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Giostra del Saracino
Arezzo (AR)
Penultimo sabato di Giugno e prima domenica di Settembre
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Buratto, simulacro di un imponente Re delle Indie, è dai tempi più remoti il protagonista della Giostra del Saracino. Contro di lui si scagliano i "campioni" delle quattro Porte e contro di lui si infrangono sovente le speranze di vittoria. Reca sul braccio sinistro lo scudo con la targa da colpire; si difende per mezzo di un flagello (mazzafrusto), impugnato con la destra, costituito da tre palle di cuoio del peso di 250 grammi ciascuna, sostenute da corde lunghe un metro. Appena colpito, il Saracino ruota su se stesso e protende la sua arma per colpire il giostratore sulle spalle.
La piazza Grande, delimitata da un portico vasariano, da un'abside romanica e da una torre medievale, è il terreno di gara in cui risuona l'antico grido di guerra "Arezzo a san Donato!" (il patrono della città) gridato da centinaia di arcieri. Segue un gioco d'armi praticato già dal Duecento, quando Arezzo rivaleggiava alla pari con Firenze e Siena e i cittadini usavano allenarsi all'esercizio bellico torneando contro un fantoccio che raffigurava un guerriero saraceno. Questi, imperniato su un palo, attende l'assalto brandendo uno scudo e un "mazzafrusto", che anticamente era munito di palle di piombo, ma che oggigiorno è reso inoffensivo. I cavalieri che "corrono la lancia" indossano antichi costumi e sono in tutto otto, due per ogni contrada. A turno, tra il rullare dei tamburi e gli squilli delle chiarine, si lanciano al galoppo contro l'arcigno fantoccio e cercano di centrarne lo scudo evitando nello stesso tempo di essere a loro volta colpiti dalle palle che sono messe in movimento dal colpo ricevuto. Un maestro di campo e una giuria seguono con attenzione i competitori e poi assegnano il premio al quartiere i cui cavalieri sono stati i più abili, mentre per fortuna i più maldestri non devono più assoggettarsi al pagamento del riscatto che un tempo era loro chiesto, anche se non è cambiato il dileggio popolare che li colpisce. La giostra è preceduta da un complesso cerimoniale che inizia il mattino con la lettura del bando in piazza del Comune. Segue un variopinto corteo composto di centinaia di figuranti in costumi trecenteschi e di una trentina di cavalli che sfilano al suono dell'Inno del Saracino. Nel pomeriggio dopo la benedizione delle armi, comincia l'esibizione degli sbandieratori e la lettura della disfida, seguono alcune evoluzioni equestri e infine la giostra, il cui premio è rappresentato da una lancia dorata realizzata appositamente da un intagliatore aretino.
* giostradelsaracino@comune.arezzo.it : www.lagiostradelsaracino.it
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Calcio Storico Fiorentino
Firenze (FI)
24 giugno e la domenica successiva
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Attualmente il Calcio Storico Fiorentino, e' piu' di una affascinante e spettacolare manifestazione a livello mondiale. E' una grande rievocazione storica che anima una tradizione locale contribuendo a tenere vivo, anche in clima moderno, il carattere fiero della citta', conservando l'antico volto di Firenze contro le inevitabili ingiurie del tempo, degli uomini e dei mutati costumi. Dal 1930, salvo il periodo bellico, si svolgono puntualmente fra le secolari mura cittadine le sfide fra i giocatori (calcianti) dei quattro Quartieri storici di Firenze: i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella e i Verdi di San Giovanni, nell’incomparabile scenario di Piazza Santa Croce. Tre (due eliminatorie e la finale) sono le partite che tuttora si svolgono nel mese di giugno a Firenze in occasione degli annuali festeggiamenti del Santo Patrono nell’incomparabile scenario di Piazza Santa Croce, e vogliono idealmente ricollegarsi a quella famosa del 1530.
* calciostorico@comune.fi.it : www.globeit.it/caf
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Palio dei Ciuchi
Campagnatico (GR)
Seconda domenica di settembre
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Per le vie addobbate del paese si svolge l'umoristica corsa tra il corale incitamento dei contradaioli.
