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La Pesa Vegia
Bellano (LC)
5 gennaio
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Si racconta che nel 1666 la popolazione di Bellano si sia ribellata alla forzata imposizione, da parte dei dominatori spagnoli, di un sistema di pesatura diverso da quello in uso fino ad allora, retaggio di un privilegio risalente all'epoca viscontea. I commercianti ritenevano che l'introduzione della nuova pèsa avrebbe inflitto un colpo durissimo all'economia della zona. Si decise pertanto di inviare degli ambasciatori a Como per chiedere la revoca del provvedimento e il ripristino della pèsa végia (cioè vecchia). La trattativa fu lunga e difficoltosa , e quando già la gente stava per lasciare sconsolata la riva del lago dopo aver lungamente atteso il ritorno della delegazione, si vide da lontano avanzare la prua illuminata della barca che stava tornando. Alla domanda corale della folla:"Pèsa végia o pèsa noeuva?" gli inviati risposero trionfanti:"Pèsa végia!". Da allora ogni anno l'episodio viene rievocato con un corteo storico in costumi dell'epoca che raggiunge il paese su barche recando la buona notizia. Dopodichè da un balcone il capo della delegazione srotolata una pergamena e, con voce tonante, legge l'ordinanza del governatore. A questo punto la festa ingloba altre tradizioni, pertanto da una parte si vedono girare i re Magi, cui la gente dalle finestre cala con delle corde i canestri che contengono doni per i più piccoli, e dall'altra i ragazzi del paese iniziano a fare un gran baccano trascinando per le strette vie grappoli di vecchi barattoli legati tra loro (e questo ricorda l'uso di "chiamare l'erba", una sorta di rito primaverile diffuso in molte località dell'arco alpino).
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Corteo Nuziale
Ballo della Cordella
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Rievocazione dell'antico corteo nuziale
Petralia Sottana (PA)
Prima domenica dopo ferragosto
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Gli antichi costumi patriarcali prevedevano che la sposa fosse accompagnata nella sua nuova casa con un corteo. Ancora oggi figuranti in costume rievocano quell'antica e gentile consuetudine. Gli sposi, riccamente abbigliati, sfilano a cavallo di una mula bianca tra le vie del paese e giungono infine in uno spiazzo tra i campi, dove si svolge il "ballo della cordella". Ventiquattro ballerini, disposti a cerchio, reggono altrettante cordelle variamente colorate pendenti da un'alta pertica e le intrecciano muovendosi al ritmo della danza fino a costituire una rete ad ombrello, che poi viene sciolta rifacendo il ballo in senso inverso. Un gruppo di cantori intanto eleva un inno di ringraziamento alla Madonna dell'Alto per il buon raccolto dell'anno.
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Sfilata dei Turchi
Potenza (PZ)
29-30 maggio
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Come sia possibile che San Gerardo, nato nel 1726, abbia potuto salvare la città di Potenza da una invasione dei pirati saraceni può chiarirlo solamente la complessa e contorta agiografia popolare, non di rado in contrasto con quella ufficiale. E' tuttavia a questo santo che è dedicata la festa durante la quale si svolge la "processione dei turchi". Su muli e cavalli sfilano i guerrieri che rappresentano gli angeli (furono appunto loro, mandati dal santo, a svegliare le sentinelle che poterono così dare l'allarme e sventare l'incursione). Seguono poi i cavalieri saraceni che precedono il cocchio del gran Moro, chiamato giuvuddine pascià, comodamente seduto e intento a fumare il suo narghilè. Sfila poi la galea, una grande nave semovente sulla quale si trovano la ciurma, che finge di remare, e un giovane che impersona San Gerardo. In coda alla processione c'è un tempietto illuminato detto cirio, composto di tre piani sormontati da una grande croce, dove è collocato un quadro del santo. Intanto da balconi e finestre piovono sul corteo i pipli, profumati rami fioriti di ginestra.
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Sposalizio del Mare
Cervia (RA)
Ascensione
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La cerimonia si celebra ininterrottamente dalla metà del Quattrocento, quando fu istituita dal vescovo veneziano Pietro Barbo (il futuro Papa Paolo II), probabilmente su imitazione di un'analoga cerimonia che si svolgeva a Venezia. Narra una leggenda che il vescovo, sul punto di naufragare davanti alle coste di Cervia, riuscì a placare il mare solo gettando il suo anello pastorale fra le onde furenti. Nel pomeriggio parte un corteo, preceduto dalla banda musicale e da paggetti in costume, che si dirige verso il porto, dove tutti s'imbarcano su pescherecci e bragozzi parati a festa. Quando le barche sono al largo inizia la cerimonia che simboleggia lo sposalizio fra il mare e la città. Il vescovo pronuncia la benedizione, mentre nel porto si cantano inni sacri e poi getta il suo anello legato a un nastro colorato tra i flutti. Prontamente i marinai si gettano in acqua e fanno a gara per ripescare l'anello, che poi sarà donato a colui che riuscirà a impadronirsene. Più rapidamente l'anello sarà stato ritrovato e migliori saranno gli auspici sull'esito della stagione di pesca.
