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La Sartiglia
Oristano (OR)
Ultima domenica e Ultimo martedì di Carnevale
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Sa Sartiglia, un'antica giostra equeste risalente al XVI secolo. Protagonista assoluto della manifestazione è Su Componidori, figura enigmatica e affascinante dalla bella maschera androgina che guida i cavalieri. Organizzata da due Gremi o Corporazioni, quella dei contadini la domenica e quella dei falegnami il martedi Sa Sartiglia ha inizio con la vestizione del capocorsa ad opera di giovani donne in costume, is massaieddas. La gara vera e propria è una sorta di corsa all'anello in cui cavalieri al galoppo cercano di infilare con la spada o con la lancia il foro interno di una stella metallica appesa a una funicella. Precede la gara un lungo corteo in costumi medievali a vivaci colori, spagnoli e sardi. In questa manifestazione, a differenza di altre forme di carnevale in cui prevalgono gli aspetti comici e satirici, l'atmosfera è molto composta e quasi solenne. Le maschere servono esclusivamente a caratterizzare determinate figure di tipo teatrale e rituale. Infatti, un momento particolare del cerimoniale è la vestizione, rigidamente codificata, del componidori (il cavaliere caporaga cui spetta il compito di infilzare per primo la stella), ma tutto l'insieme conserva complessi significati allegorici. Il giovane è condotto in un luogo addobbato con rami, foglie e fiori ed è affidato alle cure di alcune giovani dette massaieddas, guidate da una donna anziana, sa massaia manna. Egli sarà fatto sedere su una sedia posta sopra un tavolo e da quel momento non dovrà più toccare il suolo con i piedi. Le ragazze gli fanno indossare, sopra gli abiti maschili, una camicia bianca adorna di nastri colorati. Sul viso gli viene legata una maschera dal volto enigmatico di donna e sul capo gli si pone un velo da sposa coperto da un cappello nero a cilindro. Una volta vestito, è portato a braccia sul cavallo e gli si pone in mano un mazzo di violette e pervinche detto sa pippia de maiu (la bambina di maggio), che simboleggia gli organi sessuali maschili e femminili. Con questo il componidori benedirà la folla, che gli lancerà a sua volta grano e fiori. Infine egli, insieme con gli altri cavalieri in costume che portano anch'essi sul volto maschere femminili ma hanno abiti maschili, si avvia verso il luogo dove avverrà la corsa. Dall'esito della gara del componidori si trarranno auspici per la stagione agricola, mentre il risultato delle altre cavalcate non avrà alcun effetto sul nuovo anno e sarà considerato semplicemente una prova di destrezza. Terminata questa parte della festa, il corteo si reca in una zona periferica per compiere una serie di esibizioni spettacolari e temerarie. Gruppi di tre o quattro cavalieri corrono affiancati e compiono spericolate acrobazie passando dall'una all'altra cavalcatura tra lo squillo delle tombe e il rullare dei tamburi.
: www.sartiglia.org
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S'Ardia
Sedilo (OR)
6-7 luglio
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Si tratta di una cavalcata, ma soprattutto di una sagra religiosa che si svolge in onore di San Costantino (Santu Antine). In realtà si tratta dell'imperatore Costantino cui la credenza popolare, influenzata dalla tradizione greco-orientale, ha attribuito una ufficiosa santità. Si vuole così ricordare la vittoria di quest'ultimo contro Massenzio a Ponte Milvio nel 312 d.C., ma secondo alcuni l'origine della festa potrebbe essere più antica, risalirebbe infatti al periodo nuragico. Ne è teatro l'omonimo santuario alle pendici del paese dove la gente si reca per sciogliere un voto o per chiedere una grazia. S'Ardia è una spericolata corsa equestre che si svolge su un percorso duro e accidentato. Non prevede alcun premio se non, per alcuni, la necessità di ottemperare a un voto e per altri la voglia di mostrare il proprio coraggio o balentìa. A guidare la gara è sa pandela madzore (lo stendardo maggiore), un cavaliere che porta un vessillo. Egli sceglie altri due cavalieri che saranno la seconda e la terza pandela. A loro è affidato l'incarico di formare le rispettive scorte che hanno il compito, brandendo delle lance con in cima dei piccoli stendardi, di ostacolare la frotta di cavalieri che tentano in ogni modo di sorpassare le pandelas tra nugoli di polvere e spari di fucile. Benchè risulti comunque pericolosa, la battaglia è simulata, dal momento che i vessilli arrivano sempre per primi. La corsa inizia da una piccola altura e da qui la pandela madzone scatta all'improvviso cercando di sorprendere gli altri cavalieri. Per arrivare davanti alla chiesa deve prima affrontare uno scosceso pendio, quindi attraversare uno stretto arco di pietra, dopodichè i contendenti, che cavalcano senza sella, salgono verso il santuario intorno al quale compiono tre giri, ridiscendono nuovamente e poi risalgono. La gara si ripete il giorno dopo con ancora maggiore foga e impegno di tutti.