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Balestro del Girifalco
Massa Marittima (GR)
Domenica seguente il 20 maggio e seconda domenica di agosto
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Il Balestro di maggio si disputa in onore di san Bernardino da Siena (il quale, a dispetto del nome nacque a Massa Marittima), mentre quello d'agosto ricorda la costituzione di Massa in libero Comune, avvenuta nel 1225. Prendono parte alla gara 24 balestrieri, otto per ciascuno dei terzieri in cui è divisa la cittadina (Borgo, Cittavecchia e Cittanova). La gara è preceduta da un austero e policromo corteo composto da circa 150 persone indossanti fedeli riproduzioni di costumi medievali. Esso sfila per le vie cittadine fino alla duecentesca piazza Duomo, dove si svolgono dapprima le evoluzioni degli sbandieratori, dopodichè inizia la gara. Le frecce o verrette vengono scagliate da balestre che riproducono quelle in uso nel Quattrocento e il bersaglio, detto corniolo, è posto alla distanza di 36 metri. Esso è collocato al centro di un girifallo (uccello rapace della campagna maremmana) di legno. Vince il Palio il balestriere la cui freccia risulta più vicina al centro del corniolo, costui riceverà una freccia d'oro, mentre al suo terziere sarà assegnato il drappellone di seta dipinta.
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Palio dei Ciuchi
Roccatederighi (GR)
14 agosto
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La sera del 14 agosto il borgo medievale di Roccatederighi recupera l'antica atmosfera del passato, alla luce dei lampioni si sostituisce, infatti, quella del fuoco di centinaia di torce. In questa cornice si corre tra i rioni del paese il tradizionale Palio dei ciuchi.
Risalente addirittura al Medioevo (1295), quando fu istituita dai senesi la “Giostra dei Sestrieri con Palio”, la corsa fu disputata nuovamente in epoca moderna nel 1947 su strada a sterro e ciuchi ferrati. La sfilata in costume d'epoca e la disputa del Palio si sono svolte secondo le tradizioni e le regole tramandate fin dal Medioevo, con la variante del numero delle Contrade, che furono portate da sei (da cui il nome 'Palio dei Sestrieri') a cinque, incorporando l'antica Contrada del Tufolino in quella della Torre.
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Palio dei Micci
Querceta (LU)
Prima domenica di maggio
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Non è soltanto una corsa di asini, ma è tutto un riecheggiare le feste che i Medici solevano tenere quando venivano in villeggiatura a Querceta. Il paese, diviso in otto contrade, rivive così lo splendore dell'epoca medicea e i rioni partecipano al corteo indossando ricchi costumi rinascimentali, alcuni anche barbareschi, come quelli della contrada Ponte. Sfilano oltre un migliaio di figuranti che vestono i panne di dame e cavalieri, armigeri e paggi, sbandieratori e musici. Tutti procedono con portamento fiero evocando, come in un affresco, i colori e le atmosfere del tempo. Essi impersonano personaggi storici e realmente esistiti, ma anche figure di fantasia come un tal Eriberto Bindi, detto "lo stanco", creato dalla penna dello scrittore Silvano Alssandrini. Vengono anche inscenati bozzetti a soggetto, sul filo dell'antico teatro popolare dei Maggi. Nel campo sportivo si svolge l'accesa e divertente gara dei recalcitranti micci, asini e non cavalli, cavalcati a pelo e spronati freneticamente dai loro cavalieri per costringerli a un'andatura per loro del tutto naturale
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Palio dei Barchini con le Ruote
Piazza Garibaldi Castelfranco di Sotto (PI)
Terzo sabato e domenica di giugno
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Manifestazione tradizonale che consiste nella corsa tra barchini fra le quattro contrade in cui è suddiviso il paese (S.Martino, S.Bartolomeo, S.Pietro e S.Michele), ricollegandosi ai tradizionali "navicellai d'Arno". La rievocazione storica, introdotta da un corteo storico in costume, è ambientata nel XIX secolo ed è composta da centinaia di figuranti che ripresentano episodi storici e di costume del passato. La gara si articola in tre giri del perimetro di Piazza Garibaldi effettuati dai quattro barchini con le ruote spinti da un equipaggio composto da due rematori.
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Gioco del Ponte
Pisa (PI)
Ultima domenica di Giugno
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Il Gioco del Ponte è una manifestazione storico rievocativa che si articola in due momenti distinti ma altrettanto significativi: il Corteo Storico sui Lungarni, una sorta di parata militare assai imponente, e la battaglia, ambientata sul Ponte di Mezzo, ove le squadre dei quartieri appartenenti alle due fazioni cittadine rivali danno prova della rispettiva potenza fisica, in un’atmosfera agonisticamente avvincente.