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Monteriggioni di Torri si Corona
Monteriggioni (SI)
Metà di luglio
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Festa medievale in costume. Per l’occasione tutti gli abitanti si vestono con abiti dell’epoca ed interpretano il loro personaggio: il contadino, il mercante, il soldato, il balestriere, il frate, il giocoliere, così da rendere la vita del borgo più vera.
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Alcuni figuranti del gruppo storico medievale
Gli sbandieratori all'opera
Nelle corti ed agli angoli di strada: antichi mestieri e vecchie abitudini casalinghe
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Festa delle Idi di Maggio
Oglianico (TO)
Dal 1° Maggio alla seconda domenica di Maggio
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La Rievocazione Storica, detta Festa delle Idi di maggio, è il frutto di approfondite ricerche sugli usi e costumi medievali.
Un viaggio sulle ali del tempo, un curiosare discreto nella vita di tutti i giorni, in un giorno qualunque del 1300, per riproporre all'attenzione dei visitatori abitudini, arti, giochi e mestieri di un tempo.
Il turista che giunge ad Oglianico nel periodo delle Idi di maggio, nel vedere gli artigiani al lavoro, impara con gli occhi la magia della creazione...
Questa è la rievocazione Storica di Oglianico, o meglio quello che si racconta di essa. Tutto il resto occorre viverlo. Sprazzi di aggregazione e di festa che ricreano la tradizione, con uno spirito semplice e genuino.
La ricca serie di manifestazioni inizia col Calendimaggio, il 1° Maggio, con la presentazione dei personaggi storici che si rifanno agli Statuti della Comunità datati 1352, e termina, in un crescendo di iniziative, con le Idi di Maggio, la seconda domenica di Maggio, con la magnifica Sagra Medievale: scene di vita, attività contadine, artigianali e commerciali del sec. XIV.
Leggi il Programma 2006
* info@prolocooglianico.it : www.prolocooglianico.it
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Messa dello Spadone
Cividale del Friuli (UD)
6 gennaio
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In questo giorno si celebra nel duomo una messa di grande suggestione che ricorda i tempi del potere temporale della Chiesa. Dopo un grandioso corteo storico che attraversa le strade della cittadina, la gente si riunisce in chiesa. Qui in una scenografica assemblea di canonici in pompa magna si erge il diacono, che durante il rito porta sul capo un maestoso elmo sormontato da piume multicolori e brandisce uno spadone a doppio taglio. Con disinvolta destrezza, dopo aver letto il Vangelo, lo solleva e l'abbassa per tre volte in segno di saluto, mentre con la sinistra stringe al petto un pregevole evangeliario del XV secolo. I fedeli intonano un canto della liturgia aquileiese e la cerimonia si chiude con la benedizione, sempre impartita con l'arma. Lo spadone risale alla seconda metà del XIV secolo e porta incisi la data e il nome del suo antico proprietario, il patriarca Marquardo de Randek, di cui si narra che abbia varcato in armi la soglia del tempio. Era, infatti, prerogativa degli imperatori franchi e tedeschi leggere il Vangelo durante la messa cingendo la spada.
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Carnevale di Foiano
Foiano della Chiana (AR)
Le 3 domeniche prima del martedì grasso e la domenica successiva
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A Foiano il carnevale non è un appuntamento qualsiasi è un evento che si costruisce tutto l'anno, che si vive ogni giorno, quasi come succede ai senesi con il loro amatissimo Palio. Il Carnevale di Foiano è il più antico carnevale d'italia, nato nella ridente cittadina della Valdichiana nel 1539.
Esiste infatti una rivalità accesa fra i gruppi storici che realizzano il Carnevale di Foiano. Una tradizione, quella dei cantieri in lotta, che nasce in tempi più recenti, quando l'amministrazionefascista creò nella cittadinai quattro rioni che ancora oggi si battono per ottenere la vittoria.
: www.carnevaledifoiano.it
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Carnevale di Putignano
Putignano (BA)
Dal 26 dicembre al martedì grasso.
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Vanta ben due primati: è il carnevale dei più antichi e sicuramente il più lungo del Mondo. Uno dei più antichi perché alcuni studiosi lo fanno risalire al 26 Dicembre del 1394 ed il più lungo in quanto finisce il martedì grasso come tutti gli altri carnevali, ma comincia addirittura il 26 dicembre con la pluricentenaria tradizione della Propaggine.
