri si Corona
Monteriggioni (SI)

Metà di luglio

Festa medievale in costume.
Per l’occasione tutti gli abitanti si vestono con abiti dell’epoca ed interpretano il loro personaggio: il contadino, il mercante, il soldato, il balestriere, il frate, il giocoliere, così da rendere la vita del borgo più vera.




Alcuni figuranti del gruppo storico medievale



Gli sbandieratori all'opera



Nelle corti ed agli angoli di strada: antichi mestieri e vecchie abitudini casalinghe
Festa delle Idi di Maggio
Oglianico (TO)

Dal 1° Maggio alla seconda domenica di Maggio

La Rievocazione Storica, detta Festa delle Idi di maggio, è il frutto di approfondite ricerche sugli usi e costumi medievali.

Un viaggio sulle ali del tempo, un curiosare discreto nella vita di tutti i giorni, in un giorno qualunque del 1300, per riproporre all'attenzione dei visitatori abitudini, arti, giochi e mestieri di un tempo.

Il turista che giunge ad Oglianico nel periodo delle Idi di maggio, nel vedere gli artigiani al lavoro, impara con gli occhi la magia della creazione...

Questa è la rievocazione Storica di Oglianico, o meglio quello che si racconta di essa. Tutto il resto occorre viverlo. Sprazzi di aggregazione e di festa che ricreano la tradizione, con uno spirito semplice e genuino.

La ricca serie di manifestazioni inizia col Calendimaggio, il 1° Maggio, con la presentazione dei personaggi storici che si rifanno agli Statuti della Comunità datati 1352, e termina, in un crescendo di iniziative, con le Idi di Maggio, la seconda domenica di Maggio, con la magnifica Sagra Medievale: scene di vita, attività contadine, artigianali e commerciali del sec. XIV.


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* info@prolocooglianico.it
: www.prolocooglianico.it

Messa dello Spadone
Cividale del Friuli (UD)

6 gennaio

In questo giorno si celebra nel duomo una messa di grande suggestione che ricorda i tempi del potere temporale della Chiesa. Dopo un grandioso corteo storico che attraversa le strade della cittadina, la gente si riunisce in chiesa. Qui in una scenografica assemblea di canonici in pompa magna si erge il diacono, che durante il rito porta sul capo un maestoso elmo sormontato da piume multicolori e brandisce uno spadone a doppio taglio. Con disinvolta destrezza, dopo aver letto il Vangelo, lo solleva e l'abbassa per tre volte in segno di saluto, mentre con la sinistra stringe al petto un pregevole evangeliario del XV secolo. I fedeli intonano un canto della liturgia aquileiese e la cerimonia si chiude con la benedizione, sempre impartita con l'arma. Lo spadone risale alla seconda metà del XIV secolo e porta incisi la data e il nome del suo antico proprietario, il patriarca Marquardo de Randek, di cui si narra che abbia varcato in armi la soglia del tempio. Era, infatti, prerogativa degli imperatori franchi e tedeschi leggere il Vangelo durante la messa cingendo la spada.


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