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Giostra dell'Orso
Pistoia (PT)
25 Luglio - San Giacomo protettore di Pistoia - Quarta domenica di luglio
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La giostra prevede una corsa in tondo a cavallo. Protagonista è l’orso che sostiene lo stemma civico e rappresenta il bersaglio contro cui si lanciano i cavalieri. Questi si lanciano a due a due contro la sagoma dell’orso. Vince il cavaliere che per primo colpisce con la lancia la zampa sinistra dell’animale. Si narra che san Jacopo, patrono della città, salvò la popolazione dalle incursioni saracene nel IX secolo. Un'altra curiosa leggenda che lo riguarda lo vede nei panni di un contadino bisognoso di un prestito per acquistare un paio di buoi. Egli s'impegnò a restituirlo "a tanto caldo", cioè alla fine di luglio, quando appunto fa molto caldo. Ma alla data fissata, non disponendo della somma dovuta, l'ingegnoso santo si fece trovare intabarrato in un pesante pastrano e, fingendo di provare freddo, rimandò il creditore a un futuro "tanto caldo". Da allora la frase "pagare a tanto caldo" divenne proverbiale per indicare l'intenzione di non onorare i propri debiti e la statua del santo, viene, nel giorno della sua ricorrenza, rivestita appunto da un pesante cappotto di cappotto di colore rosso. La città rende onore al suo santo con un Palio al quale prendono parte dodici cavalieri, ognuno dei quali corre in rappresentanza di una compagnia del popolo, che sono tre per ciascuno dei quartieri cittadini. Il torneo inizia con l'arrivo delle rappresentanze dei rioni in piazza d'Armi, dove si pongono sotto la direzione di un maestro di campo. Segue un corteo storico in costume composto di dame, cavalieri, armigeri, araldi e vessillieri. I figuranti portano gli stendardi con gli antichi simboli: il drago, il cervo bianco, il grifone, il leon d'oro. Dopodichè inizia la giostra, i cavalieri percorrono, due alla volta, la pista in senso opposto. Alla seconda tornata devono colpire con una lancia un piccolo bersaglio sistemato nella zampa destra di un orso (simbolo araldico della città) rivestito con una sopravveste a scacchi bianchi e rossi. Ogni concorrente ha a disposizione tre prove e si sommano i punteggi di ciascun quartiere. Inoltre il miglior concorrente in assoluto riceve il titolo di "cavaliere speron d'oro di Pistoia e contado".
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Palio dei Ciuchi
Asciano (SI)
Seconda domenica di settembre
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Sette contrade (Corso, Piazza del Grano, Corona, Prato, Pergola, Tranquilla e Stazione) si sfidano in sella a ciuchi vivacissimi. Inoltre cortei con figuranti in costume, sfilate di sbandieratori e rappresentazioni riportano in vita scene della realtà medievale. Come ogni seconda domenica del mese si svolge anche il Mercatino delle Crete, con la vendita e l’esposizione di olio, miele, prodotti biologici e di artigianato locale.
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Bravìo delle Botti
Montepulciano (SI)
Ultima Domenica di Agosto
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La gara consiste in una corsa di circa due chilometri lungo le ripide vie della città, spingendo una grossa botte. Una gara di abilità e di potenza tra gli "spingitori", in un clima di sereno antagonismo tra contrade. La mattina della festa, le Contrade si riuniscono in Piazza Grande per assistere all'estrazione dell'ordine di partenza e di sfilata. Seguono la Sbandierata e la Marchiatura delle Botti.
Alle 12 si svolge la S. Messa, durante la quale il Vescovo impartisce la benedizione alle Contrade, agli spingitori e alle botti.
Si ritorna nelle Contrade per il pranzo, e poi ci si ritrova nel pomeriggio per la Sfilata Storica lungo le vie cittadine: un'orgia di colori con personaggi in costume d'epoca e sbandieratori.
Alle 19 inizia la gara, tra l'entusiasmo di tutti i Poliziani che incoraggiano gli spingitori della propria Contrada lungo le faticose salite della città. Alla Contrada vincitrice viene poi consegnato il panno detto bravìo.