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Palio della Balestra
Assisi (PG)
Ultimo sabato di Giugno
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Nella primavera del 1209 al canonico Silvestro apparve in sogno la città di Assisi, circondata tutto in torno alle mura da uno smisurato dragone, per la cui ferocia gli abitanti erano senza scampo destinati a perire soffocati dalle spire del peccato.
I "Majores", rifacendosi a questa antica leggenda, hanno realizzato un enorme drago che sputa lingue di fuoco e fumo. Essi si contendono il palio mirando al cuore del mostro, personificazione del male contro il quale era dato di combattere solo ai santi guerrieri.
Il Palio, detto anche di "Pasqua Rosata", è di notevole impatto scenografico e si svolge sul sagrato dell'Abbazia di San Pietro in Assisi.
: www.assisipaliodellabalestra.com
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Festa del Calendimaggio
Assisi (PG)
I tre giorni dal primo giovedì dopo il 1 Maggio.
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La festa è fondamentalmente una sfida canora, in costume mediovale, tra la "Nobilissima Parte di Sopra" (Guelfa) e la "Magnifica Parte di Sotto" (Ghibellina) sull'esecuzione di canzoni e stornelli sempre in stile medioevale. Un tempo la cerimonia si svolgeva l'ultima notte di aprile, adesso la collocazione è decisa di anno in anno in uno dei primi fine-settimana di maggio. Nel pomeriggio del giovedì il sindaco consegna nella piazza del Comune, alla presenza delle delegazioni dei cortei, le chiavi della città al Maestro di campo, che assume simbolicamente i poteri e la funzione di arbitro fra le parti ricevendo il Palio dalla fazione vincitrice l'anno precedente. Si elegge anche una regina della festa, Madonna Primavera, il cui ruolo non sarà soltanto onorifico, ma in caso di parità sarà lei a far pendere la bilancia in favore della sua parte. Dopodichè si leggono i bandi di sfida, che divengono l'occasione per un gioco poetico e allusivo in chiave satirica cui prendono parte tutti gli abitanti. Si svolgono poi spettacoli teatrali, concerti, canti, danze, grandiosi cortei. Arcieri, balestrieri, e sbandieratori si impegnano in una grandiosa sfida fra le due antiche fazioni della cittadina: Parte di Sopra e Parte di Sotto. I rioni a loro volta si cimentano nel canto, nella ricchezza degli addobbi fatti di fiori, bandiere, fiaccole e il tutto si configura come una corale celebrazione della primavera. Si interpretano scene di vita medievale e interi quartieri si trasformano tornando indietro nel tempo con taverne, botteghe e laboratori artigianali perfettamente riprodotti. Dame e cavalieri cantano serenate e romanze d'amore passeggiando per le vie della città con accompagnamento di liuti e mandole, mentre le ragazze gettano dalle finestre rose e garofani. In questa maniera si intende rievocare la prima giovinezza di san Francesco, che soleva percorrere di notte le contrade di Assisi cantando e giocando e che proprio durante una di queste scorribande ebbe la visione di Madonna Povertà.
: www.calendimaggiodiassisi.it
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Palio dei Terzieri
Città della Pieve (PG)
Terza domenica di agosto
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La festa, nata nel 1960, dura una decina di giorni durante i quali si svolgono spettacoli e si ricostruiscono botteghe artigiane e ambienti del Trecento, e termina in genere nella domenica su indicata. I tre terzieri cittadini (Borgo dentro, Casalino e Castagno) sfilano per le vie della città in un corteo che comprende circa settecento persone in costume, accompagnate da saltimbanchi, giocolieri, musici, cannoni e catapulte. Raggiunto il campo di gara ha luogo una sfilata di tiro con l'arco i cui bersagli sono sagome mobili a forma di toro. Per ribadire la suddivisione cittadina in tre parti, la gara è tutta basata sul numero tre. Tre sono le eliminatorie e tre le velocità delle sagome, e a ogni prova partecipano tre arcieri contemporaneamente. Ogni arciere ha in dotazione tre frecce e i punteggi si basano su questo numero e sui suoi multipli. Il terziere vincitore riceve in premio uno stendardo colorato dove sono scritti la data e il nome del rione vittorioso.