: www.carnevalediputignano.com
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Il Rogo della Vecchia
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Sfilata di Mezza Quaresima e Rogo della Vecchia
Bergamo (BG)
Terza domenica di Quaresima
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Nel pomeriggio sfila nel "sentierone" (la via principale di Bergamo bassa) un corteo di maschere, carri allegorici e gruppi folkloristici. La sera poi compare la "vecchia", scarnificata personificazione della Quaresima, che viene simbolicamente segata. Musiche e danze s'intrecciano intorno al falò, sul quale sarà poi bruciato il fantoccio, che tiene legato al collo un cartello dove ogni anno si raffigurano le brutture della città. Bande di firlinfö (flauti di Pan) in costumi garibaldini, orchestrine e solisti di vari strumenti accompagnano gruppi di danzatori in abiti tradizionali, mentre non mancano le maschere di Arlecchino e del trigozzuto Gioppino che molti ritengono siano nate qui, anche se sui natali del primo veneziani e francesi avanzavano pretese.
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Carnevale di Sappada
Sappada (BL)
Carnevale
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Sappada è un'isola etnica situata tra le splendide montagne bellunesi dove parlano un dialetto tedesco. Qui il rituale prevede festeggiamenti a cadenza domenicale. La prima domenica è dedicata ai poveri (pettlar suntag) e i travestimenti ricordano la fascia sociale più disagiata. Le maschere mimano le quotidiane occupazioni e le misere astuzie che i poveri sono costretti a inventare per sopravvivere. Entrano nelle case per mendicare piccoli doni in cibo, ricordando a tutti quanto sia più facile vivere da benestanti. La seconda domenica (paurn suntag) è dedicata a un'allegra rappresentazione del mondo contadino, le maschere portano falci, rastrelli e cumuli di fieno e imitano i tipici lavori dei campi. Le donne che compongono il gruppo distribuiscono saporite frittelle agli spettatori. Giovedì grasso sfilano allegri e fantasiosi carri allegorici. La domenica di carnevale è dedicata ai signori (hearn suntag), e qui le maschere sono più raffinate e sfoggiano costumi di notevole bellezza. Lunedì è in buona misura dedicato ad allegre scorpacciate e copiose bevute, mentre martedì è la volta di una cosmica gara sugli sci denominata no club. Il rollate è il protagonista assoluto del carnevale, è un personaggio austero che incute timore: alto e possente, vestito di un pellicciotto con cappuccino, porta pantaloni a righe di robusta tela e pesanti scarponi ferrati. Si copre il volto con una maschera di legno che ha i lineamenti duri del montanaro, e intorno al collo si lega un fazzoletto bianco (se celibe) o rosso (se sposato). In mano tiene una scopa che può essere usata in modo scherzoso o minaccioso, in vita sono legate le rollen (da cui gli deriva il nome): sfere di bronzo contenenti biglie che ne annunciano il rumoroso arrivo. Essi procedono a coppie e si muovono con cadenze sincrone per far risuonare i sonagli. I travestimenti sappadini consentono di mantenere un perfetto anonimato perché anche la voce viene contraffatta dal rimbombo interno della maschera di legno e ciò permette una completa libertà nell'effettuare gli scherzi ai danni dei presenti. Per questa caratteristica il carnevale sappadino assume un aspetto "teatrale", in quanto consente un vivace protagonismo espressivo.
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Carnevale bagosso
Bagolino (BS)
Per carnevale
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Probabilmente il più bello fra i carnevali lombardi tradizionali si svolge in Val Caffaro, dove gli abitanti di un piccolo paese, Bagolino, e quelli della frazione Ponte Caffaro, danno vita a una straordinaria serie di festeggiamenti che vedono il loro momento di maggiore interesse nelle danze e nelle musiche eseguite lunedì e martedì grasso nelle vie del paese. Esse costituiscono un fenomeno unico in Italia per complessità e bellezza. Le compagnie di Bagolino e di Ponte Caffaro sono formate ciascuna da una quarantina di ballerini, per tradizione rigorosamente maschi (ma i pomelli rossi sulle gote di alcune maschere indicano il personaggio "femminile"). I ballerini indossano calzoni neri che giungono al ginocchio, calze bianche lavorate a mano, così come bianchi sono i guanti di filo, giacca nera con spalline bianche a frange e varie decorazioni. Portano sulle spalle uno scialle a colori vivaci e una larga tracolla di seta ricamata. Dai polsi risalgono ricami di passamaneria bianca e rossa. Hanno il volto coperto da una maschera in garza dipinta di bianco e sul capo portano un cappello di feltro a cupola bassa ricoperto di spighetta di lana rossa e ornato di fiocchi di sete multicolori e con i più bei gioielli di famiglia. La piccola orchestra che accompagna i ballerini è costituita da due violini, due chitarre e un contrabbasso, detto scherzosamente vedel (vitello). I ballerini attraversano le contrade del paese e si fermano davanti alle case dove eseguono i loro balli con eleganza e compostezza, con movenze che richiamano alla mente antiche cerimonie di corte. La complessità della coreografia richiede la presenza di un capo ballerino che suggerisce di volta in volta la successione di figurazioni, scambi, intrecci. I balli possono essere richiesti e prenotati sotto il proprio portone con un'offerta in denaro, ma esistono anche balli di dileggio che possono essere ordinati e inviati ai destinatari. Accanto all'attività dei ballerini si svolge intanto il carnevale sfrenato e licenzioso dei màscar, che indossano i vecchi costumi tradizionali da lavoro maschili e femminili e pesanti zoccoli di legno. Queste maschere compiono approcci scherzosi, ma spesso espliciti nel loro carattere sessuale, nei confronti degli spettatori accompagnandoli con un caratteristico urlo.