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Ferie delle Messi I Cavalieri di Santa Fina
San Gimignano (SI)
Terzo fine settimana di Giugno
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Il gruppo dei cavalieri, riferendosi a documenti del XIII secolo, che comprovano la partecipazione di cavalieri sangimignanesi alle battaglie di Montaperti (1260) e di Campaldino (1289), ha voluto riproporre alcuni aspetti della tradizione cavalleresca, riportando in vita anche le quattro storiche contrade si San Giovanni, Piazza, Castello e San Matteo. Il nome di "I Cavalieri di Santa fina" onora Fina dei Ciardi, la giovinetta morta in odore di santità il 12 marzo 1253 e diventata compatrona della città.
: www.sangimignano.com/sgifina.htm
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Palio di Siena
Siena (SI)
2 luglio e 16 agosto
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Si narra che durante l'assedio di Siena un soldato fiorentino ruppe con il suo archibugio la statua della Madonna nel rione di Provenzano. Fu così che i Senesi decisero di dedicare alla Madonna una chiesa e di correre il palio il 2 luglio dedicandolo alla vergine Maria di Provenzano. Quello del 16 agosto, dedicato all'assunta, si disputava già dal XIV secolo. Il palio segue un secolare rituale segnato dalla scelta dei cavalli, dalle prove, dalle cene propiziatorie, dalla benedizione dei cavalli. Il corteo storico precede la corsa del Palio come solenne coreografia civica, storica e trionfale. Nella sua forma odierna è una raffigurazione commemorativa delle istituzioni, dei costumi e della grandezza dell'antica Repubblica Senese, con speciale riguardo per le Contrade, che ne formano la parte principale con i loro gruppi di monturati detti Comparse. Il più celebre Palio del mondo ha origini lontane e leggendarie, rifacendosi ai giochi equestri degli etruschi, poi perpetuati nei cortei cavallereschi che per tutto il medioevo si svolgevano in ogni comunità di una qualche importanza. Esso mantiene tuttora quasi intatta la passionalità delle zuffe medievali e si svolge due volte l'anno: il 2 luglio (dedicato alla Madonna di Provenzano) e il 16 agosto (Palio dell'Assunta) e ha per teatro la splendida scenografia offerta da piazza del Campo. Vi prendono parte dieci delle diciassette contrade cittadine scelte con il seguente meccanismo: hanno diritto a gareggiare le sette escluse la volta precedente, più altre tre estratte a sorteggio. Tre giorni innanzi la gara si svolge la "tratta", la presentazione dei cavalli, seguono prove per saggiare il percorso. La sera della vigilia le contrade che hanno acquisito il diritto a correre organizzano benauguranti e rumorose cene all'aperto. Al fastoso corteo storico che precede la gara prendono parte quattordici gruppi, per un totale di circa seicento figuranti, che sfilano fra i rulli dei tamburi, gli squilli delle chiarine e il volteggiare armonioso degli stendardi. I fantini, induriti mercenari che corrono "a pelo", sono ingaggiati a suon di milioni dalle contrade, che svolgono altresì tutta una serie di rituali propiziatori e contrattazioni segrete protese, se possibile, a guadagnare l'ambitissimo Palio, in alternativa a impedire la vittoria delle contrade "nemiche". Complesso è anche il cerimoniale della partenza, guidato da un mossiere, ma in realtà determinato dalla decima contrada dello schieramento, che ha la possibilità di entrare "di rincorsa", e nei confronti della quale il mossiere ha solo diritto di veto. Una volta dato il via, sempre precario e in cui la tensione sale alle stelle, i fantini si lanciano al galoppo per compiere tre giri della piazza. La gara dura solamente un'ottantina di secondi, durante i quali succede di tutto: le nerbate volano da un cavallo all'altro e perfino da un fantino all'altro. Ognuno può ostacolare gli avversari ponendosi loro davanti o spingendoli verso le transenne. Se qualche fantino cade rovinosamente, il cavallo può proseguire e vincere "scosso". Il vincitore è accolto da una folla di contradaioli festanti, il Palio (cencio, per i senesi) è portato in chiesa dove si officia un tumultuoso Te Deum di ringraziamento e tutto culmina a settembre con un grande corteo in cui sfilano cavallo e fantino vittoriosi, notabili e popolani che portano cartelli di scherno per gli sconfitti, rudimentali carri allegorici e gruppi di persone ebbre e festanti. La contrada vincente organizza una cena della vittoria alla quale prendono parte centinaia o perfino migliaia di commensali, e i festeggiamenti, assieme ai preparativi per le future corse, durano ancora a lungo perché, come si usa dire, "il Palio si corre tutto l'anno".