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La Corsa del Palio
Il Convivio
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Festa della Quintana
Foligno (PG)
Seconda e terza domenica di settembre
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La festa, ripresa nel 1946, si ispira a una gara a cavallo risalente al carnevale del 1613, che si proponeva di determinare l'ordine di priorità per un cavaliere d'onore nella fedeltà al principe o alla dama del cuore. Oggi la gara si disputa in due fasi: la prima domenica è denominata "la sfida", la seconda "la rivincita". La sera precedente la manifestazione, dopo la lettura del bando, un corteo di seicento persone in costume sfila per le vie della città illuminata con fiaccole e addobbata con i vessilli dei quartieri. Lo formano cavalieri, belle dame, magistrati e musici ricoperti di sete e broccati, corazze e alabarde. Domenica dieci concorrenti gareggiano per altrettanti rioni della città su un percorso a forma di otto. Nell'intersezione delle diagonali è installata un'antica scultura lignea a forma di guerriero fissata su un perno girevole, la Quintana, appunto. All'estremità di un braccio disteso è posto un gancio al quale sono appesi gli anelli che ogni concorrente dovrà centrare con la lancia dal dorso di un cavallo lanciato al galoppo. La gara si articola in tre tornate e ogni volta diminuisce il diametro degli anelli: da dieci centimetri si passa a otto e infine a sei, e per la determinazione della classifica si tiene conto sia del numero di centri, sia del tempo impiegato. I cavalieri, che portano nomi di battaglia quali il Furente, il Fedele, il Gagliardo, il Pertinace e così via, devono anche evitare di perdere il cappello piumato, le staffe o gli speroni, pena la squalifica.
: www.quintana.it
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Corsa dei Ceri
Gubbio (PG)
15 Maggio
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Di tradizione secolare, forse di origine pagana, cade alla vigilia della morte del santo patrono Ubaldo. I Ceri sono tre giganteschi monoliti di legno del peso ciascuno di circa 4 quintali, sormontati dalle statue di S.Ubaldo, San Giorgio e S.Antonio. I singolari obelischi sono trasportati, a spalla e di corsa, dal centro storico sino alla Basilica del Santo Patrono sulla vetta del Monte Ingino. Il clou della manifestazione è la corsa: i " Ceraioli " sono impegnati in uno sfrenato percorso per le vie della città e nell'aspra salita al Monte, preceduti e seguiti da una folla esaltata e osannante. La festa, pervasa da una forte emotività mistica assai trascinante, si tiene alla vigilia della morte del sant'Ubaldo, patrono della città e dei muratori. I Ceri sono tre gigantesche macchine di legno alte cinque metri e pesanti circa quattro quintali ciascuna. Sono formati da due prismi ottagonali contrapposti e sormontati dalle statue di sant'Ubaldo, san Giorgio e sant'Antonio abate. Al mattino avviene la cosiddetta alzata dei Ceri, ogni caposquadra sale sulla barella che regge il Cero e viceversa sul suo punto d'attracco alla base una brocca d'acqua che poi viene lanciata in aria. I cocci sono raccolti dalla folla e conservati come preziosi talismani. I Ceri sono portati a spalla da gruppi di uomini, che ogni tanto si danno il cambio, dal centro storico fino alla vetta del monte Ingino, dove sorge la basilica del patrono. Si tratta di circa tre chilometri percorsi in una quindicina di minuti. Il percorso vede i portatori in costumi multicolori (detti "ceraioli"), impegnati in una corsa sfrenata per le vie della città e poi, dopo una breve pausa, nella faticosa satira del monte, seguiti e circondati da una folla esaltata e osannante. I Ceri ondeggiano paurosamente, ma nulla può fermare la loro folle corsa. Finalmente arrivano in cima e quel momento è annunciato dallo scoppio di un mortaretto. Per tradizione deve arrivare prima il Cero su cui è posto sant'Ubaldo, seguono nell'ordine san Giorgio e sant'Antonio, non vi è dunque gara fra di loro, ma solo lo sforzo di non farsi staccare dagli altri. Alla sera gli spossati portatori tornano verso Gubbio tra una luminaria di torce.