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Carnevale dei "Belli" e dei "Brutti"
Schignano (CO)
Carnevale
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Qui il carnevale si caratterizza per le splendide maschere lignee e per una curiosa differenziazione fra i due tipi di travestimento prevalenti: i "belli" e "brutti". I primi indossano raffinati costumi composti di pantaloni alla zuava a motivi floreali, la parte superiore del corpo è rivestita da una sacca ripiena di foglie di faggio e ricoperta di pizzi e scialletti. Il cappello è ornato di fiori di carta e tessuto (ma anche di plastica) e impreziosito da bamboline, uccelli di stoffa, fiocchi colorati e penne di fagiano. Dalla base posteriore del cappello scende una cascata di nastri multicolori. Il "brutto" è una maschera dall'apparenza inquietante e demoniaca, indossa abiti poveri e stracciati e si sforza di accentuare l'aspetto dimesso sottolineato dall'accostamento con oggetti d'uso quotidiano: scope, valigie di cartone, ombrelli rotti. Si imbottisce il corpo di paglia, si fascia di pelli di pecora e questa sorta di bardatura servirà ad attuire l'impatto con la terra ogni volta che egli vi si getta a corpo morto rimanendo disteso alcuni minuti per recuperare le fatiche dovute ai movimenti scomposti e alle improvvise corse cui si abbandona. Spesso si lega sulle spalle dei fragorosi campanacci allo scopo di creare scompiglio e paura fra il pubblico. La sua gestualità è spesso minacciosa e si contrappone ai movimenti eleganti e cerimoniosi dei "belli". Altra figura caratteristica è il sapör (zappatore), considerato la maschera più antica, simbolo del primitivo abitatore della valle. L'abbigliamento ne testimonia il legame con la società arcaica: indossa pelli di pecora, con copricapo di pelo di forma conica e ha gambali di canapa che ricordano le soprascarpe invernali dei montanari. I sapör hanno il viso ricoperto di fuliggine, barba e lunghi baffi posticci arrotolati verso l'alto, al collo portano una zucca svuotata a mò di borraccia e sulle spalle un'ascia di legno. Responsabile dell'ordine della manifestazione è la sigurtà, una o due persone che conoscono l'identità dei mascherati e ne garantiscono il comportamento, portando una fascia a tracolla e un cappello militare. Essi si pongono alla testa del corteo, subito dietro la piccola banda (fugheta) che improvvisa allegre marcette. Dietro queste maschere ve ne sono altre di contorno, alcune sempre legate alla tradizione locale come la ciocia (un uomo travestito da vecchia che non perde occasione di alzare la gonna per mostrare i suoi ampi mutandoni), altre di fattura più libera. Il corteo si muove verso le 14 e una volta completato il giro delle frazioni raggiunge la località Cima dove, legato a una slitta e sorvegliato da finti soldati sta il Carlisepp, un uomo mascherato imbottito di paglia la cui identità rimane sconosciuta a tutti. Tra il compianto generale, il Carlisepp è portato a spalle fino in piazza, dove è stato preparato un rogo, infine è deposto a terra e slegato. Tutte le maschere in lacrime gli si affollano intorno in un vano tentativo di rianimarlo, mentre la ciocia si lamenta a gran voce. Alla sera un fantoccio che lo raffigurava è deposto sul rogo mentre i vari personaggi agitano i campanacci e rovesciano le maschere in segno di disperazione: carnevale muore e ci si avvia mestramente verso la Quaresima.
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Carnevale di Viareggio
Viareggio (LU)
Martedì grasso, le 3 domeniche precedenti e la domenica successiva.
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Uno dei carnevali più famosi al mondo per i suoi carri allegorici di estremo fascino ed allegria frutto del lavoro dei maestri della cartapesta viareggini, considerati i più bravi al mondo.