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Sagra di' Pinolo
Chiesanuova in Val di Pesa San Casciano in Val di Pesa (FI)
Prime settimane di Giugno
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Il pino è ciò che caratterizza questo lembo nord del chianti, visto che ricopre le sue colline e orna le sue strade. Per questo la gente di Chiesanova ha voluto dedicargli una sagra molto deliziosa dove si possono gustare dolci e pietanze a base di pinoli, tra i quali la tradizionale pinocchiata, tipico croccante di pinoli. Durante la sagra si contendono il palio le 3 contrade paesane: la Cipressa, la Canigiana e La Sughera.
* info@sagradipinolo.it : www.sagradipinolo.it
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Sagra del tordo
Montalcino (SI)
Ultima domenica di ottobre
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Fu al tempo di Cosimo I de' Medici, nel XVI secolo, che si decise di istituire una sagra per offrire alla signora di Fortezza i prodotti della terra e la selvaggina cacciata nei vicini boschi. Da allora un corteo di 150 persone, paggi e dame, arcieri e trombettieri in costumi trecenteschi accompagna la delegazione che porta i doni. Nel pomeriggio poi si disputa una gara di tiro con l'arco sul piazzale antistante la Rocca eretta dai senesi nel 1361. I quattro quartieri della cittadina si disputano la freccia d'argento (ma ogni dieci anni essa è d'oro) messa in palio, mirando alle sagome di cinghiale celate in un fitto boschetto. Gli arcieri sono due per quartiere e hanno a disposizione ciascuno quindici frecce. L'emozione della gara fa dimenticare che gli archi sono moderni strumenti in fibra di vetro e che i cinghiali sono confezionati con la juta. Segue una degustazione degli straordinari vini locali, famosi in tutto il mondo, accompagnati da bruschette, tordi allo spiedo, donzelline (pasta di pane lievitata e fritta) e caciotte. Dame e cavalieri danzano poi il trescone e altre antiche danze popolari fino a tarda notte.
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Scoppio del Carro
Firenze (FI)
Domenica di Pasqua
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La mattina di Pasqua, scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del Calcio Storico Fiorentino, il carro del fuoco pasquale, detto affettuosamente dai fiorentini "Brindellone", si muove dal piazzale del Prato trainato da due paia di candidi bovi infiorati ed arriva al solito posto, in piazza del Duomo, fra il Battistero e la Cattedrale. Alle ore undici in Duomo al Canto del Gloria in excelsis Deo, viene dato fuoco alla miccia della colombina che, sibilando, va fino in piazza ad incendiare i mortaretti ed i fuochi d’artificio sapientemente disposti sul Brindellone. Inizia con fragore lo scoppio assordante e, sia pure in maniera simbolica, la distribuzione a tutta la città del fuoco benedetto. L’imponente mole dell’antico carro si avvolge puntualmente di nubi e scoppi come se l’aria stessa emettesse scintille sempre più luminose. Scintille che ad un tratto non parranno più piccole luci distinte ma una vera pioggia di viola, di rosa, di rosso, di verde, di bianco e di blu. Il profilo del Brindellone scompare del tutto in questo caleidoscopico gioco di colori che, pian piano, unitamente al fumo ed agli assordanti scoppi, si dissipa rendendo nuovamente visibili i marmi del Battistero, della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e del campanile di Giotto. A Firenze chiamano il brindellone il carro che, dopo essere stato portato in giro per la città accompagnato dai trombetti del comune, viene bruciato davanti al duomo durante la messa di Pasqua al momento del Gloria. Il carro ha l'aspetto di una piramide nera ornata di nastri, fronzoli e fiori, e nella sua configurazione attuale risale al 1764. Quando è trascinato da due paia di buoi bianchi ricoperti di fiori e ghirlande, pare ondeggiare goffamente in incerto equilibrio, e da questa sua andatura trarrebbe origine il nome. Si racconta che Pazzino de' Pazzi, rampollo della ricca famiglia di mercanti fiorentini, ebbe la ventura di partecipare alla prima Crociata e che proprio a lui toccò di salire per primo sulle mura di Gerusalemme nel 1099, ricevendo in premio da Goffredo per il suo coraggio l'arme dei Buglione e tre scaglie di selce tolte dal sepolcro di Cristo. Pazzino le portò a Firenze e le donò alla chiesa di Santa Maria Sopra Porta, da dove venivano prese ogni anno per far scaturire da esse con un acciarino il fuoco sacro la mattina del sabato santo. Una volta che il brindellone è giunto davanti alla porta principale del duomo, un filo viene teso dall'altare maggiore al carro e su di esso corre la colombina, un piccolo razzo infuocato che fa scoppiare i petardi del carro, sprigionando mille bandierine con i colori dei gonfaloni di Firenze, dei Pazzi, dell'arte della lana e dell'ONU. Sulla cima, per ultima, si accende la girandola di fuochi artificiali e mortaretti tra un assordante scampanio. Se il movimento della colombina si svolge senza intoppi il raccolto sarà pingue, se invece essa s'incanta l'annata sarà magra e i granai rimarranno vuoti. Secondo alcuni il carro rappresenta il sacro Sepolcro, mentre i fuochi simboleggiano la Resurrezione.