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Palio dei Barchini con le Ruote
Piazza Garibaldi Castelfranco di Sotto (PI)
Terzo sabato e domenica di giugno
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Manifestazione tradizonale che consiste nella corsa tra barchini fra le quattro contrade in cui è suddiviso il paese (S.Martino, S.Bartolomeo, S.Pietro e S.Michele), ricollegandosi ai tradizionali "navicellai d'Arno". La rievocazione storica, introdotta da un corteo storico in costume, è ambientata nel XIX secolo ed è composta da centinaia di figuranti che ripresentano episodi storici e di costume del passato. La gara si articola in tre giri del perimetro di Piazza Garibaldi effettuati dai quattro barchini con le ruote spinti da un equipaggio composto da due rematori.
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Gioco del Ponte
Pisa (PI)
Ultima domenica di Giugno
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Il Gioco del Ponte è una manifestazione storico rievocativa che si articola in due momenti distinti ma altrettanto significativi: il Corteo Storico sui Lungarni, una sorta di parata militare assai imponente, e la battaglia, ambientata sul Ponte di Mezzo, ove le squadre dei quartieri appartenenti alle due fazioni cittadine rivali danno prova della rispettiva potenza fisica, in un’atmosfera agonisticamente avvincente.
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Palio dei Rioni
Cordovado (PN)
Primo fine settimana di settembre
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Il sabato sul sagrato del Duomo Antico vengono presentati i Capitani dei Rioni e gli arceri. Inizio dello spettacolo con sbandieratori, saltimbanchi e danze rinascimentali. In serata l'araldo annuncerà il programma del giorno successivo.
La domenica, prende il via la sfilata in costume.
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Giostra dell'Orso
Pistoia (PT)
25 Luglio - San Giacomo protettore di Pistoia - Quarta domenica di luglio
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La giostra prevede una corsa in tondo a cavallo. Protagonista è l’orso che sostiene lo stemma civico e rappresenta il bersaglio contro cui si lanciano i cavalieri. Questi si lanciano a due a due contro la sagoma dell’orso. Vince il cavaliere che per primo colpisce con la lancia la zampa sinistra dell’animale. Si narra che san Jacopo, patrono della città, salvò la popolazione dalle incursioni saracene nel IX secolo. Un'altra curiosa leggenda che lo riguarda lo vede nei panni di un contadino bisognoso di un prestito per acquistare un paio di buoi. Egli s'impegnò a restituirlo "a tanto caldo", cioè alla fine di luglio, quando appunto fa molto caldo. Ma alla data fissata, non disponendo della somma dovuta, l'ingegnoso santo si fece trovare intabarrato in un pesante pastrano e, fingendo di provare freddo, rimandò il creditore a un futuro "tanto caldo". Da allora la frase "pagare a tanto caldo" divenne proverbiale per indicare l'intenzione di non onorare i propri debiti e la statua del santo, viene, nel giorno della sua ricorrenza, rivestita appunto da un pesante cappotto di cappotto di colore rosso. La città rende onore al suo santo con un Palio al quale prendono parte dodici cavalieri, ognuno dei quali corre in rappresentanza di una compagnia del popolo, che sono tre per ciascuno dei quartieri cittadini. Il torneo inizia con l'arrivo delle rappresentanze dei rioni in piazza d'Armi, dove si pongono sotto la direzione di un maestro di campo. Segue un corteo storico in costume composto di dame, cavalieri, armigeri, araldi e vessillieri. I figuranti portano gli stendardi con gli antichi simboli: il drago, il cervo bianco, il grifone, il leon d'oro. Dopodichè inizia la giostra, i cavalieri percorrono, due alla volta, la pista in senso opposto. Alla seconda tornata devono colpire con una lancia un piccolo bersaglio sistemato nella zampa destra di un orso (simbolo araldico della città) rivestito con una sopravveste a scacchi bianchi e rossi. Ogni concorrente ha a disposizione tre prove e si sommano i punteggi di ciascun quartiere. Inoltre il miglior concorrente in assoluto riceve il titolo di "cavaliere speron d'oro di Pistoia e contado".