: www.ilcarnevale.com
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Carnevale
Castel Goffredo (MN)
L'ultimo venerdì di carnevale
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Carnevale di antica e rinomata tradizione che prevede per venerdì grasso una sfilata di carri allegorici e delle scuole castellane, cui segue l'incoronazione di Re Gnocco, un corpulento buongustaio che si è particolarmente distinto durante la grande gnoccolata allestita in piazza, dove si consumano ben dieci quintali di gnocchi. Alcune maschere raffigurano la corte dei Gonzaga che per un giorno, nominando un nuovo re, affiderà simbolicamente il potere a questo divertente e grottesco personaggio, che poi indirizzerà un discorso satirico alla popolazione. Domenica Re Gnocco e il suo seguito, la corte dei Gonzaga, la corte del Palio di Ferrara e gli sbandieratori sfileranno nuovamente per le vie del paese. Sarà poi allestita una grande tavolata nella gonzalesca piazza del paese, dove si potranno degustare gratuitamente abbondanti razioni di gnocchi.
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Sa Sortilla 'e Tumbarinos
Gavoi (NU)
Giovedì grasso
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Primo giorno del carnevale di Gavoi caratterizzato dal raduno dei tumbarini costruiti interamente a mano.
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Carnevale di Mamoiada
Mamoiada (NU)
Carnevale
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Al centro del carnevale di Mamoiada, un piccolo comune della Barbagia posto su un altopiano, sono i mamuthones. Sul vestito di velluto tipico del barbaricini essi indossano sa mastruca (un giubbone senza maniche di montone rovesciato), hanno il capo avvolto da un fazzoletto legato sotto il mento e sul viso portano una maschera nera di legno scolpito, che sembra un'accentuazione tragica dei volti dei protagonisti. Ognuno di loro porta pesantissimi grappoli di campanacci, legati a dei tiranti di pelle e distribuiti sul dorso e sul petto, che i movimenti del loro corpo fanno risuonare ritmicamente. I più bravi si vantano di riuscire a sentire anche la stonatura di un solo campanaccio. Essi procedono in sei coppie e sono attoniati da otto issochadores. Questi sono in genere aitanti giovani il cui abbigliamento contrasta con l'aspetto lugubre e tragico dei mamuthones. Indossano pantaloni di velluto nero, gambali, una camicia bianca e un corpetto rosso con una banda di sonagli sul petto. In testa hanno un berretto ricoperto di nastri colorati e, legato in vita, uno scialle di seta variopinta. In mano hanno una soca cioè una fune che serve per prendere al lancio qualcuno del pubblico, che poi dovrà pagare da bere per essere liberato. Il curioso corteo (in cui forse si può leggere in trasparenza un trasporto di prigionieri) inizia nel primo pomeriggio e prosegue fino a notte inoltrata, con frequenti soste per bere il vino offerto lungo il percorso. Mamuthones e issochadores (vinti e vincitori di una storia in cui significato si perde nella notte dei tempi) procedono lentamente, i primi a ogni passo operano movimenti alternati delle spalle e delle braccia che provocano il suono dei campanacci, i secondi hanno gesti agili ed eleganti, intervallati con improvvisi scatti durante i quali lanciano la soca per "catturare" qualcuno degli spettatori. Ogni tanto emettono gridi o scambiano battute con il pubblico, mentre i mamuthones restano assolutamente muti. Intanto nella piazza del Comune sono aperte le danze tradizionali a girotondo, accompagnate dal suono della fisarmonica. Una regola non scritta vuole che nessuno possa rifiutare il braccio a chi gli capita vicino, fosse pure un suo nemico mortale.
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Carnevale Ottanese
Ottana (NU)
Ultima domenica di Carnevale e martedì grasso
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Famoso per le caratteristiche maschere (Merdules, Boes e Filonzana), ma soprattutto per la rappresentazione che interpretano, cioè la lotta tra uomini e animali o demoni, mentre la Filonzana, con il fuso, fila il filo della vita umana. Sia i Merdules che i Boes portano delle maschere di legno: quelle dei Merdules, in legno naturale, sono umane ma hanno un aspetto deforme, con nasi lunghissimi o bocche storte, mentre quelle dei Boes, come dice il nome, rappresentano il toro e sono dipinte con colori vivaci e munite di lunghe corna; esse hanno similitudini con alcuni bronzetti nuragici.