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Festa del Grillo
Firenze (FI)
Domenica dell'Ascensione
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Fino a pochi anni fa per l'Ascensione i bimbi si divertivano a catturare grilli canterini da ingabbiare nelle piccole casette fantasione che era tradizione comprare nel parco delle Cascine. Oggi i grilli sono finti e, per avvalorare la nuova vocazione ambientalista della festa, sarà possibile trovare anche il materiale per realizzare nidi artificiali da porre in giardino, mangiatoie, piatti per animali da affezione e trasportini per gatti. Si dice che la festa sia nata come rito primaverile durante il quale il grillo era eletto simbolo di benessere e gioia.
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Festa della Rificolona
Firenze (FI)
7 Settembre
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La festa cominciava all'alba del 7 settembre, quando i contadini, uomini e donne, si mettevano in cammino dalle colline di Vallombrosa, di Impruneta o di Bivigliano nella lenta marcia di avvicinamento verso piazza SS. Annunziata a Firenze.
La loro calata in massa verso la città aveva sostanzialmente due scopi: rendere omaggio, il giorno seguente, alla Vergine Maria per il suo compleanno e vendere, sotto le arcate brunelleschiane dello Spedale degli Innocenti, i prodotti del loro lavoro: ceste di vimini, tessuti ricamati, frutta e funghi secchi. Per alcuni il viaggio era così lungo che l'oscurità li sorprendeva quando non erano ancora entrati in città, e per illuminare il cammino accendevano un lampioncino protetto da un involucro di carta e sorretto da un bastoncino di legno o da una canna. Questa usanza ha dato vita alla tradizione della Rificolona, una festa tipicamente fiorentina che si è tramandata, con rare interruzioni, nel corso dei secoli.
Se per i contadini l'ingresso in piazza SS. Annunziata costituiva la fine di un lungo e faticoso cammino, per le bande di ragazzi della città significava l'inizio di una serata movimentata e piena di sorprese. I giovani si mescolavano a quella moltitudine, rozzamente vestita e quindi facilmente riconoscibile, che si accampava sulle scalinate e, alla fioca luce dei lampioncini, si apprestava a mangiare il poco che aveva portato da casa. Con schiamazzi e battute di spirito i monelli si divertivano a importunare quei pellegrini già stanchi e soprattutto emozionati di trovarsi, spesso per la prima volta, nella grande città della quale conoscevano le meraviglie solo attraverso i racconti dei rari vecchi del paese che l'avevano già visitata.
Ma il divertimento maggiore era quello di colpire i lampioncini, farli rotolare a terra e renderli inutilizzabili. Solo a tarda notte i discoli si ritiravano da lla piazza lasciando finalmente campo libero ai contadini che, stravolti, cercavano sotto le arcate qualche ora di riposo prima di riprendere la via del ritorno, non senza aver prima venduto i loro prodotti e aver reso omaggio alla Vergine. In epoca moderna la festa è cambiata in alcuni suoi aspetti esteriori ma si è mantenuta intatta nel suo duplice significato più profondo che è di carattere mercantile e religioso. Adesso per le strade del centro cittadino, dal tramonto fino a notte alta, si possono notare due gruppi di persone che si muovono con scopi diametralmente opposti. Uno è formato da bambini che, accompagnati spesso dai genitori, tengono in mano la rificolona e passeggiano canticchiando la rituale canzoncina:
Ona, ona, ona
Oh che bella rificolona! La mia l'è co' fiocchi
e la tua l'è co' pidocchi. E l'è più bella la mia di quella della tu' zia.