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Palio della rana
Fermignano (PU)
Domenica in Albis
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Fermignano fu soggetta fin dalle sue origini al Municipio di Urbino. Ma tale vassallaggio pesava troppo agli abitanti i quali, cresciuti in popolazione, sentivano sempre più il desiderio di governarsi da soli come gli altri Comuni del ducato. Ripetute istanze vennero dunque presentate in tal senso al duca finchè, nel 1607 Francesco Maria II Della Rovere istituì il Consiglio comunale di Fermignano. Per festeggiare l'evento gli abitanti si abbandonarono a spontanei festeggiamenti con giochi vari, fra cui la corsa delle rane in cariola. Tale tradizione è stata ripresa nel 1966 e ad essa prendono parte le sette contrade cittadine. I festeggiamenti durano tre giorni (dal venerdì alla domenica) e culminano domenica pomeriggio con un grande corteo storico nel corso del quale un vessillifero con al lato due mazzieri porta il gonfalone del Comune, seguono consiglieri comunali, massari, paggetti, araldi, maestri di campo, musicisti e sbandieratori, nonché i rappresentanti delle contrade. Il percorso della gara (170 m) è diviso in quattro corsie e ogni concorrente trasporta nella propria carriola priva di sponde una rana saltellante cercando di non farla cadere, né ferirla in alcun modo. L'abilità del portatore consiste nel prevenire i salti della bestiola manovrando abilmente la carriola. Ogni volta che la rana balza fuori egli deve fermarsi a raccoglierla e proseguire la corsa senza mai uscire dalla sua corsia. Al vincitore sarà consegnato un trofeo di bronzo. Al termine della competizione si esibiscono gli sbandieratori e si svolgono abbondanti cene nelle taverne della zona.
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Palio dei Conti Oliva
Piandimeleto (PU)
Ultima domenica di Luglio
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Storica gara tra gli arcieri dei rioni per la contesa del Palio vissuta con partecipazione dalle genti del borgo. Il castello di Pian di Meleto comprende quattro rioni: Evangelista, Castello, San Biagio e Torre.
Nel centro Storico le serate del sabato e della domenica sono animate da artisti, artigiani, vinattieri, cantastorie, poeti, streghe, tintori e musicisti. Tra i vicoli del borgo, oltre la festa, si scopriranno i lati oscuri del Medioevo: sedicenti maghi e fattucchiere, angoli nascosti adibiti a lebbrosari, pellegrini flagellanti che si confondono ai viandanti e a notte fonda le meretrici ad allietare i cavalieri.
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Palio del Niballo
Faenza (RA)
Terza e quarta domenica di giugno
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Nel 1080 Faenza, in lotta con Ravenna, fu minacciata d'assedio dai ravennati. Nel dubbio che le loro forze fossero sufficienti a respingere l'attacco, i faentini cercarono aiuto e lo trovarono presso il conte di Vitry, che s'impegnò a inviare rinforzi nel caso in cui i ravennati avessero dato corso alla loro minaccia. Fu così che quando questi si accamparono al di là del fiume Lamone, giunsero i cavalieri francesi guidati dal conte. Sconfitti i nemici, i faentini offrirono al gentiluomo le chiavi della loro città, ma questi rifiutò e ripartì dopo aver donato alla comunità due stendardi. Da allora i cittadini ricordano la sua generosità con l'istituzione di un Palio. Alla manifestazione partecipano i cavalieri dei cinque rioni, che la terza domenica di giugno giurano nelle mani del magistrato impegnandosi a correre il Palio secondo i codici d'onore e di lealtà della cavalleria. Segue poi la gara degli sbandieratori. Durante la settimana i rioni organizzano allegri incontri gastronomici. La domenica successiva si corre il Palio, preceduto da un corteo storico che muove la piazza del Popolo e giunge fino allo stadio comunale. L'ordine di marcia si stabilisce in base alla classifica dell'anno precedente e la sfilata è preceduta dal gruppo municipale con il gonfalone che scorta i premi della gara: il Palio (un drappo rosso ricamato) per il vincitore, una porchetta per il secondo, un gallo e dell'aglio per il terzo rione classificato. I cavalieri a coppie si lanciano verso il Niballo, di cui devono colpire con la punta della lancia (lunga quasi tre metri) la mano su cui è sistemato un bersaglio di soli otto centimetri di diametro. Niballo è la contrazione di Annibale, nome mitico di un re moro con cui si usa chiamare il bersaglio. Si corrono in tutto venti tornate, poiché ogni cavaliere deve sfidare tutti gli avversari. I cavalieri devono percorrere due tracciati opposti a forma di ferro di cavallo per poi incontrarsi a metà strada, dove è posto il Niballo. Il primo che riuscirà a colpirlo si aggiudicherà uno scudo con i colori del rione perdente e naturalmente il vincitore sarà chi avrà conquistato il maggior numero di scudi.