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Carnevale di Bosa
Bosa (OR)
17 gennaio e carnevale
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A parte l'inaugurazione che avviene il giorno di sant'Antonio (17 gennaio) con una sfilata di cavalli, il carnevale bosano si struttura in tre fasi: il laldaggiolu, l'attitidu e il gioldzi. Il laldaggiolu inizia la settimana che precede il giovedì grasso con gruppi di musicisti e maschere che vanno in giro di casa in casa a eseguire canti satirici su temi di cronaca locale che spesso mettono alla berlina gli amministratori. Si visitano soprattutto le abitazioni dei compaesani più abbienti e autorevoli, che in genere accettano con fair play le frecciate canore e anzi offrono in cambio salsicce, vino, pani, caci e dolci che poi saranno consumati in una serata conviviale al termine della questua. Il martedì grasso è la volta dei gruppi in maschera che propongono in chiave ironica lamenti funebri (appunto gli attitidu) improvvisati sul momento. Le maschere (in genere uomini) impersonano le lamentatrici funebri, indossano una lunga gonna arricciata in vita, corsetto e scialle neri, hanno il viso coperto da un velo dello stesso colore con dei fori per gli occhi. Portano in mano una bambola di stracci o un animaletto: cani, gatti, maialini, agnelli o perfino una rapa fasciata come un neonato. Il tono dei canti è spesso scurrile e allusivo e consiste per lo più in una richiesta rivolta alle donne perché vogliano allattare la bambola. La melodia è monotona e insistente al punto da indurre gli ascoltatori a offrire vino e bevande per far cessare i lamenti. Al tramonto la scena muta, vengono cambiati i costumi e sopraggiunge il momento più vivace: quello dei gioldzi. Per buona parte della notte le vie sono percorse da persone che indossano un lungo lenzuolo bianco e sul viso dipinto di nero portano una federa bucata. In mano tengono un lampioncino con il quale cercano altri gioldzi e la caccia coinvolge tutti. La ricerca è invariabilmente indirizzata verso gli organi sessuali: infatti il carnevale che muore cerca di ripararsi là dove è situata la fronte della vita. Tutti gridano:"Gioldzi! Gioldzi! Ciappadu l'appu!" (l'ho preso!). La malvasia scorre a fiumi e il divertimento è senza freni, si mangiano fave con il lardo e altre specialità locali. Nell'occasione è ancora possibile ascoltare un antico strumento musicale chiamato sa serragia. Si tratta di uno strumento ad arco formato da una canna alla cui estremità è fissata una corda poggiante su una vescica di maiale fungente da cassa di risonanza e che viene suonato con un archetto.
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Carnevale di Fano
Fano (PU)
Carnevale
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Domenica e martedì si svolgono due grandi corsi mascherati. Il protagonista principale è el'Vulon, l'"ignoto forestiero", un pupazzo nato nel 1883 che ogni anno rappresenta, con la deformazione estrosa dell'iperbole, un personaggio della cronaca. Questa figura apre il corteo dei carri allegorici che sfilano lungo viale Gramsci. Sono carri grandiosi frutto di mesi di lavoro da parte di numerosi artigiani e cittadini che offrono volontariamente la loro opera con inesausta passione per costruire questi giganti di cartapesta, in genere ispirati ai fatti della politica interna e internazionale. In genere sono animati da ingegnosi meccanismi e gli occupanti lanciano verso la folla manate di dolciumi e confetti. La musica che fa da contorno è chiamata arabìta, ma non si ispira all'Arabia, bensì alla rabbia: è un bizzarro concerto a base di orci, segacci, imbuti, vasi da notte, padelle e graticole. Si dice che questa "musica" sia sorta in forma di protesta quando, in tempi ormai lontani, beffardi esponenti della nobiltà cittadina vollero gettare sui villici, in luogo dei dolci, riproduzioni degli stessi in gesso. Al tramonto il pupazzo del'Vulon sarà bruciato in una sorta di autodafè. Insieme ai carri sfilano anche le maschere a piedi e per tutta la durata del carnevale si svolgono giochi come l'albero della cuccagna e la corsa delle carriole effettuata da personaggi in costume. Schiere di cuochi e finti sguatteri si mostrano in giro con forchettoni, pentole e paioli con i quali poi forniranno l'indispensabile contorno gastronomico alla festa che, da qualche tempo, si ripete anche in una domenica di luglio a uso dei turisti.
* info@carnevaledifano.com : www.carnevaledifano.com
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Carnevale di Grauno
Grauno (TN)
7 Gennaio e Carnevale
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Qui il carnevale si articola in diverse fasi, la prima inizia addirittura il giorno seguente l'epifania, a Grauno infatti non si perde tempo: la notte stessa il gruppo dei giovani prossimi a partire per la leva si reca nel bosco, taglia alcuni fusti di pino, li trascina nell'abitato e li lega alle colonne delle quattro fontane del paese. Gli alberelli, simbolo del carnevale iniziato, possono essere legati alle fontane solo dopo la mezzanotte: se questa operazione viene eseguita prima, come talvolta accade, qualcuno del paese deve intervenire a mozzarli in cima. La seconda fase inizia nei giorni immediatamente precedenti il martedì grasso, e comprende l'abbattimento di un grosso albero di pino e il suo trasporto nei pressi del paese, dove viene sfrondato e dove rimarrà fino al martedì grasso. Giunta la mattina di questo giorno, il pino è trasciato attraverso una ripida viuzza sulla strada, dove ad attenderlo ci sono tutti i paesani. Egli farà da cornice alla comèdia, preparata in gran segreto dai circoscritti nei giorni precedenti. Il palcoscenico per la recita è la stessa piazza, mentre le quinte sono costituite dalle viuzze laterali. La curiosità è notevole, giacchè la rappresentazione varia ogni anno e comprende sempre allusioni satiriche a personaggi a tutti noti. Al termine il "colpevole" (che solitamente è l'ultimo sposo dell'anno) è condannato a battezzare il pino, che da quel momento diventa la personificazione del carnevale. Si procede quindi al trascinamento dell'albero che viene poi piantato nell'apposito doss del carnevàl, una piccola altura situata in mezzo ai campi coltivati, dalla quale si domina tutta la valle. Nel pomeriggio, mentre in un capannone impazza il ballo, i giovani procedono all'addobbo del pino utilizzando paglia e vecchi pneumatici. Durante la serata si riforma il corteo per la fase conclusiva della festa: il falò. L'accensione del grande albero spetta a colui che lo ha battezzato, al quale si unisce anche la moglie e dal movimento delle bolife (scintille) si traggono gli auspici per l'annata agricola: se esse si sollevano molto il presagio è infausto, se invece restano basse e fanno arco come le spighe della segale e dell'orzo quando sono pesanti e cariche, la prospettiva sarà favorevole e il raccolto abbondante.