L'altro gruppo invece è costituito da ragazzini che, armati di cerbottane caricate a pallini di argilla, si aggirano tra la fo lla e fra gli stand dei prodotti gastronomici a caccia di rificolone. E quando una viene colpita e distrutta la situazione diventa tragicomica: mentre i 'guastatori' esultano con grida e acclamazioni, le piccole vittime finiscono inevitabilmente in lacrime.
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Bruscello
Montepulciano (SI)
14 e 15 agosto
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Il bruscello è uno spettacolo di teatro cantato che si ispira a una forma drammatica d'origine contadina. Anticamente si rappresentava nelle aie e nei cortili, oppure nelle piazze in occasione di fiere e feste. A Montepulciano oggi ciò avviene nella piazza Grande, sull'ampia scalinata della cattedrale. Il nome deriva con ogni probabilità da "arboscello", il ramo fiorito che un tempo era l'insegna delle cerimonie propiziatorie primaverili della fertilità e intorno al quale ancora oggi si svolge l'azione. La rappresentanza tratta di argomenti di contenuto religioso o cavalleresco, oppure ancora si ispira a leggende locali. Il tutto è recitato e cantato in ottave ariostesche e vediamo così agire Pia de' Tolomei, Ghino di Tacco, Guerrino il Meschino o la sventurata Genoveffa del Brabante. Testi, musica e regia mutano ogni anno e sono appositamente preparati da gruppi di concittadini i quali poi, indossano costumi d'epoca, interpretano i ruoli di attori, di comparse e di musici.
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Le Fiamme di Caracosta
Cerreto Guidi (FI)
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Gruppo Storico Musici e Sbandieratori nato nel 1993 nell’ambito della Contrada Porta Caracosta di Cerreto Guidi. Organizzatori del II° Campionato Nazionale Storico Coreografico.
: www.caracosta.it
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Bandierai degli Uffizi
Firenze (FI)
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Il nostro gruppo ha un preciso riferimento analitico della storia della città, rappresentando le principali Magistrature e gli Uffici esistenti nella Repubblica Fiorentina del XVI° secolo; attualmente aderisce al Calcio Storico Fiorentino, il gioco tradizionale della città che ha dato i natali al calcio moderno.
Unici a rappresentare Firenze per il preciso significato storico dei costumi e delle insegne, nel ricco curriculum della nostra antica esistenza vantiamo presenze a molte importantissime manifestazioni sia sportive che storico-rievocative.
Conosciuti in tutta Italia, in Europa ed anche oltre oceano, ovunque abbiamo raccolto consensi per l’originalità e spettacolarità delle nostre esibizioni; a questa presenza sia scenografica che atletica, si sono poi aggiunte motivazioni di natura culturale perché, a differenza degli altri gruppi di sbandieratori italiani più o meno famosi e presenti in ambiti internazionali, noi rappresentiamo le origini stesse del calcio, sport tra i più praticati e diffusi in tutti e cinque i continenti.
* bandierai@bandieraidegliuffizi.it : www.bandieraidegliuffizi.it
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Balestrieri Fiorentini
Via di Belvedere, 2 Firenze (FI)
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La Compagnia Balestrieri Fiorentini fa parte del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e partecipa alle sfilate per le vie cittadine in occasione dello Scoppio del Carro (nel giorno di Pasqua) e delle tre partite del Calcio Storico Fiorentino che si tengono nel mese di giugno per i festeggiamenti di San Giovanni Battista (24 giugno), patrono della città di Firenze.
L’attività principale della compagnia consiste nella pratica e nello studio del tiro con la balestra tradizionale, attività che implica oltre che periodiche sedute d’allenamento, anche una fase di ricerca storica, di ricostruzione e di sperimentazione.
La compagnia partecipa ed organizza competizioni di tiro con la balestra con altri gruppi storici, come ad esempio il Palio del Baluardo che si tiene a primavera.
Per gli allenamenti, la Compagnia dispone di un proprio campo di tiro situato nel Baluardo a San Giorgio posto in Via di Belvedere in prossimità della Porta San Giorgio.