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Festa di Sant'Antonio Abate
Velletri (RM)
17 gennaio (o domenica successiva)
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Tradizionale festa dell'Università dei Carrettieri e Mulattieri, un'istituzione risalente al Medioevo e tuttora operante. Si inizia con un corteo a cavallo che compie un giro di questua e mette all'asta lo stendardo di Sant'Antonio. Chi offrirà di più avrà il privilegio di conservarlo fino all'anno seguente. Segue poi la "Corsa dell'Anello", durante la quale i concorrenti a cavallo, indossando costumi d'epoca, devono riuscire a infilare con una lancia un anello sospeso a mezz'aria. Al termine della gara i cavalieri attraversano la cittadina portando l'immagine del santo. Il tutto è accompagnato da spettacoli di vario genere e da abbondanti assaggi di pane casericcio e salsicce.
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La Disfida dei Trombonieri
Cava de' Tirreni (SA)
Corpus Domini
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I trombonieri erano un antico corpo militare armato appunto di tromboni, vetusti schioppi con canna grossa e svasata, tuttora gelosamente conservati e tramandati di padre in figlio. Essi sarebbero stati i protagonisti di alcuni episodi di guerra, fra cui una battaglia vinta dai cavesi contro gli Angioini. La festa, con un abbinamento assolutamente arbitrario ma folkloristicamente efficace, collega questo avvenimento, che sarebbe avvenuto nel 1527, con un miracolo compiuto da Sant'Adiutore, che liberò la città dalla peste nel 1657. Il primo giorno si svolge l'emozionante processione degli appestati che, attraverso le vie cittadine, consumarono il pranzo composto di pietanze tipiche, come la pastiera rustica di maccheroni. Il giorno seguente ha luogo la rievocazione storica in costumi del Seicento. Vari gruppi di armati, dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo, salgono le pendici del Monte Castello e sparano dai loro antiquati strumenti di guerra in rapida successione cercando di non farli inceppare. Segue poi una gara di tiro tra le otto squadre di trombonieri (due per ognuno dei quattro distretti).
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Palio dei Ciuchi
Asciano (SI)
Seconda domenica di settembre
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Sette contrade (Corso, Piazza del Grano, Corona, Prato, Pergola, Tranquilla e Stazione) si sfidano in sella a ciuchi vivacissimi. Inoltre cortei con figuranti in costume, sfilate di sbandieratori e rappresentazioni riportano in vita scene della realtà medievale. Come ogni seconda domenica del mese si svolge anche il Mercatino delle Crete, con la vendita e l’esposizione di olio, miele, prodotti biologici e di artigianato locale.
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Bravìo delle Botti
Montepulciano (SI)
Ultima Domenica di Agosto
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La gara consiste in una corsa di circa due chilometri lungo le ripide vie della città, spingendo una grossa botte. Una gara di abilità e di potenza tra gli "spingitori", in un clima di sereno antagonismo tra contrade. La mattina della festa, le Contrade si riuniscono in Piazza Grande per assistere all'estrazione dell'ordine di partenza e di sfilata. Seguono la Sbandierata e la Marchiatura delle Botti.
Alle 12 si svolge la S. Messa, durante la quale il Vescovo impartisce la benedizione alle Contrade, agli spingitori e alle botti.
Si ritorna nelle Contrade per il pranzo, e poi ci si ritrova nel pomeriggio per la Sfilata Storica lungo le vie cittadine: un'orgia di colori con personaggi in costume d'epoca e sbandieratori.
Alle 19 inizia la gara, tra l'entusiasmo di tutti i Poliziani che incoraggiano gli spingitori della propria Contrada lungo le faticose salite della città. Alla Contrada vincitrice viene poi consegnato il panno detto bravìo.