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La Mugnaia
Rogo degli Scarli
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Carnevale Storico
Ivrea (TO)
Carnevale
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Il Carnevale di Ivrea è fra i più coinvolgenti, reso unico dalla Battaglia delle Arance, agguerrita sfida tra lanciatori a piedi e sui carri, tutti in costume, che si svolge nelle piazze e nelle strade cittadine. Il riferimento storico-leggendario si fa risalire a una insurrezione del 1194 contro il marchese Ranieri di Biandrate, tiranno libertino e fautore di Federico Barbarossa. Questi avrebbe fatto rapire, il giorno stesso in cui stava per andare sposa, Violetta, la bella figlia di un mugnaio. L'ira popolare scaturita da questo odioso episodio portò l'intero paese non solo a mobilitarsi per liberare la giovane, ma anche a ribellarsi contro gli innumerevoli soprusi fino ad allora patiti a opera del marchese. Durante i giorni del carnevale tutti, turisti e abitanti, sono "costretti" a portare il berrettino frigio di colore rosso, pena l'essere presi di mira dai lanciatori di arance. Il via ai festeggiamenti è dato la mattina del 6 gennaio da pifferi e tamburi che salutano l'elezione del nuovo Generale. Poi, la sera di sabato grasso, è la volta della sua compagna, la bella Mugnaia, eroina d'ispirazione risorgimentale. Essi sono i signori del carnevale eporediese, eletti ogni anno fra i cittadini più in vista. Per la coppia e per il loro variopinto seguito composto da Abbà (i fanciulli rappresentanti i cinque rioni cittadini), vivandiere, ufficiali dello Stato Maggiore, podestà e consoli, gli appuntamenti in calendario sono numerosi: brindisi e intermezzi gastronomici, sfilate in costume e veglie danzanti. Infine, la domenica di carnevale, si tiene una fagiolata di beneficenza e il primo scontro a colpi di agrumi. La vivace contesa prosegue lunedì e si conclude martedì grasso con la premiazione delle migliori squadre. Si affrontano gli equipaggi dei carri e squadre di lanciatori a piedi che si scagliano gli uni contro gli altri tonnellate di arance. In serata il rogo degli scarli (lunghe pertiche di legno ricoperte di erica) funge da atto finale della manifestazione, chiusa da meste marce di pifferi e tamburini. Una breve coda si ha il mercoledì delle ceneri nel rione Borghetto, con distribuzione quaresimale di polenta e merluzzo, mentre le arance spiaccicate per terra attendono di essere raccolte dai pazienti netturbini.
* info@carnevalediivrea.it : www.carnevalediivrea.it
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Carnevale di Sauris e la Notte delle Lanterne
Sauris (UD)
Sabato precedente il martedì grasso
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A Sauris si festeggia uno dei più antichi Carnevali dell’arco alpino, specchio dei particolari riti e costumi di questa sperduta e suggestiva vallata della Carnia, isola alloglotta tedesca a 1.200 metri d’altezza, dove si sono conservate immutate tradizioni secolari.
Protagonisti della festa sono alcune figure tradizionali: il “Rolar” e il “Kheirar”. Il “Rolar” è una figura magica e demoniaca armata di una scopa: suo è il compito di avvertire la gente che si prepari per la mascherata. Il suo nome deriva dai “rolelan”, i campanelli che porta legati attorno alla vita e che agita in continuazione.
La sua faccia è annerita dalla fuliggine, così come le sue mani; indossa abiti molto rozzi ed ha la testa fasciata con un fazzoletto a frange. Con lui c’è il “Kheirar”, il re delle maschere che orchestrerà lo svolgimento della festa: il volto celato da una maschera di legno, ha i vestiti laceri e una scopa in mano, che usa per battere alle porte delle abitazioni in cui vuole entrare. Le due figure percorrono le vie di Sauris e delle sue frazioni, accompagnate da un corteo di maschere, che possono essere brutte (“Schentana schemblin”) o belle (“Scheana schemblin”): l’importante è che chi vi partecipa sia irriconoscibile e quindi abbia il volto coperto.