* info@ibalestrieridifirenze.it : www.ibalestrieridifirenze.it
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Luminara di Santa Croce
Lucca (LU)
13 settembre
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Ricorda la traslazione del "Volto santo", uno splendido crocefisso ligneo dell'XI secolo. Esso però, secondo un'antica narrazione, sarebbe stato colpito dal discepolo segreto di Gesù, Nicodemo, a eccezione del volto, che invece sarebbe opera di un angelo. Nicodemo poi, sentendo prossima la fine, lo affidò a un cristiano che lo nascose nella sua casa. Nel 742 giunse in Palestina, allora occupata dai musulmani, il vescovo Gualfredo al quale un angelo rivelò in sogno la collocazione dell'immagine. Il prelato riuscì a impossessarsene e ad affidarla a una barca priva di vela e di equipaggio, affinchè la Provvidenza la trasportasse in terra cristiana. Dopo un lungo vagare il battello giunse a Luni, e da qua infine fu portato a Lucca, dove fu oggetto di devota venerazione e dove si istituì una processione alla quale prendevano parte tutti i maschi della città. Ancora oggi dalla chiesa di San Frediano parte una processione al lume di torce che, seguendo l'antico percorso della Croce, giunge al Duomo di San Martino, mentre la città è illuminata da migliaia di lumini di cera. Alla processione partecipano figuranti in costume, autorità civili e militari, confraternite e delegazioni di altri comuni toscani, e tutti insieme formano un fiume di luci e fiaccole. Al Volto santo è legata una graziosa leggenda ripresa da un trovatore francese del XIII secolo: narra di un giullare che volle offrire alla sacra immagine il frutto migliore della sua arte, esibendosi davanti a essa nei suoi giochi di prestigio. In cambio la sacra immagine gli offrì una sua preziosa pianella.
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Luminaria di san Ranieri
Pisa (PI)
16 giugno
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Nato da nobile famiglia pisana nel XII secolo, Ranieri era vissuto negli agi, finchè, colpito dalla vita di un sant'uomo, volle ripartire in pellegrinaggio verso l'oriente. Su di lui tuttavia non mancano storielle che dimostrano lo spirito scanzonato dei suoi concittadini. La mancanza di un dito dal suo scheletro è infatti da questi attribuita a una lite con un pizzicagnolo che glielo avrebbe tagliato per punirlo del furto di un formaggio. Tuttavia la devozione nei suoi confronti fu sempre molto intensa e quando, nel 1688, il suo corpo fu trasportato dall'altare di san Guido alla cappella dell'Incoronata, tutti i Lungarni furono illuminati da migliaia di candele. Da allora la luminaria fu ripetuta dapprima ogni tre anni e poi ogni anno. Dunque la sera del 16 giugno, 30 mila lamparini (bicchieri di vetro colorato riempiti per metà di acqua e per metà di olio su cui galleggia il lucignolo) riflettono la loro luce dalle finestre dei palazzi nelle acque dell'Arno che ne moltiplicano i bagliori. Chiude la serata un grande spettacolo pirotecnico. Il giorno seguente si effettua una regata storica cui prendono parte quattro imbarcazioni in rappresentanza dei quartieri cittadini. Ognuna dispone di otto vogatori più un timoniere e un "montatore". Il compito di quest'ultimo è di arrampicarsi, al termine della gara, su di un pennone alto dieci metri collocato su un barcone dove è sistemato il Palio spettante ai vincitori. Agli ultimi arrivati, come vuole la tradizione, in segno di scherno sono consegnate due oche bianche. Ma i festeggiamenti per san Ranieri non sono terminati: l'ultima domenica del mese si svolge il gioco del ponte. Un tempo serviva a dare sfogo alla rivalità tra le parti della città, Mezzogiorno e Tramontana, divise dall'Arno ed era chiamato il gioco del mazzascudo. Si trattava di una vera e propria zuffa che provocava decine di feriti e non di rado morti. Nel 1490 Lorenzo il Magnifico lo proibì sostituendolo con l'attuale gioco, nel quale venti uomini per parte si affrontano sul ponte di Mezzo tentando di spingere sulla sponda opposta un carrello pesante sette tonnellate sistemato su rotaie. La gara è preceduta da un corteo cui prendono parte centinaia di figuranti in ricchi costumi sei-settecenteschi e bellissime armature.
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