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Ferie delle Messi I Cavalieri di Santa Fina
San Gimignano (SI)
Terzo fine settimana di Giugno
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Il gruppo dei cavalieri, riferendosi a documenti del XIII secolo, che comprovano la partecipazione di cavalieri sangimignanesi alle battaglie di Montaperti (1260) e di Campaldino (1289), ha voluto riproporre alcuni aspetti della tradizione cavalleresca, riportando in vita anche le quattro storiche contrade si San Giovanni, Piazza, Castello e San Matteo. Il nome di "I Cavalieri di Santa fina" onora Fina dei Ciardi, la giovinetta morta in odore di santità il 12 marzo 1253 e diventata compatrona della città.
: www.sangimignano.com/sgifina.htm
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Palio di Siena
Siena (SI)
2 luglio e 16 agosto
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Si narra che durante l'assedio di Siena un soldato fiorentino ruppe con il suo archibugio la statua della Madonna nel rione di Provenzano. Fu così che i Senesi decisero di dedicare alla Madonna una chiesa e di correre il palio il 2 luglio dedicandolo alla vergine Maria di Provenzano. Quello del 16 agosto, dedicato all'assunta, si disputava già dal XIV secolo. Il palio segue un secolare rituale segnato dalla scelta dei cavalli, dalle prove, dalle cene propiziatorie, dalla benedizione dei cavalli. Il corteo storico precede la corsa del Palio come solenne coreografia civica, storica e trionfale. Nella sua forma odierna è una raffigurazione commemorativa delle istituzioni, dei costumi e della grandezza dell'antica Repubblica Senese, con speciale riguardo per le Contrade, che ne formano la parte principale con i loro gruppi di monturati detti Comparse. Il più celebre Palio del mondo ha origini lontane e leggendarie, rifacendosi ai giochi equestri degli etruschi, poi perpetuati nei cortei cavallereschi che per tutto il medioevo si svolgevano in ogni comunità di una qualche importanza. Esso mantiene tuttora quasi intatta la passionalità delle zuffe medievali e si svolge due volte l'anno: il 2 luglio (dedicato alla Madonna di Provenzano) e il 16 agosto (Palio dell'Assunta) e ha per teatro la splendida scenografia offerta da piazza del Campo. Vi prendono parte dieci delle diciassette contrade cittadine scelte con il seguente meccanismo: hanno diritto a gareggiare le sette escluse la volta precedente, più altre tre estratte a sorteggio. Tre giorni innanzi la gara si svolge la "tratta", la presentazione dei cavalli, seguono prove per saggiare il percorso. La sera della vigilia le contrade che hanno acquisito il diritto a correre organizzano benauguranti e rumorose cene all'aperto. Al fastoso corteo storico che precede la gara prendono parte quattordici gruppi, per un totale di circa seicento figuranti, che sfilano fra i rulli dei tamburi, gli squilli delle chiarine e il volteggiare armonioso degli stendardi. I fantini, induriti mercenari che corrono "a pelo", sono ingaggiati a suon di milioni dalle contrade, che svolgono altresì tutta una serie di rituali propiziatori e contrattazioni segrete protese, se possibile, a guadagnare l'ambitissimo Palio, in alternativa a impedire la vittoria delle contrade "nemiche". Complesso è anche il cerimoniale della partenza, guidato da un mossiere, ma in realtà determinato dalla decima contrada dello schieramento, che ha la possibilità di entrare "di rincorsa", e nei confronti della quale il mossiere ha solo diritto di veto. Una volta dato il via, sempre precario e in cui la tensione sale alle stelle, i fantini si lanciano al galoppo per compiere tre giri della piazza. La gara dura solamente un'ottantina di secondi, durante i quali succede di tutto: le nerbate volano da un cavallo all'altro e perfino da un fantino all'altro. Ognuno può ostacolare gli avversari ponendosi loro davanti o spingendoli verso le transenne. Se qualche fantino cade rovinosamente, il cavallo può proseguire e vincere "scosso". Il vincitore è accolto da una folla di contradaioli festanti, il Palio (cencio, per i senesi) è portato in chiesa dove si officia un tumultuoso Te Deum di ringraziamento e tutto culmina a settembre con un grande corteo in cui sfilano cavallo e fantino vittoriosi, notabili e popolani che portano cartelli di scherno per gli sconfitti, rudimentali carri allegorici e gruppi di persone ebbre e festanti. La contrada vincente organizza una cena della vittoria alla quale prendono parte centinaia o perfino migliaia di commensali, e i festeggiamenti, assieme ai preparativi per le future corse, durano ancora a lungo perché, come si usa dire, "il Palio si corre tutto l'anno".