Le maschere che coprono il volto sono rigorosamente di legno: chi non è di Sauris, e quindi non ne possiede una antica, ne può acquistare bellissime copie, realizzate da abili artigiani sul modello di quelle conservate nel Museo di Arti e tradizioni Popolari di Tolmezzo, una tappa da non perdere per chi vuole conoscere da vicino usi e tradizioni della Carnia.
Il “Kheirar” dunque bussa con la scopa alla porta delle case e dei locali pubblici e, dopo aver spazzato il pavimento, introduce a turno coppie di maschere che intrecciano antiche danze al suono della fisarmonica. Il sabato, col buio, ecco la Notte delle Lanterne: il corteo, al lume delle lanterne, si inoltra passeggiando nel bosco per seguire un suggestivo percorso notturno alla volta di un grande falò propiziatorio innalzato in una radura.
Sulla via del ritorno maschere e musici si fermano negli stavoli (le caratteristiche baite di pietra e legno della vallata) per riscaldarsi con vin brulè e rifocillarsi con i piatti della gastronomia locale, ad iniziare dall’ottimo prosciutto.
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Le maschere del Carnevale di Borgosesia: Gin Fiammàa e Peru Magunella
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Mèrcu scüròt
Borgosesia (VC)
Giorno dopo Carnevale
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Da oltre un secolo a Borgosesia si prolungano di un giorno i festeggiamenti per il carnevale, celebrando il mèrcu scüròt (mercoledì oscuro, ovvero, secondo alcuni, annebbiato per il troppo bere). Si narra che il mercoledì delle Ceneri del 1854 un alsaziano, capo tintore di una filatura, ancora sotto l'effetto delle bevute carnevalesche e incapace di rendersi conto che la festa era finita, si sia messo a ballare e cantare per le strade indossando un frac. In un battibaleno la gente del posto lo seguì e fu organizzato un corteo funebre in onore del defunto carnevale con frequenti soste nelle osterie della zona. Da allora ogni anno la festa si è ripetuta, nonostante vari tentativi di bloccarla da parte delle autorità ecclesiastiche. Al suo centro vi sono due curiose maschere chiamate Perù Mugunèla e la sua compagna Gin Fiammàa. Lui indossa pantaloni verdi, giacca rossa e una camicia bianca e rappresenterebbe lo spirito di rivolta verso gli invasori napoleonici ed è colui che legge il buffonesco testamento del carnevale dove avvenimenti e personaggi sono presi in giro in chiave satirica nel colorito dialetto locale, Giunge poi il momento della distribuzione del cassul, una sorta di mestolo di legno, a tutti coloro che per l'occasione indossano il frac, un mantello a ruota, il cilindro e vistosi papillon di organza bianca. Costoro hanno diritto di bere in tutte le osterie (piole) e di mangiare gratuitamente la trippa con i cavoli che viene cotta in grandi paioli di rame. Nella serata una schiera di ragazzi dà fuoco a un fantoccio posto su un carretto che simboleggia l'inverno.
* info@carnevalediborgosesia.it : www.carnevalediborgosesia.it
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Carnevale di Venezia
Venezia (VE)
Carnevale
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La città lagunale si trasforma in un animatissimo palcoscenico popolato da maschere di ogni tipo. La rinascita del carnevale veneziano coinvolge folle strabocchevoli e si disperde in mille rivoli, pubblici e privati, tra spettacoli teatrali, feste nei meravigliosi palazzi affacciati sul Canal Grande e soprattutto l'incontenibile sciamare della folla nelle calli e nei campielli. Il carnevale di Venezia è ormai una grande Kermesse spettacolare che supera l'ambito di una festa tradizionalmente sovvertitrice dei valori per divenire evento televisivo per "vendere" in tutto il mondo. Eppure la raffinatezza di certi costumi, il contesto e l'ambientazione da favola, riescono ancora a vincere il senso di soffocamento. Le maschere d'altra parte sono sempre state di casa a Venezia, di esse si servivano in ogni periodo dell'anno quanti non volevano farsi riconoscere: cortigiane e mendicanti, debitori e malandrini, al punto che furono emanate numerose leggi (la più antica è del 1268) per proibirne, invano, l'uso. I festeggiamenti un tempo erano aperti ( e i documenti ne provano l'antichissima tradizione) dallo "svolo del turco", la passeggiata di un acrobata su un filo teso fra il campanile di san Marco e la basilica, ma oggigiorno la trasvolata è compiuta da una colomba di cartapesta. Sabato grasso poi si snoda sul Canal Grande la sfilata delle maschere in barca e martedì a mezzanotte tutto finisce con il rogo del "Pantalon".
: www.carnevale.venezia.it
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