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Cavalcata Sarda
Sassari (SS)
Penultima domenica di Maggio
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La festa non ha un filo conduttore e il termine "cavalcata" non deve trarre in inganno, non si riferisce a una corsa di cavalli, anche se poi c'è anche quella. Si tratta invece di un'imponente parata del folklore isolano che si svolge in ricordo di una vittoria ottenuta, in torno l'anno Mille, dalle forze alleate sarde e pisane contro gli arabi. Gruppi provenienti da ogni località dell'isola percorrono le vie della città in uno sfavillo di colori e di costumi variopinti tale da ammaliare gli spettatori. Sono circa tremila i figuranti che vi prendono parte, tutti indossano i bellissimi costumi tradizionali delle varie comunità dell'isola, diversissimi per fogge, tessuti, ornanenti e colori. I principali protagonisti sono i cavalieri in costume e i cavalli infiocchettati che partecipano durante la mattinata alla parata, e il pomeriggio compiono spericolate evoluzioni cimentandosi in gare e corse di pariglie. Nel tardo pomeriggio i gruppi folkloristici si riuniscono in piazza d'Italia per esibirsi in un'orgia di danze e canti tradizionali sardi. In una sola giornata si possono così conoscere e ammirare gli usi, le tradizioni, i canti e i costumi dell'intera Sardegna. E' ancora possibile assistere alle sfide dei poeti estemporanei che si rilanciano l'un l'altro i temi e le rime su cui improvvisare canti d'amore, di fede e di cronaca.
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Festa del mare
Alassio (SV)
15 agosto
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Palio marinaro fra i quartieri cittadini con spettacolo pirotecnico. Comprende anche il Festival del Muretto sul quale sono apposti gli autografi di cantanti e attori.
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Palio dell'Oca
Trento (TN)
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Durante le Feste Vigiliane, in onore di San Vigilio patrono della città, le contrade cittadine danno vita sull'Adige al “Palio dell’Oca”, che impegna gli equipaggi delle zattere partecipanti a superare alcune prove di abilità.
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Battaglia delle Arance
Ivrea (TO)
Carnevale
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Il giorno della battaglia è il più importante del carnevale di Ivrea che si apre ufficialmente il 6 gennaio, con una banda di pifferai vestiti di rosso che suonano musiche antichissime, tramandate di padre in figlio, su strumenti intagliati a mano.
La tradizione fa discendere il "getto" delle arance da quello dei fagioli che era tradizione medievale. Nel giorno dell´Assunta il feudatario concedeva al popolo l'uso gratis del forno, regalando anche alle famiglie una pentola piena di fagioli. Un regalo che non bastava per far dimenticare il suo brutto governo per il resto dell'anno. Così una volta i popolani gettarono i fagioli per le vie in segno di protesta: Il gesto divenne un' usanza carnevalesca, dapprima coi fagioli, poi con le arance.
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Corsa dell'Anello
Narni (TR)
Prima domenica di Maggio
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Tra la fine di aprile e l'inizio di maggio (la festa è dedicata a San Giovenale, la cui ricorrenza è il 3 maggio) si corre a Narni in piazza dei Priori una spettacolare gara, la corsa dell'anello, che qui sarebbe stata istituita per la prima volta nella metà del Trecento. La sera della vigilia un rutilante corteo in abiti medievali attraversa le strade pavesate a festa con bandiere, festoni e migliaia di torce accese. La sfilata vuole ricordare il miracolo operato nell'anno 370 dal vescovo Giovenale, che avrebbe salvato la città dall'attacco di un'orda di barbari. Domenica poi i cavalieri devono cercare di infilare con un'asta, dal dorso di un cavallo lanciato al galoppo, un anello agganciato a una corda tesa fra due caseggiati. Essi si muovono da direzioni contrapposte e hanno a disposizione tre prove. In tutto sono nove cavalieri, tre per ciascuno dei terzieri cittadini. Il vincitore riceve in premio un drappo turchino con l'effige del grifo alato e l'immagine di san Giovenale. Alla manifestazione fanno da cornice mostre, spettacoli e concerti.
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